MARINONI GIOVANNI GIACOMO

MARINONI GIOVANNI GIACOMO (1676 - 1755)

matematico, cartografo

Immagine del soggetto

Ritratto di Giovanni Giacomo Marinoni, in "Galleria dei letterati ed artisti illustri" di Bartolomeo Gamba, Venezia 1824.

Immagine del soggetto

Frontespizio del "De astronomica specula" di Giovanni Giacomo Marinoni, Vienna 1745.

Immagine del soggetto

Quadrante d'orologio disegnato da Giovanni Giacomo Marinoni nel "De astronomica specula".

Nacque a Udine nel 1676 dal notaio Marino e da Benvenuta Desia, in una famiglia trasferitasi nella prima metà del Seicento da Bergamo a Udine, dove il nonno, anche lui di nome Giacomo, nato nel 1601, gestiva la spezieria “Alla Fortuna” sotto il porticato del Monte di pietà locale. Studiò presso i padri barnabiti, che nel 1679 avevano aperto a Udine una scuola a cui il comune aveva affidato il monopolio dell’istruzione pubblica per i ceti nobiliari e borghesi medio-alti. Dimostrò particolare interesse per le scienze matematiche, approfondendo da solo lo studio su testi di matematica teorica, ma «con profitto inferiore alla fatica», come egli stesso ricordò in una lettera ai conti sanvitesi Giuseppe e Girolamo de Renaldis, quest’ultimo professore di algebra e geometria all’Università di Padova (lettera da Vienna, 27 aprile 1748, edita con un breve profilo biografico del M. nella raccolta di Calogerà e Zanetti, «Memorie per servire all’istoria letteraria», 1755, 8-9). A vent’anni si trasferì a Vienna (non si sa chi avesse favorito il suo passaggio), dove frequentò l’Accademia dei nobili dell’Austria inferiore (Niederösterreische Landständische Akademie), sotto la guida dell’ingegnere cesareo e professore di matematica conte Leandro Anguissola di Piacenza, laureandosi nel 1698 in filosofia. Non soggiornò più a Udine, allontanato, come egli stesso scrisse quando chiese l’aggregazione all’ordine nobile cittadino nel 1728, dal «genio che ho avuto sin dai primi anni dell’età mia d’avanzarmi nelle scienze matematiche», pur stringendo contatti con il mondo culturale udinese, in uno scambio di esperienze inserite nel circuito dell’intellettualità europea. ... leggi Tra l’altro, in Friuli il M. mantenne i rapporti, segnati da vicissitudini finanziarie, con la sorella Teresa in Morassi e i cugini Desia, oltre a conservare possessi mobili e immobili, tra i quali la casa di famiglia in borgo Poscolle. I principali momenti della carriera e dell’attività del M. sono ricordati nel diploma con cui l’imperatore Carlo VI lo creò nel 1726 nobile del Sacro Romano Impero, diploma ripreso e da lui integrato con dati successivi nella prefazione all’opera postuma De re ichnometrica veteri, ac nova: recensentur experimenta per utramque habita, accedunt modi areas fundorum sine calculo investigandi, edita nel 1775. A Vienna dopo la laurea insegnò, dapprima come supplente, all’Accademia dei nobili e, nominato da Leopoldo I nel 1703 matematico aulico, lavorò l’anno successivo per conto di Eugenio di Savoia alla realizzazione di un vallo per la difesa delle aree poste al di fuori della vecchia cinta muraria, assoggettate dal 1689 alla giurisdizione cittadina. I rilievi effettuati in maniera sistematica vennero utilizzati nella planimetria di Vienna del 1706, in collaborazione con l’Anguissola, Accuratissima Viennae Austriae ichnographica delineatio, opera esemplare per una nuova configurazione della topografia urbana, incisa su otto lastre di rame da J. A. Pfeiffel e C. Englebrecht, in scala 1/5400, realizzata in dodici fogli legati in album. Nel 1717 Eugenio di Savoia fondò nella capitale austriaca un’Accademia di ingegneria militare (K.K. Ingenieur Akademie), concepita quale scuola politecnica, i cui corsi furono attivati l’anno successivo, affidando al M. l’organizzazione e la didattica, all’Anguissola la direzione. Alla morte di quest’ultimo il prestigioso incarico passò al M. stesso. L’Accademia era stata voluta da Eugenio di Savoia come scuola militare per ufficiali del genio, funzionale ai bisogni del paese che, dopo la ritirata del 1683 dell’esercito turco giunto sotto le mura di Vienna, era impegnato in continue azioni di guerra nella zona balcanica ed era parte attiva nel gioco dei rapporti di forza del Settecento europeo. Nel 1719 Girolamo di Colloredo, governatore della Lombardia austriaca, chiamò il M. a Milano come soprintendente scientifico ai lavori di realizzazione del nuovo catasto della regione all’interno della “Misura generale dello Stato” varata dall’imperatore Carlo VI l’anno prima, vale a dire un censimento ordinato e una rappresentazione delle proprietà in mappe particellari da tenere aggiornate in base ai mutamenti di proprietà delle stesse, un’operazione che nasceva più che