GIOVANNI DI FIORENTINO DA CIVIDALE (†1310)

GIOVANNI DI FIORENTINO DA CIVIDALE (†1310)

notaio

Non più di sei sono i documenti autografi di G. di F. conservatisi, scritti negli anni 1283-1299: forse anche per questo motivo, oltre che per l’identica sottoscrizione – Iohannes de Civitate – condivisa con i coevi Giovanni da Cividale di maestro Giuliano e Giovanni Rosso, il notaio è stato confuso con quest’ultimo, il quale ricevette le imbreviature del collega defunto (oggi perdute). Molto scarse sono anche le notizie sul padre del notaio, Fiorentino (†7 aprile 1288):  menzionato 12 agosto 1256 come civis Civitatensis in un documento di Giuliano da Rizzolo, nella casa di Florentinus a Cividale, vent’anni dopo (novembre 1276), veniva redatto un documento da Enrico tabellione di Udine. La madre di G., Tomasina († 19 marzo 1301), oltre al notaio diede a Fiorentino altre tre figlie. Proprio i matrimoni delle tre sorelle di G. permettono di inquadrare la famiglia di Fiorentino nella classe medio-alta dei commercianti e professionisti cividalesi e dell’aristocrazia cittadina. Il 30 dicembre 1281 moriva Petris di Fiorentino, lasciando vedovo e senza figli maestro Bonifacio da Verona, chirurgo in Cividale. Nel 1307, infatti, il maestro veronese dava a G. quietanza della dote della defunta moglie ricevuta dal suocero, morto anch’egli, il cui censo aveva devoluto alla seconda moglie, aggiungendo che tali beni dotali, dopo la sua morte, sarebbero stati restituiti al notaio. Delle altre due sorelle di G., Cristina ed Ermengarda, si ha notizia dal testamento di quest’ultima: il 6 agosto 1309, a Cividale, nella casa di donna Cristina Savorgnano, donna Ermengarda, vedova di Finesio decano di Villanova, sceglieva di essere sepolta accanto al padre nella chiesa Maggiore di Cividale e fra le altre cose disponeva che il mulino di Villanova, che aveva obbligato al fratello notaio, fosse riscattato dai suoi figli, altrimenti l’avrebbe lasciato alla sorella cui legava anche altre suppellettili tenute nell’abbazia di Rosazzo. ... leggi Il giorno seguente, Ermengarda moriva a Cividale. Donna Cristina, invece, moglie di Folchero di Savorgnano, rappresentante del ramo cividalese dell’illustre casato friulano, sarebbe vissuta ancora a lungo: il suo obito è ricordato il 23 agosto 1345 nel libro degli anniversari di San Francesco. Le menzioni di G. di F., in veste di testimone insieme ad altri notai cividalesi, si fanno abbastanza frequenti a partire dagli anni Ottanta del XIII secolo. Nel 1294 fece da procuratore a un suo collega, il notaio Dietrico da Udine, una prerogativa tipicamente tabellionale. Del resto, a leggere le fonti, si ha l’impressione che, come per il caso di Giovanni da Cividale, i maggiori introiti del notaio derivassero da lucrose operazioni di compravendita di cereali (e di vino) e da una non infrequente attività feneratizia, più che dall’esercizio della professione, come sembra anche confermare la scarsa quantità di suoi documenti superstiti. In ogni caso G. di F. poté assicurare alla sua famiglia, composta dalla moglie Enrichina e dalla figlia Agnese, una certa solidità economica. Nel febbraio del 1308 il notaio acquistava da un suo nipote, Fazio del fu Finesio di Villanova, un manso a Brazzano. In quello stesso periodo un suo massaro, Guicardo del fu notaio Corrado, assieme al fratello Mainardo vendevano ai coniugi G. ed Enrichina un manso in località Camino di Buttrio. Il commercio di vino e frumento è testimoniato fino alla fine del 1309, ovvero fino a sei mesi prima della morte del notaio avvenuta a Cividale il 26 luglio 1310. Poco meno di un mese dopo, a fine agosto, moriva la moglie Enrichina, lasciando orfana la figlia Agnese, che probabilmente fu presa in tutela dalla zia Cristina di Savorgnano. Da un documento della fine di ottobre del 1312 quest’ultima risulta in effetti fidecommissaria di Agnese e maestro Gualtiero da Cividale (v. Gualtieri di Cucagna) canonico d’Aquileia esecutore testamentario del defunto notaio. Nel 1313, infine, Francesco di Manzano, promesso ad Agnese del fu G. di F. da Cividale, per conto di lei restituiva a Cristina di Savorgnano, agente anche a nome di maestro Gualtiero, quanto a questa spettava della divisione dei beni del suo defunto fratello, padre della futura sposa.

 

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Bibliografia

BCUFondo principale, ms. 1230, sub data 1283 settembre 13; ms. 1266, n° 17; BCUFondo Joppi, ms. 696, sub data 1283 ottobre 25; MANCPergamene Capitolari, VI, n° 113/1; VIII, ni 10, 31.
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