GIOVANNI DETTO GRIGLIO

GIOVANNI DETTO GRIGLIO

scultore

I quaderni dei camerari della pieve di Gemona, a partire da quello relativo al 1327 (che è il primo rimastoci), ricordano spesso “magister Grilgyus” ed un suo figlio, e in una carta del 1328 appare come testimonio «Giovanni detto Griglio muratore di Gemona». Un dettagliato elenco dei pagamenti attesta che questo maestro assieme al figlio è l’autore, nel 1331-1332, della statua di san Cristoforo, alta sette metri, scolpita a mezzo tondo, utilizzando sei grossi blocchi di pietra arenaria, situata in una nicchia nello scomparto destro della facciata del duomo di Gemona, celebre per essere stata menzionata nella Cronaca di Giovanni Villani (libro XII, cap. CXXIV) a proposito del terremoto del 1348: «la figura di San Cristofano intagliata in pietra viva si fesse tutta per lo lungo». Il santo è ricoperto da una tunica fittamente pieghettata fermata in vita dal “cingolum” e da un manto aperto sulle spalle in due ampie falde. Il braccio sinistro, ripiegato parallelamente al busto, regge il Gesù bambino. La mano destra impugna un lungo stelo di pietra con quattro fronde metalliche in cima (la verga miracolosamente fiorita all’indomani dell’incontro con Cristo). Scolpiti su due massi ai lati dei suoi piedi: alcuni pesci e un gambero alludono all’acqua del fiume che il santo attraversa; la sirena, simbolo di seduzione, ricorda le due meretrici inviate al santo per tentarlo, quando fu imprigionato prima del martirio. La gigantesca figura appare rigida, semplificata in forme di geometria solida; ma le fitte pieghe cordonate, trattate con morbidezza pittorica, e il volto con capigliatura e corta barba finemente ondulate (gemello della colossale testa di san Cristoforo già incastonata nella facciata della chiesa di S. Giovanni a Gemona) rivelano canoni stilistici ed esecutivi che si possono ritrovare in realizzazioni cronologicamente precedenti (attribuibili a «magister Iohannes»). Si tratta delle statue dell’Angelo annunziante e della Vergine annunziata scolpite nel 1308 per il portale settentrionale del duomo di Venzone, dall’esecuzione raffinata e moduli elegantemente allungati. ... leggi Caratteri gotici simili, tra cui la preziosità decorativa, si ritrovano anche nei personaggi della galleria dell’Epifania al centro della facciata del duomo di Gemona. In un primo tempo G. viene identificato dagli studiosi con “magister Iohannes”. La documentata paternità della colossale statua di san Cristoforo è il principale sostegno alle argomentazioni di ordine stilistico e cronologico che portano G. Marchetti alla scissione del binomio G. G. – «magister Iohannes». Secondo D. Gioseffi il san Cristoforo rappresenta invece un’ulteriore tappa nello sviluppo artistico dell’artista, qui in collaborazione «cum filio suo». Ne rivendicano ancora l’autonomia G. Bergamini e M. Vale, i quali propongono di ampliarne l’ambito di produzione (tradizionalmente limitato al san Cristoforo), che sarebbe stata portata avanti dal figlio Domenico dopo la sua morte. Infatti in un quaderno dei camerari (acefalo, ma databile tra il 1334 e il 1336) viene citato un certo Domenico «quondam magistri Grilgy» («quondam» è sicuro indizio del fatto che a quell’epoca il maestro era già morto). Opera di Domenico e Nicolò, figli di maestro G., è la torre campanaria del duomo di Gemona. Accettando la tesi di maestro G. come personalità autonoma, si deve comunque individuare la radice della sua formazione nella bottega di «magister Iohannes», più a Venzone però che a Gemona. G. Bergamini e M. Vale ritengono che anche la galleria dell’Epifania della facciata del duomo di Gemona sia opera di maestro G. In particolare, il Vale sostiene che sia cronologicamente precedente rispetto alla statua di san Cristoforo, sulla base di un documento del 1329 in cui il camerario registra la spesa sostenuta per l’acquisto di otto grandi pietre, con le quali G. avrebbe scolpito le otto statue monolitiche della galleria (i tre Magi, rispettivamente con i doni e dormienti; san Giuseppe; il palafreniere con i cavalli), mentre la Vergine col Bambino è stata realizzata con tre blocchi sormontati.

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Bibliografia

G. MARCHETTI, Il mito di Maestro Griglio, «Ce fastu?», 21, 1-2 (1943), 8, 10, 16, 21-23, 29; ID., Storia del S. Cristoforo di Gemona, «Sot la nape», 16, 3-4 (1964), 55-59; Il figlio di maestro Griglio realizzò opere a Venzone, «Messaggero del lunedì», 25 marzo 1968, 5; A. BERGAMINI - G. BERGAMINI, La scultura a Venzone dal romanico al rinascimento, in Venzon, a cura di L. CICERI, Udine, SFF, 1971, 74-79; RIZZI, Profilo, 48-49, 57; BERGAMINI - TAVANO, Storia, 233; G. C. MENIS, Civiltà del Friuli centro collinare, Pordenone, Grafiche editoriali artistiche pordenonesi, 1984, 76, sch. n° 30; M. VALE, Da magister Iohannes a maestro Griglio, in Il duomo di Santa Maria Assunta di Gemona, Udine, Comune di Gemona del Friuli, 1987, 31-43; M. GRATTONI D ’ARCANO, Il Gotico, in Arte in Friuli-Venezia Giulia, a cura di G. FIACCADORI, Udine, Magnus, 1999, 145-147.

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