da ragioni descrittive da una volontà di controllo del territorio per scopi fiscali e militari. Tra coloro che sostennero la nomina del M. a presiedere un lavoro da lui stesso avvertito come una «grande operazione» fu Giuseppe Bini, all’epoca segretario di gabinetto del Colloredo a Milano, mentre a Vienna Apostolo Zeno suggeriva al M. il miglior modo per presentare la sua offerta, come si legge nella corrispondenza ancora inedita con il Bini conservata presso l’Archivio arcivescovile di Udine (lettera da Vienna, 17 giugno 1719). Con le Proposizioni preliminari per il regolamento del perticato o misura generale da farsi il M. stabilì alcune regole che furono accolte come strumenti normativi per il nuovo lavoro: misurazioni effettuate con la stessa unità e con l’impiego della tavola pretoriana e della bilancia (libbra) planimetrica di sua invenzione, riduzione in scala, proiezione planimetrica, segno grafico funzionale. Lo studioso affrontò un problema che interessava tutti gli accademici europei, vale a dire il computo delle superfici, mettendo a punto un sistema di rilevamento costruito su basi scientifiche che trovò ampia applicazione anche al di fuori degli Stati austriaci. Si fermò in Italia dal 1719 al 1721, incaricato tra l’altro, come matematico cesareo del governo austriaco, di studiare le possibilità di sistemazione idrica a riparo dei danni delle esondazioni del Po e del Reno nelle zone del mantovano, bolognese e ferrarese. Affrontò pure una questione sui confini austro-veneti. Attraverso le lettere inviate al Bini è possibile ricostruire tutti gli spostamenti di questo periodo, da Pavia a Cremona a Mantova alle valli di Comacchio a Ravenna per un «affare sì pesante e sì scabroso, doppo del quale non sarà forsi minor peso quello del perticato» (lettera da Stellata, 12 febbraio 1720). Il M. tornò nuovamente in Italia nel 1729, quando visitò l’Università di Padova, sulla strada di Milano. Forse in questo periodo fece una breve puntata pure a Udine, come sembra suggerire una lettera successivamente indirizzata al conte udinese Ottaviano Tartagna («Nel giorno della mia partenza da Udine presentai ad V. S. Ill.ma il sig. Gio. Batta Muzzana, mio parente»: lettera da Vienna, 21 aprile 1731, conservata nell’Archivio Tartagna di Pavia di Udine). Dal 1721 il M. aveva ripreso a Vienna l’attività di insegnante e ingegnere degli Stati provinciali, lavorando anche al progetto di una nuova strada dalla capitale a Graz, nell’ambito di un vasto piano di ampliamento del sistema viario teso a favorire gli scambi commerciali per volontà di Carlo VI, strada completata nel 1728. Dopo la ricordata concessione della patente di nobiltà austriaca del 1726 e la successiva aggregazione all’ordine nobile di Udine del 1728, tra 1726 e 1729 il M. coordinò un gruppo di geometri per l’esecuzione dell’Atlante dei territori di caccia imperiali (Jagdatlas), formato da trenta carte topografiche acquarellate, in scala 1/10800, conservato in due tomi presso l’Österreichische Nationalbibliothek di Vienna. Alla fine del 1726 erano stati raccolti i materiali per il primo tomo: «ho completato un tomo dell’Atlante» (lettera al Bini da Vienna, 30 novembre 1726). Il M. aveva già lavorato anche per privati, realizzando tra l’altro tra 1715 e 1727 le ventitre mappe dei possessi della famiglia Hardegg, anche queste in scala 1/10800, raccolte in Atlas der Hardeggerschen Herrenschaften (di proprietà privata). Gli interessi per l’astronomia si concretizzarono con l’erezione nel 1730 di una specola sulla propria casa posta sui bastioni di Vienna, con dispensa di Carlo VI, non essendo concesso costruire edifici alti nella zona delle mura. Inizialmente tale specola avrebbe dovuto essere per volontà della corte inglobata nell’erigenda biblioteca imperiale, ma la proposta non fu accolta dall’architetto incaricato dell’opera. Dopo avere eseguito con continuità all’incirca dal 1726 osservazioni astronomiche, alcune affidate a fogli a stampa sparsi, nel 1745 il M. pubblicò a Vienna a proprie spese De astronomica specula domestica et organico apparatu astronomico libri duo, opera in folio ricca di tavole e di un’antiporta raffigurante la biblioteca del Hofburg disegnata da Anton Daniele Bertoli, un altro friulano trasferitosi alla corte asburgica. Nominato nel 1735 consigliere di corte, membro di tutte le principali accademie europee, corrispondente di molti scienziati e intellettuali (tra gli altri: Delisle, Leibnitz, Manfredi, Maupertius, Poleni, Wolff, Zanotti, Zeno), il M. raccolse i suoi studi e la sua esperienza sulla struttura, sull’uso della tavola pretoriana e sulla realizzazione delle mappe nel De re ichnographica cuius hodierna praxis exponitur et propriis