MARGOTTI CARLO

MARGOTTI CARLO (1891 - 1951)

arcivescovo

Immagine del soggetto

L'arcivescovo Carlo Margotti alla cerimonia del passaggio di Gorizia dal Governo militare alleato alla Repubblica Italiana, 15 maggio 1947 (da Enrico Marcon, Mons. Carlo Margotti arcivescovo di Gorizia, Cividale 1957).

Nacque ad Alfonsine (Ravenna) il 22 aprile 1891. Suo padre era bracciante agricolo e sua madre sarta. Nonostante il padre fosse emigrato in America in cerca di fortuna, in famiglia spesso mancò perfino il necessario per sfamarsi. Nel 1897 la famiglia si trasferì a Bologna, dove M. frequentò, con grandi sacrifici, la scuola del Seminario arcivescovile e l’11 maggio 1915 fu ordinato sacerdote. Pochi giorni dopo scoppiò la guerra tra l’Italia e l’Austria e M. dovette prestare il servizio militare presso l’Ufficio della censura della posta estera di Bologna dal 15 ottobre 1915 al 4 settembre 1919. Contemporaneamente svolse attività pastorale, prima presso la chiesa di S. Maria delle Grazie, alla periferia della città, fino al marzo del 1919, poi presso la parrocchia di S. Giuliano e in fine quella di S. Silverio fino al 25 settembre 1921. Nell’ottobre del 1918 si iscrisse all’Università statale di Bologna, alla Facoltà di lettere e filosofia, ma non conseguì la laurea in lettere. Si laureò invece in teologia il 15 ottobre del 1919 presso il collegio teologico di Bologna e per un anno insegnò storia nel liceo del Seminario regionale, aperto quell’anno. Il 4 giugno 1921 conseguì anche la laurea in diritto canonico presso il Pontificio Ateneo giuridico. Il primo ottobre 1921, avendo vinto il concorso per minutante presso la Congregazione per la Chiesa orientale, si trasferì da Bologna a Roma, dove rimase fino al 1930. Il 25 marzo 1930 fu consacrato arcivescovo di Mesembria e nominato delegato apostolico a Costantinopoli, dove svolse un’azione, secondo Morozzo della Rocca, «caratterizzata, sul piano strettamente ecclesiale, per l’affermazione della centralità della sua azione episcopale dinanzi ad una chiesa quanto mai composita». Rimase a Costantinopoli dal 15 aprile 1930 al luglio del 1934. Il 25 luglio 1934 venne trasferito alla sede arcivescovile di Gorizia, di cui prese possesso il 23 settembre successivo. ... leggi Nel 1934 gli abitanti dell’arcidiocesi di Gorizia erano circa 315.000, di cui circa 160.000 sloveni e 155.000 italiani, su un territorio di 3200 chilometri quadrati, diviso in 23 decanati e 219 parrocchie. Quando M. arrivò a Gorizia, la situazione della diocesi, che ai tempi dell’Austria non era stata né slovena né italiana, era già gravemente compromessa, in quanto l’amministratore apostolico Giovanni Sirotti, che aveva retto la diocesi nei tre anni precedenti, non aveva saputo comprendere il clero diocesano, non solo quello sloveno, ma neppure quello friulano. M. nei primi anni del suo episcopato si ispirò alla ferma convinzione che l’arcidiocesi fosse «una sola, una, cattolica, apostolica, romana, fortemente romana e italiana», ma si sentì «tormentare da tutte le parti da richieste alle quali non poteva dare soddisfazione», come riferì al segretario di Stato vaticano Eugenio Pacelli in una lettera del 18 maggio 1936. Le autorità fasciste volevano, nel loro intento di snazionalizzare gli “alloglotti”, che egli imponesse l’uso della lingua italiana anche nell’insegnamento del catechismo in chiesa ai ragazzi sloveni, mentre il clero sloveno esigeva che l’arcivescovo fosse più fermo nella difesa dei diritti naturali dei fedeli sloveni. In questa drammatica situazione l’arcivescovo M., costretto giorno per giorno ad agire immerso nelle contraddizioni, nelle complessità e nelle iniquità della realtà, operò secondo una pastorale autentica, ma incerta tra le richieste pressanti di giustizia del clero sloveno perseguitato e le pretese di «pacifica penetrazione» delle autorità statali italiane del periodo fascista. Per questa sua ambiguità, alla fine della guerra gli fu addebitato dalle autorità jugoslave, che occuparono Gorizia per quaranta giorni, di avere cooperato all’opera di snazionalizzazione degli sloveni voluta e attuata dal regime fascista. Quindi fu arrestato il 2 maggio 1945 e l’8 maggio espulso dalla città, nella quale poté ritornare soltanto il 13 luglio successivo, dopo che le truppe di Tito si erano ritirate oltre la linea Morgan del 12 giugno 1945 e la rottura dell’unità reale della diocesi era di fatto già avvenuta. In quell’estate del 1945 ci fu un certo orientamento, non solo fra il clero sloveno, ma anche fra quello friulano, alla sostituzione di M. con un vescovo del luogo. Lo stesso vescovo chiese alla Santa Sede di essere esonerato dalla responsabilità della diocesi di Gorizia, ma Pio XII ritenne necessario che M. restasse a Gorizia a tutti i costi. Dopo il suo ritorno a Gorizia, l’orientamento a lui sfavorevole del clero si attenuò, per la necessità di collaborare con l’arcivescovo nell’affrontare i gravi problemi della diocesi, la cui unità religiosa e culturale era ormai compromessa definitivamente: il 16 settembre 1947, con l’applicazione del trattato di pace, il territorio della diocesi di Gorizia annesso dalla Jugoslavia (2200 chilometri quadrati, 139 parrocchie e 150.000 abitanti) fu affidato dalla Santa Sede ad un amministratore apostolico. Il resto della diocesi (1.030 chilometri quadrati, 80 parrocchie e 165.000 abitanti) fu retto ancora per quasi quattro anni da M., che morì dopo una lunga e dolorosa malattia il 31 luglio 1951, compianto anche dal clero e dal popolo sloveno.

Chiudi

Bibliografia

Bolestna izguba, «Katoliški glas», 2 agosto 1951; E. MARCON, Mons. Carlo Margotti arcivescovo di Gorizia, Cividale, Tip. G. Fulvio, 1957; R. MOROZZO DELLA ROCCA, Roncalli diplomatico in Turchia e Grecia (1935-1944), in «Cristianesimo nella storia», 2 (2 giugno 1987); L. TAVANO, L’arcivescovo Carlo Margotti e la Chiesa goriziana di fronte alla guerra ed ai movimenti di liberazione, in I cattolici isontini nel XX secolo. III, Gorizia, ISSR, 1987, 103-175; G. DAL POZZO, La linea ecclesiastica di Margotti da Istanbul a Gorizia, in Chiesa e società nel Goriziano tra guerra e movimenti di liberazione, a cura di F.M. DOLINAR - L. TAVANO, Gorizia, ISSR/Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei, 1997, 161-166; I. SANTEUSANIO, La diocesi di Gorizia nell’episcopato Margotti (1934-1941), ibid., 195-217; O. SIMČIČ, Dall’arcidiocesi di Gorizia all’amministrazione apostolica di Nova Gorica, ibid., 287-294; ID., La diocesi di Gorizia 1750-1947, Monfalcone, EdL, 2004, 217-224.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *