RUPOLO DOMENICO

RUPOLO DOMENICO (1861 - 1945)

architetto, restauratore, scultore

Immagine del soggetto

Domenico Rupolo, progettista della sede pordenonese del Seminario, inaugurata nel 1937 (collezione privata).

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La casa plebanale di Casarsa, ora biblioteca civica, ristrutturata nelle attuali forme neogotiche da Domenico Rupolo.

Nacque a Caneva di Sacile il 21 novembre 1861 in una modesta famiglia di artigiani. Dopo due sole classi di scuola elementare, venne iniziato al mestiere di calzolaio, e pochi mesi dopo impiegato come garzone apprendista nella locale cava di pietra, dove lavorò fino a quindici anni. Qui venne notato da uno scalpellino ornatista di Vittorio Veneto, che lo fece lavorare come apprendista presso la sua bottega, dove rimase per cinque anni, perfezionandosi nella scultura e frequentando le scuole locali di disegno ed ornato. Nel 1882 si trasferì a Venezia, iscrivendosi all’Accademia di belle arti, grazie al sussidio ottenuto dal comune di Caneva; fu allievo, tra gli altri, di Giacomo Franco. Contemporaneamente, esercitò attività secondarie – lezioni private, pitture di insegne commerciali, incisioni per lavori tipografici – per mantenersi agli studi e fu impiegato stabilmente per tre anni come disegnatore presso l’ufficio del catasto, con dispensa dalla frequentazione delle lezioni; nel 1890 ottenne il diploma di professore di disegno architettonico. Nei suoi scritti riecheggiano interessi storicisti derivanti dagli insegnamenti di Pietro Selvatico e di Camillo Boito. Fra questi, l’interesse dimostrato nella relazione tra spirito religioso e architettura medievale. La sua intera opera fu fortemente influenzata dalla sua formazione nell’Accademia veneziana, ai cui principi rimase sempre fedele (R. Portieri). Seguirono un anno di impiego come assistente presso l’ufficio tecnico di Belluno e un breve periodo di attività a Cividale del Friuli. Nell’aprile del 1892 venne nominato assistente nell’ufficio regionale per la Conservazione dei monumenti del Veneto, sotto la direzione di Federico Berchet. ... leggi Si stabilì definitivamente a Venezia, continuando a svolgere l’attività pubblica di restauratore, con carica di ispettore dal 1902. In parallelo svolse una fortunata carriera di libero professionista; fu attivo nel campo del restauro, nell’edilizia pubblica e privata e come progettista di chiese nell’intero territorio delle Tre Venezie. Interessante la sua presenza a Trieste (all’epoca austriaca) e in Romania. Continuò limitatamente anche la sua attività di scultore. Conobbe committenti importanti ed influenti dell’ambiente veneziano, come Mariano Fortuny e la baronessa de la Baume, proprietaria di Ca’ Dario, il conte Alvise Zorzi e Pietro Bortoluzzi, la principessa di Polignac, il barone Giorgio Franchetti, il pittore Edmondo de Purry e l’architetto Camillo Boito. Entrò in contatto con lo scultore rumeno Giorgio Vasilesco, che lo introdusse a Mogosoaia, dove, tra il 1913 e ben oltre il 1930, operò per la famiglia del principe Bibesco e venne nominato ufficiale e commendatore della Corona rumena. Ricevette varie onorificenze: nel 1899 fu cavaliere della Corona d’Italia e accademico d’onore all’Accademia di belle arti; nel 1921 divenne socio effettivo dell’Ateneo veneto con la carica di membro della Commissione dei signori della società per l’arte pubblica. Di grande interesse è il progetto neo-medievalista della nuova pescheria di Rialto (1900-1908), realizzato insieme al pittore Cesare Laurenti. Numerosissimi furono gli interventi di restauro progettati e diretti da R. a Venezia: lo scoprimento delle absidi e dell’originale decorazione muraria interna della chiesa di S. Maria Gloriosa dei Frari (1894-1898), il restauro di Ca’ Dario (1896-1897) e di Ca’ Barbaro sul Canal Grande, la demolizione e ricomposizione del portico esterno della chiesa di S. Fosca a Torcello (1908-1915) e l’intervento sulla quattrocentesca casa-studio del pittore de Purry (1895). Di particolare rilievo per il Friuli sono: il restauro del Tempietto longobardo di S. Maria in Valle (1894-1902) e il progetto (non realizzato) di sistemazione del municipio di Cividale (1893), unitamente a numerosi edifici sacri, diffusi su tutto il territorio regionale. Tra questi si ricordano la chiesa di S. Giovanni a Casarsa (1895-1908), il santuario di S. Maria delle Grazie a Pordenone (1899-1921), la chiesa di Rorai Grande (1909), il campanile di Tiezzo (1909-1924), l’ampliamento della chiesa di S. Giovanni a Polcenigo (1908-1911), il campanile di Caneva e quello di Azzano Decimo (1921), la chiesa di Pescincanna (1921-1922), la ristrutturazione della chiesa di Moruzzo (1925-1932) e di S. Antonio a Gemona (1927-1936), la chiesa di Faedis (1925-1934), la cappella di villa Varda di Brugnera (1924), la chiesa di Rorai Piccolo e il santuario della Madonna dell’isola di Barbana a Grado (1934). A Trieste R. effettuò due interventi di restauro stilistico nel palazzo della baronessa De Seppi e in quello del barone Treves Bonfilli (1900). Fu impegnato inoltre in realizzazioni di edilizia civile; è autore delle Scuole normali di Sacile (1914), del collegio don Bosco (1925-1929) e del Seminario di Pordenone (1925-1937). Affrontò il tema della residenza progettando diverse ville al Lido di Venezia, a Pordenone, Sacile, Trieste, Treviso, Ponte nelle Alpi, Vittorio Veneto e nella sua Caneva. La personalità di R., progettista fecondo, attivo su temi ampi ed articolati, colpisce per un atteggiamento costantemente fedele ai suoi principi ispiratori. R. sembra indifferente alla complessa evoluzione che si compie nei linguaggi figurativi fra la fine dell’Ottocento e il secondo conflitto mondiale, rimanendo ancorato in modo permanente al suo interesse storicista, legato all’architettura “in stile” in voga nel periodo della sua formazione accademica. Questo atteggiamento “conservatore”, se da un lato rappresenta il limite oggettivo della sua vasta attività professionale, dall’altro è motivo di interesse scientifico per la padronanza e la competenza raggiunte nei diversi linguaggi architettonici adottati. R. morì a Caneva di Sacile il 12 ottobre 1945, subito dopo aver ultimato la decorazione della chiesa del paese, l’ultima delle sue numerosissime opere.

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Bibliografia

DAMIANI, Arte del Novecento I, 111-113; R. PORTIERI, Tradizione come religiosità. L’opera architettonica di Domenico Rupolo, un capitolo di eclettismo veneto, in Caneva, 511-526; ID., Domenico Rupolo architetto, Pordenone, Concordia Sette, 2001 (che riporta l’elenco completo dei progetti e delle opere di R. alle pagine 331-334).

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