TURRIN CESARE, ERMINIA E ARRIGO

TURRIN CESARE, ERMINIA E ARRIGO

fotografi

Immagine del soggetto

Cesare Turrin.

Immagine del soggetto

Erminia Turrin.

Figlio di Sebastiano, di professione libraio in Tarcento (Udine), Cesare era nato nella cittadina collinare nel 1872. Era un ragazzo quando seguiva il padre nelle sue esibizioni di artificiere e bricoleur che lo portavano a contatto, nelle piazze, con i primi fotografi «itineranti» (Zannier). Conobbe Giuseppe Malignani, uno dei primi professionisti, con il conte Augusto Agricola, della fotografia in Friuli. Si dilettava anche di pittura e di decorazione, attività che alternò a quella di fotografo per tutta la vita. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, accanto alla propria abitazione, allestì un laboratorio fotografico che utilizzò anche come studio per la pittura. Si sposò con Regina Del Medico che gli diede numerosi figli. Nel 1897 nacque Erminia e due anni dopo il primogenito Marcello. Via via che lo studio fotografico andava affermandosi con successo, Cesare trasferì l’attività in un nuovo laboratorio “presso il nuovo ponte” (come scriveva sui cartoncini fotografici) e progressivamente accantonò il lavoro di artificiere. All’inizio del Novecento erano nati Cora e Giacomo. Nel 1903 partecipò con alcune immagini all’Esposizione regionale di Udine, ottenendo i primi apprezzamenti. Nel 1907 ottenne il diploma di merito al Concorso internazionale di fotografia artistica e scientifica indetto dalla rivista «La Fotografia Artistica» di Torino. Sin da giovane anche Erminia condivise il lavoro di studio, tanto da lamentarsi poi dei reumatismi sofferti già a quindici anni per le lunghe ore trascorse in camera oscura. Nel 1908 era nata Lidia e nel 1910 Riccardo; Tiziano e Arrigo seguirono rispettivamente nel 1912 e 1914. Dopo la rotta di Caporetto, la famiglia intera si trasferì, su un carro, a Firenze, dove si era formata una colonia di tarcentini profughi, e poi a Milano dove si stabilì per due anni. ... leggi Cesare ed Erminia trovarono lavoro saltuario, ma ebbero occasione di fare importanti esperienze in campo fotografico, frequentando Rodolfo Namias, fondatore de «Il progresso fotografico». Dopo il rientro a Tarcento ricominciarono l’attività. Cesare si dedicava alle riprese dei servizi fotografici che Erminia – mostrando particolare attitudine al ritratto – e Cora elaboravano in studio. Nel 1931 Erminia si sposò con Antonio Toffoletti e i doveri familiari allentarono un po’ il suo impegno, tanto che fu Arrigo nel 1935 ad assumere la responsabilità del nuovo studio che si apriva nella via principale di Tarcento. Il lavoro di studio era incentrato soprattutto sui ritratti, che Arrigo eseguiva con luci dal taglio quasi cinematografico – tanto da richiamare l’impronta sofisticata di Elio Luxardo – e sulle foto di gruppo (celebri quelle delle famiglie di cosacchi che per un periodo nel 1944 avevano occupato varie zone del Friuli). La moglie Anita Fabrizio lo aiutava nei lavori di studio soprattutto dopo che Cora, sposatasi con Duilio Villa, seguì il marito emigrante in Argentina. Cesare morì nel 1958. Erminia riprese l’attività, aprendo un atelier in via Dante grazie all’aiuto di Silvio Maria Buiatti, che le procurò la prima attrezzatura in nome di un’amicizia sorretta da una reciproca stima e da affinità nelle scelte operative: entrambi prediligevano l’effetto flou nelle immagini in stile “pittorialista”. Lavorò, privilegiando il ritratto, fino al 1958, quando una malattia incurabile la costrinse a smettere, per morire dopo poco tempo. Arrigo lavorò fino al giorno del terremoto del 1976 e qualche mese dopo morì.

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Bibliografia

P. PELLARINI, Tarcento 100 anni: economia, vita sociale, turismo, sviluppo rubano, Udine, Grillo, 1980; I. ZANNIER, Storia della fotografia italiana, Bari, Laterza, 1986, 14; Cesare Erminia Arrigo Turrin fotografi in Tarcento, a cura di R. TOFFOLETTI, Udine, AGF, 1990.

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