VARGENDO LUIGI

VARGENDO LUIGI (1793 - 1872)

ecclesiastico

Nacque a Sezza di Zuglio, parrocchia di S. Pietro in Carnia, il 24 febbraio 1793. Tra il 1822 e il 1826 fu vicario di S. Maria oltre Bût e quindi curato di Portis di Venzone fino al 1828, quando passò alla parrocchia di Mortegliano, ove rimase fino al 1830, anno nel quale venne investito della pieve arcipretale di Gemona. Qui, da parroco e funzionario del governo imperiale, diede piena collaborazione alle autorità civili anche in materie che esulavano propriamente dalla cura d’anime, ma per le quali allora frequentemente si ricorreva ai parroci, quali ad esempio le informazioni di polizia. Nondimeno, il 12 aprile del 1848, scoppiata la rivoluzione nazionale, benedì nel duomo di Gemona la bandiera tricolore, celebrando il Te Deum di ringraziamento per l’insediamento del Governo provvisorio udinese. Entrò in tal modo, insieme con una ventina di altri sacerdoti friulani che si erano troppo esposti al vento rivoluzionario, nel mirino della successiva repressione austriaca, iniziata nell’ottobre 1849, quando venne affidato a Radetzky il governatorato civile e militare del Lombardo-Veneto. Il 17 luglio 1850 questi ottenne la destituzione di V. dalla guida della parrocchia gemonese, perché colpito «dal Proclama 18 Agosto 1849 per la parte presa durante la rivoluzione alle mene sovvertitrici». In realtà V. non si distinse affatto, durante i due mesi della rivoluzione, per attività sovversiva, ed anzi si comportò, prima e dopo che il territorio gemonese venisse ripreso dagli austriaci – nella conduzione delle cerimonie religiose, nelle processioni, nelle prediche domenicali e in tutte le altre circostanze ufficiali –, con estrema prudenza e rispetto dell’autorità. Se non vi è dubbio, quindi, che V. abbia simpatizzato per la causa nazionale, in ciò egli non si comportò diversamente da molti altri parroci friulani. ... leggi La sospensione si deve probabilmente non tanto ai suoi trascorsi rivoluzionari, quanto alla ferma resistenza che egli oppose alla militarizzazione in atto in Friuli, mediante gli alloggiamenti forzati e le requisizioni delle sedi scolastiche. Le proteste che avanzò, in qualità di ispettore scolastico distrettuale, dovettero irritare l’autorità provinciale, che volle, con la sua sospensione, mortificare esemplarmente le velleità di governo autonomo del clero provinciale. Come suo vicario, il 23 agosto 1850, venne designato don Filippo Elti, che tenne l’incarico fino al 31 ottobre 1852, quando venne sostituito da don Pietro Capellari, che resse la parrocchia finché, il 14 settembre 1854, il governo austriaco, aderendo alla richiesta dell’arcivescovado, consentì che V. ne riprendesse la guida, a condizione che il reinsediamento avvenisse senza alcuna solennità o dimostrazione. A Gemona egli rimase fino al 1857, quando venne mandato come canonico a Cividale, ove morì il 17 marzo 1872.

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Bibliografia

Versi offerti al sacerdote Luigi Vergendo [sic] il dì che venne a reggere, arciprete novello, la Chiesa di Gemona, San Daniele, Biasutti, 1830; V. BALDISSERA, Serie cronologica degli Arcipreti di Gemona, Gemona, Tessitori, 1874, 7; ID., La bandiera di Gemona, «Pagine friulane», 11 febbraio 1898; G. VALE, I Pievani e gli Arcipreti di Gemona. Pel solenne ingresso di Mons. Giacomo Sclisizzo nella Chiesa Arcipretale di Gemona, Udine, Tip. del Patronato, 1901, 85-86; G. MARINI, Il primo Risorgimento in Friuli, Udine, Gaspari, 2009, 41, 46, 49-51, 53, 57, 109, 143.

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