exemplis pluribus illustratur in qua varias, quae contingere possunt, eiusdem aberrationes, posito quoque calculo, inquiritur, volume edito a Vienna nel 1751 anch’esso a spese dell’autore, arricchito di molte tavole e di un’antiporta raffigurante l’autore stesso sullo sfondo di una libreria, mentre il frontespizio riproduce la planimetria di Vienna del 1706. L’opera successiva, la ricordata De re ichnometrica, era annunciata dal M. già nel 1752 in una lettera al conte friulano Ludovico Bertoli («La mia libra planimetrica, cioè il modo di misurare li campi, prati, boschi ec. senza conteggiare comparirà nel seguente mio libro, che ho promesso, De re Ichnometrica»: lettera da Vienna, 19 febbraio 1752, edita nella raccolta di Calogerà e Zanetti). Alla fine del 1754 ne veniva comunicato l’inizio della stampa al conte udinese Francesco Beretta («una nuova mia produzione che ieri si comminciò a stampare», lettera da Vienna, 12 ottobre 1754, conservata presso la Biblioteca civica udinese). Il lavoro fu però interrotto dalla morte dell’autore e il volume uscì postumo soltanto nel 1775 per volontà di Maria Teresa, che ne affidò la cura al padre gesuita Franz. Il De re ichnometrica, sul cui frontespizio è riprodotta la planimetria di Milano, completa un progetto editoriale che vuole descrivere gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti. Nel corso degli anni il M. raccolse nella sua casa anche una ricca biblioteca, rivolgendosi, come facevano molti intellettuali del Settecento europeo, a più mercati, ai librai come alle aste, ai doni e ai cambi, privilegiando opere a carattere matematico, cartografico, astronomico, di architettura militare, di aggiornamento e consultazione, pubblicazioni delle accademie, dando spazio anche ai classici, riducendo invece i margini per i libri di sola lettura. Della sua collezione, andata dispersa, resta il catalogo, ricco di più di duemila titoli, Catalogus librorum Ioannis Iacobi Marinoni nobilis Utinensis, conservato presso la Biblioteca arcivescovile di Udine. I contatti del M. con il Friuli, sempre mantenuti per questioni di natura finanziaria con la sorella Teresa Morassi e i cugini Desia, divennero particolarmente significativi a partire dal 1727, quando Apostolo Zeno caldeggiò la sua aggregazione all’ordine nobile di Udine, sollecitando l’intervento di Nicolò Madrisio e sostenendo che la virtù personale del soggetto da sola doveva valere come prova di nobiltà (lettere del 27 luglio e 6 settembre 1727, edite nel IV tomo di Lettere dello Zeno). Tra coloro che intervennero a suo favore figura Ottaviano Tartagna, del cui figlio Carlo, versato nelle scienze matematiche e deciso a intraprendere la carriera militare, il M. si prese cura, ospitandolo nel 1731 a casa sua a Vienna per poi trovargli una sistemazione presso famiglie viennesi, fino a quando Carlo Tartagna entrò nell’esercito imperiale. Dopo l’incontro con i fratelli Francesco e Daniele Florio a Vienna, dove essi si erano recati nel 1734 per difendere le sorti del patriarcato di Aquileia, il M. avviò con essi una fitta rete epistolare, soprattutto con Daniele, che nello scienziato trovò quasi un agente autorevole per far conoscere la sua produzione letteraria al di fuori della cerchia familiare, per sottoporla al giudizio di Metastasio, per curare la stampa e la distribuzione di alcuni componimenti. Da parte sua Daniele Florio si preoccupò di fare da intermediario con i suoi parenti nelle controversie patrimoniali, di scambiare con lui informazioni sul mercato librario. M. fu in corrispondenza a Udine anche con il protomedico della città Giovanni Fortunato Bianchini e con il conte Francesco Beretta, ai quali inviò copie delle sue opere, consegnate anche alla Biblioteca patriarcale, mentre il Beretta da parte sua gli fece omaggio dei suoi scritti che M. ricevette e contribuì a far conoscere nella capitale austriaca. Il M. morì a Vienna il 10 gennaio 1755, nominando suo erede un nipote della sorella, Biagio Freddi, e lasciando la casa con le strumentazioni astronomiche e le carte alle disposizioni dell’imperatrice Maria Teresa. L’opera di M. non ha avuto edizioni successive. Tra i profili del personaggio, in particolare il Marchetti gli dà ampio spazio, ma giudica i suoi lavori e i suoi metodi «inutili» perché superati dal progresso delle nuove strumentazioni, pur riconoscendogli di «aver applicato alla prassi professionale i principi della matematica» in un’epoca in cui i matematici pontifici rifiutavano ancora la scienza sperimentale. Soltanto in tempi recenti è maturato un nuovo interesse per la collocazione di M. nella storia della scienza e per una ridefinizione dei suoi rapporti nel quadro culturale del Settecento europeo.

