ZUCCHI CARLO

ZUCCHI CARLO (1777 - 1863)

generale

Immagine del soggetto

Il generale Carlo Zucchi in una litografia su disegno di G. Castagnola (Udine, Civici musei).

Nacque a Reggio Emilia nel 1777 da nobile famiglia dal titolo baronale. Fece carriera nell’armata napoleonica d’Italia, assumendo la direzione del dipartimento del Brenta con sede a Padova. Al fianco della divisione Fontanelli e al comando di una brigata, coprì a Lindenau la ritirata dei francesi da Lipsia il 14 ottobre 1813; l’anno seguente, alla testa di una divisione, prese parte alla battaglia del Mincio (8 febbraio 1814), contro le forze asburgiche del feldmaresciallo Heinrich Johann Bellegarde. Dopo la caduta del Regno italico passò nei ranghi dell’esercito imperiale asburgico. Nel 1823 venne arrestato con l’accusa di far parte della Carboneria. Successivamente, il 7 marzo 1831, entrò nel Governo provvisorio rivoluzionario insediato a Reggio Emilia. Alla testa di ottocento volontari, resistette con successo alle forze austriache nella battaglia di Rimini (25 marzo 1831), ma fu poi costretto a ripiegare su Ancona. Il fallimento dei moti di Romagna portò alla resa del 28 marzo 1831 e all’imbarco per la Francia sul brigantino “Isotta”, con un centinaio di patrioti. La nave venne però intercettata al largo di Ancona da un’unità da guerra imperiale, comandata dal capitano di vascello Francesco Bandiera, padre degli omonimi fratelli. Il 4 giugno 1832 Z. comparve dinanzi ad un tribunale militare imperiale, che lo condannò in prima istanza a morte per alto tradimento. La sentenza venne commutata in vent’anni di fortezza, che scontò dapprima nell’Ungheria subcarpatica, a Munkács (Mukačevo), in seguito nella fortezza boema di Josefstadt (Josefov/Jaroměř), infine a Palmanova. All’esordio della rivoluzione del marzo 1848, l’ormai settantunenne barone Z. si vide reintegrato nel grado di generale di divisione e incaricato di coordinare la difesa territoriale, dopo l’adesione del Friuli alla Repubblica di Venezia, il 28 marzo 1848. Presiedette il consiglio di guerra, del quale erano membri con il grado di colonnello Alfonso Conti, responsabile per la fanteria e la guardia nazionale, Giovanni Battista Cavedalis per l’artiglieria e Luigi Duodo per il genio, entrambi ingegneri. ... leggi Conti e Cavedalis potevano vantare l’esperienza acquisita in qualità di ufficiali dell’esercito imperiale asburgico. Diversamente dal colonnello Conti, il generale Z. reputò essenziale per la difesa del Friuli il possesso della fortezza di Palmanova; forte di questa convinzione volle agire senza consultarsi con i vertici politici della Repubblica, nella fattispecie il presidente Daniele Manin, per concertare una strategia comune. Dal 28 aprile al 24 giugno 1848 difese Palmanova stretta d’assedio dalle forze imperiali del generale Nugent. Z., però, non disponeva di truppe sperimentate ed affidabili: oltre ai 1.600 volontari, tra i quali i “crociati” veneziani, bellunesi, agordini e friulani di Buia e Colloredo, tutti inesperti e non avvezzi alla disciplina necessaria per affrontare i combattimenti contro un esercito regolare, la sola unità realmente efficiente era costituita da una compagnia di artiglieria piemontese inviata in aiuto dal re Carlo Alberto. Le conseguenze della lunga inattività durante la prigionia, l’età avanzata, il carattere intransigente e la sfiducia nelle qualità dei volontari resero difficile il compito del generale, il quale non fu all’altezza della sua fama: non va, però, sottovalutato il fatto che gli mancò il tempo necessario per trasformare gli uomini ai suoi ordini in un solido corpo combattente. La decisione di deporre infine le armi sollevò dubbi e critiche, perché nel testo della resa si era scritto che la fortezza di Palmanova cedeva le armi pur non avendo esaurito le scorte alimentari e le munizioni. A detta del protagonista, quella formulazione era servita a titolo di ammenda, per ottenere che il debito contratto dalla città-fortezza nel corso delle operazioni di assedio venisse ripartito nell’intera provincia. Riparato a Lugano dopo la fine dell’esperienza quarantottesca, Z. accettò l’invito di diventare ministro delle Armi dello Stato pontificio, carica che mantenne fino al ritiro, nel 1850. Si spense a Reggio Emilia il 19 dicembre 1863.

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Bibliografia

Ms BCU, Principale, 3851, A. Conti, Gli avvenimenti del Friuli nell’anno 1848 esposti frammentariamente nell’anno 1849.
C. ZUCCHI, Memorie pubblicate per cura di Nicomede Bianchi, Milano-Torino, M. Grigoni editore, 1861.
C. DE LAUGIER, Biografia del barone Carlo Zucchi di Reggio Emilia, generale d’armata morto il 19 decembre 1863, Reggio nell’Emilia, Tip. della Gazzetta, 1864; E. D’AGOSTINI, Ricordi militari del Friuli (1797-1870), II, Udine, Bardusco, 1881, 36; D. BARNABA, Dal 17 marzo al 14 ottobre 1848. Ricordi, Udine, Tip. della Patria del Friuli, 1890; G.B. CAVEDALIS, I Commentari, II, Udine, Doretti, 1928; T. GRANDI, Epistolario di Gustavo Modena, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1955; P. PIERI, Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962, capitoli I, V, IX; F. FERIN, Palmanova nel 1848, in Età Restaurazione, 104; L. MORASSI, Il Friuli, una provincia ai margini 1814-1914, in Friuli-Venezia Giulia, I, 5-148: 24.

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