VALÄR GIOVANNI

VALÄR GIOVANNI (1864 - 1942)

organizzatore degli emigranti

Nacque il 5 febbraio 1864 a Pontresina, cittadino svizzero discendente da emigranti friulani, forse originari della Val Tramontina, anticamente stanziatisi nel Cantone dei Grigioni. Ad otto anni si trasferì con la famiglia a Livorno, divenendo amico del futuro deputato socialista Giuseppe Emanuele Modigliani e di suo fratello Amedeo, il noto pittore. Dopo gli studi a Pisa ed a Firenze, divenne insegnante di matematica per dodici anni, finché fu costretto a scappare dall’Italia nel 1898, a causa della repressione del governo del generale Pelloux. Nel 1899 ad Amburgo fu redattore del periodico di lingua italiana del sindacato edile tedesco «L’Operaio italiano», svolgendo contemporaneamente attività di propagandista presso gli emigranti, in gran parte operai edili provenienti dal Friuli. Nel 1907 dovette ritornare in Svizzera, dove fu assunto come responsabile aggiunto di lingua italiana al Segretariato del lavoro svizzero, con sede a Zurigo. Dal 1910 al 1918 fu a Milano come responsabile dei Servizi di emigrazione della Società umanitaria. Continuò, dal suo incarico milanese, a tenere i contatti con il Segretariato dell’emigrazione di Udine. Relatore al convegno del 1909 dei Segretariati laici dell’emigrazione, intervenne all’XI Congresso degli emigranti friulani ad Artegna del 1911, dove poté constatare i successi realizzati nella lotta al crumiraggio friulano all’estero. Fu l’autore dell’Almanacco dell’Emigrante Friulano.. Intervenne inoltre al II Congresso provinciale socialista friulano del 17 aprile 1921 alla Casa del popolo di Udine, poco dopo la scissione comunista di Livorno. Dalla fine del 1918 operò a Palermo e in altre città meridionali, dedicandosi soprattutto all’organizzazione di cooperative. ... leggi Dal 1919 al 1922 insegnò a Roma all’Istituto italiano di credito delle cooperative. Dopo l’avvento della dittatura, grazie al commissario generale dell’emigrazione, Giuseppe De Michelis, poté collaborare saltuariamente con gli uffici governativi, fino al 1930 quando decise di trasferirsi a Berlino, città natale della moglie, dove, su incarico dei dirigenti socialisti italiani e tedeschi, costituì l’associazione antifascista “Gesellschaft der Freunde der Freiheit Italiens” (Amici della libertà italiana). Organizzò la spedizione in Italia di propaganda postale della Concentrazione antifascista e di Giustizia e libertà, indirizzata soprattutto nella Venezia Giulia ed in Istria; rappresentò la Concentrazione antifascista in Germania. Lasciò la Germania nel 1933, dopo la presa del potere nazista. Fu a Costantinopoli presso il figlio maggiore Otto e nel 1936 riprese l’attività a Zurigo, dove si trasferì con la moglie presso il figlio minore Erich. Ricoprì la carica di segretario federale per la Svizzera del Partito socialista italiano e rappresentò la federazione nei vari incontri internazionali degli esuli socialisti italiani. La sua ultima battaglia fu la campagna per sconsigliare il rientro in patria agli emigranti italiani, onde evitare il loro arruolamento nella seconda guerra mondiale. Morì il 2 maggio 1942.

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Bibliografia

ACS, Polizia politica, pacco 1397, f. 34; Milano, Archivio Società umanitaria.

È morto un veterano, «Libera Stampa», 6 maggio 1942; S. MERLI, Il laboratorio socialista de L’Avvenire dei Lavoratori, Milano, Istituto Europeo Studi Sociali, 1992 (ripubblicato in «L’Avvenire dei Lavoratori», 1-2 [2008], 25); G.L. BETTOLI, Una terra amara. Il Friuli Occidentale dalla fine dell’Ottocento alla dittatura fascista, Udine, IFSML, 2003; ID., Gli emigranti italiani nell’organizzazione sindacale tedesca attraverso le pagine de “L’Operaio italiano”, «Storia contemporanea in Friuli», 35/36 (2005), 9-84.

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