Chiudi

Bibliografia

Ms BCU, CA, Annales, CV, f. 116v (1728, marzo 9); Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Atlante dei territori di caccia imperiali (Jagdatlas), 1726-1729; BAU, cod. Florio 165, Miscell. I, Catalogus librorum Ioannis Iacobi Marinoni nobilis Utinensis. Lettere del M. sono presenti in molte biblioteche e archivi europei; in particolare, per i suoi legami con il Friuli, si vedano la documentazione e le lettere in ASU, Florio, 68; Persereano (Udine), Florio, 192/2; Pavia di Udine (Udine), Tartagna, 29/16; ACAU, ACU, Bini, Lettere de Puja Dies, Ventura, Marinoni al ab. Bini, VIII, anni 1719-1724; ivi, Lettere erud. all’ab. Bini, F - O, XXI, anni 1725-1747; ms Centro interdipartimentale di servizi bibliotecari di Storia - sezione rari - dell’Università degli studi di Udine, Lettere Beretta I, f. 221r-227v (7 lettere del 1732-1754, di cui 2 in copia in BCU, Principale, 485, Lettere di eruditi al conte Francesco Beretta).

L. ANGUISSOLA - G.G. MARINONI, Accuratissima Viennae Austriae ichnographica delineatio, inc. J. A. Pfeiffel - C. Englebrecht, Vienna, 1706; G.G. MARINONI, De astronomia specula domestica et organico apparatu astronomico libri duo Reginae dicati a […], Vienna, Kaliwoda, 1745; ID., De re ichnographica, cuius hodierna praxis exponitur et propriis exemplis pluribus illustratur in qua varias, quae contigere possunt, eiusdem aberrationes, posito quoque calculo, inquiritur, Vienna, Kaliwoda, 1751; ID., De re ichnometrica veteri et nova: recensentur experimenta per utramque habita, accedunt modi areas fundorum sine calculo investigandi, Vienna, Kaliwoda, 1775.

M. MISANI, Di Giovanni Giacomo de Marinoni matematico e astronomo udinese, e particolarmente della sua opera “De re ichnometrica veteri et nova”, «Atti dell’Accademia di scienze lettere e arti di Udine», s. ... leggi V, 7 (1927-28), 31-49; MARCHETTI, Friuli, 442-453; A. G. CAVAGNA, I libri di Giovanni Giacomo Marinoni, in Gli spazi del libro nell’Europa del XVIII secolo, a cura di M. G. TAVONI - F. WAQUET, Bologna, Patron, 1997, 129-151; R. VIRGIN, Giovanni Giacomo Marinoni (1676-1755). La nascita della cartografia moderna, t.l. presso Istituto Universitario di Architettura di Venezia, a.a. 1997-1998; L. CARGNELUTTI, Iacopo Marinoni e l’ambiente udinese attraverso gli epistolari (1728-55), in Arte, storia, cultura e musica in Friuli nell’età del Tiepolo, a cura di C. FURLAN - G. PAVANELLO, Udine, Forum, 1998, 53-61; R. VIRGIN, Giovanni Giacomo Marinoni e il disegno scientifico della terra, «Sot la Nape», 52/1 (2000), 45-50; A. G. CAVAGNA, Marinoni Giovanni Giacomi, in DBI, 70, 543-545.

Chiudi

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *