VALLE PROVINO

VALLE PROVINO (1887 - 1955)

architetto

Immagine del soggetto

Il cinema Eden, costruito in piazza Libertà  a Udine su progetto di Provino Valle nel 1921 e poi demolito nel 1958 (Udine, Civici musei, Fototeca).

Immagine del soggetto

Il Tempio Ossario in costruzione in piazza XXVI Luglio a Udine, secondo il primo progetto di Provino Valle, 1935 (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque il 10 marzo 1887 a Udine da Caterina Orsetti e Serafino, fabbro ferraio originario di Priola di Sutrio, trasferitosi a Udine per lavorare come capo operaio nella ferriera. Dopo le scuole secondarie seguite nella città natale, V. frequentò l’Accademia di belle arti di Venezia dove si diplomò nel 1908 come professore di disegno architettonico, titolo che abilitava anche all’esercizio professionale. Nel marzo del 1930 si iscrisse all’albo dell’ordine degli architetti del Friuli (numero progressivo 6), del cui consiglio dal 1950 ricoprì la carica di presidente. Partecipò come volontario alla prima guerra mondiale e fu decorato con medaglia al valore militare. La lunga carriera professionale dell’architetto V. conobbe più stagioni progettuali, segnate dall’adesione a indirizzi storico-architettonici di matrice europea. Nella fase giovanile i modelli progettuali sono ispirati alla scuola viennese e quindi alle creazioni nella capitale austriaca di Wagner, Olbrich e Hoffmann. Il concorso per il progetto della Banca popolare di Conegliano Veneto (1906), che valse a V., ancora studente, l’inclusione nella terna dei migliori partecipanti, la ristrutturazione della sede dell’Associazione agraria friulana in via Poscolle (1908), il progetto – non realizzato – della villa sul mare a Lignano (1910), il villino Leoncini in via Giusti a Udine (1910-1912), la villa Bazzoni al Lido di Venezia, il teatro Licinio di Pordenone (1913-1922), il municipio di Tricesimo (1914-1919), rappresentano le principali tappe di quel momento. Elementi caratterizzanti di queste opere sono un rigoroso impianto strutturale, l’articolazione dei volumi con aggetti e colonne, un ritmo compositivo di allineamenti verticali e orizzontali che scandiscono le facciate, l’uso sobrio di motivi decorativi. ... leggi A quel periodo risalgono anche due progetti (1913) del Teatro comunale di Udine presentati al concorso bandito dalla municipalità udinese che premiò la proposta elaborata dagli architetti Ilio Bernabò e Francesco Caratti e dall’ingegnere Sergio Petz. Nel 1917, mentre era in servizio al comando genio della 3aarmata, V. progettò il cimitero di guerra di Perteole (ora frazione del comune di Ruda), dove vennero inumati i caduti sul Carso. La felice stagione progettuale negli anni immediatamente successivi alla guerra, vide l’architetto V. impegnato in numerosi progetti di ricostruzione: a Udine nel quartiere di S. Osvaldo, dove aveva realizzato la villa Pascolo (1910) di tradizionale impronta friulana, progettò la chiesa e molte palazzine residenziali (1922-1923); in piazza XX Settembre, l’ambiziosa proposta di un mercato coperto (1922) prima tessera di una sistemazione generale della parte centrale della città; nell’isolato delimitato dalle vie Canciani, Cavour, Sauro e piazza XX Settembre, il palazzo dell’Istituto nazionale delle assicurazioni (1925-1927), dove è presente l’inserto – sul lato di via Canciani – della casa Bramezza di Pietro Zanini; tra le vie Belloni e Cavour, il cinema Eden (1923) con la prima grande sala da 750 posti a sedere, demolito negli anni Sessanta; in Giardin Grande (ora piazza Primo Maggio), il palazzo Maffioli (1920-1926), firmato assieme al collega Zanini, il cui prospetto è connotato da “bow window”, e il palazzo Cappellani (1923); in via di Toppo, l’edificio scolastico dell’omonimo collegio (1921-1923); in viale della Stazione (ora viale Europa Unita), i palazzi Leskovic (1921-1922) e Degani-Laiolo (1922); in viale Venezia, il complesso polisportivo Moretti (1924), ora riconvertito in parco urbano; in via Carducci, la palazzina dei conti del Torso (1926), riadattata in hotel Palace-Ambassador; a Pontebba, il municipio e il teatro (1922-1925), realizzati dopo lo studio di numerose ipotesi compositive; a Tricesimo, la farmacia Asquini e la villa Mantovani (1922); a Tarcento e a Cormons, gli opifici industriali per la lavorazione della seta; a Santa Margherita, in comune di Pagnacco, la villa di Brazzà (1923), che riprende i moduli compositivi delle ville venete; a Qualso, la chiesetta (1926); a Lignano, frazione allora del comune di Latisana, la Terrazza a Mare (1923) che Francesco Tentori definì «il più semplice ed elegante lavoro di Provino Valle… colle vaste coperture orizzontali di sapore wrightiano». A Lignano V. elaborò anche diversi piani urbanistici di sviluppo della stazione balneare, ipotizzando non solo l’espansione turistica della cittadina ma anche un vero e proprio nuovo centro legato al mondo agricolo e alla pesca. Sempre a questi anni risalgono diversi interventi di grande dimensione a Milano (Cassa di risparmio), a Verona, a Fiume, e numerosi progetti – non realizzati – di grandi opere a Roma (1924 e 1929), a Trieste (1927) in piazza Oberdan, a Padova (1929) per la sede dell’Istituto nazionale delle assicurazioni. Singolare, e probabilmente unica, nel panorama friulano è la promozione professionale che l’architetto V. fece sulle riviste locali: «La Panarie», ad esempio, ospitò sul retro delle copertine gli annunci pubblicitari dello “Studio Valle Provino & Fratello”, con sede a Udine in via Poscolle n. 20 e con uffici aperti anche a Roma e a Fiume. Accanto all’immagine di un progetto, sono elencate le molte attività svolte dallo studio: «progetti, direzione, finanziamento, esecuzione lavori ad Impresa ed in Amministrazione di qualsiasi opera civile e industriale; amministrazione di Società e di aziende patrimoniali; operazioni di Credito fondiario; forniture ed applicazioni speciali relative all’edilizia moderna; ufficio vendita ed impresa di posa dello Stabilimento ceramico G. Appiani di Treviso». Del carattere moderno del grande studio professionale udinese, e dello stretto legame con il mondo delle costruzioni, si fa interprete lo storico Chino Ermacora, fondatore e direttore della rivista della Società filologica friulana, che così sintetizza lo spirito dell’architetto: «Egli è nato costruttore ed è questo l’aspetto più saliente della sua personalità. Il suo motto preferito: ‘Pietra ci vuole!’ rivela ad un tempo la sua volontà creatrice e il suo innato equilibrio, spiega il perché egli consideri l’architettura non già alla stregua di una moda effimera, ma d’un’arte che si proietta nel futuro, durevolmente e solidamente, e quindi non soggetta a leggi e a gusti di fronda» («La Panarie», 1929, 358). Anche la nuova stagione progettuale, quella che vide V. impegnato in opere di architettura civile, si sviluppò in tutto il territorio provinciale: a Udine, il Tempio Ossario (1925-1942: il lungo periodo trascorso tra la progettazione e la conclusione dei lavori testimonia quanto “sofferta” sia stata la realizzazione di quest’opera, iniziata su suo progetto e ultimata con la partecipazione dell’architetto romano Alessandro Limongelli), la cui cupola si impone come figura emergente nel profilo della città; la colonia elioterapica (1930), dedicata al ricordo delle «nozze auguste di Umberto di Savoia con Maria del Belgio», e qualche anno più tardi adattata in ospizio per i bambini abbandonati (1939), sempre su progetto di V. (la cui impresa eseguì i lavori) e la limitrofa Casa della madre e del bambino (1938); a Cercivento, l’asilo infantile (1937); a Sutrio, l’asilo infantile (1940, con differenti stesure del progetto, più volte rimaneggiato rispetto alla iniziale soluzione compositiva risalente al 1923) e il monumento ai martiri trucidati dai tedeschi (1947); a Ovaro, il municipio e le scuole (1947). Dal 1948 nello studio paterno entrò a far parte il figlio Gino. Nel 1953, come presidente dell’ordine degli architetti del Friuli, tenne a battesimo la rivista bimestrale «Rassegna tecnica del Friuli Venezia Giulia», che sostituì il «Bollettino del collegio ingegneri e architetti di Udine». L’architetto morì a Udine il 12 agosto 1955.

Chiudi

Bibliografia

F. VALENTINIS, Udine che si rinnova, «La Panarie», marzo 1924, 177; C. ERMACORA, Provino Valle architetto, ibid., novembre-dicembre 1929, 355-371; U. MASOTTI, Il Tempio Ossario di Udine dedicato ai morti in guerra, ibid., (1937), 324-325; F. TENTORI, Architettura e architetti in Friuli nel primo cinquantennio del ’900, Udine, AGF, 1970, 107-108; DAMIANI, Arte del Novecento I, 100-107; S. CONTARDO - D. MISERA, Un laboratorio del professionismo italiano. Provino Valle architetto 1918-1938, t.l., Istituto universitario di architettura di Venezia, a.a. 1983-1984; Architettura del Novecento nel Friuli-Venezia Giulia, Passariano (Udine), Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia/Centro regionale di catalogazione dei beni culturali, 1989 (Quaderno n. 20); Monumenti moderni. Architetture del Novecento in Carnia, Canale del Ferro e Valcanale, a cura della COOPERATIVA ALEA, Udine, AGF, 1991, schede n. 1, 5, 6; D. BARILLARI, Per una storia dei progetti del nuovo teatro di Udine, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine, Forum, 1997, 10-29; Arti a Udine, schede, 348-354.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *