PEMMONE

PEMMONE

duca del Friuli

Figlio di quel Billone originario di Belluno trasferitosi in Friuli per motivi politici dopo il fallimento di una rivolta alla quale aveva preso parte, P. fu il successore del duca Corvolo che, per aver offeso re Ariperto II, fu da questo, deposto ed accecato, come ricorda Paolo Diacono (712 ca.). P. resse il ducato friulano negli anni di maggiore splendore dell’età longobarda che coincisero con il regno di Liutprando. Prese in moglie Ratperga, dal matrimonio nacquero tre figli, e ben due, Ratchis e Astolfo, regnarono sui Longobardi, mentre di Ratchait non si conosce altro che il nome. A P., come pure a Wechtari, uno dei suoi predecessori, deve essere attribuito il merito di aver posto fine alle scorrerie delle popolazioni slave che, da oltre un secolo, minacciavano il confine orientale posto poco ad oriente della stessa Cividale, residenza dei duchi. P., ancora secondo Paolo Diacono, presso Laurana inflisse una pesante sconfitta agli Slavi e quindi si impegnò per giungere alla pace. L’Historia Langobardorum ricorda il duca come «homo ingeniosus et utilis patriae», P. si prese cura degli orfani dei caduti in battaglia contro gli Slavi all’epoca del duca Ferdulfo e li allevò assieme ai propri figli. Il suo nome compare nell’epigrafe dell’altare di Ratchis. Paolo Diacono pone in primo piano l’episodio che spinse re Liutprando a deporre il valoroso duca cividalese, verso il 735, dopo la morte del patriarca Sereno. Infatti Callisto, il nuovo metropolita aquileiese, non soddisfatto di risiedere, come i suoi predecessori, nel “castrum” di Cormòns, cacciò Amatore, vescovo di “Iulium Carnicum” (Zuglio), e si insediò nel palazzo cividalese dove i vescovi della diocesi carnica erano stati costretti a stabilirsi a causa della minaccia rappresentata da Slavi e Avari. ... leggi La reazione di P. non si fece attendere: catturato Callisto, egli lo portò sino al castello di “Potium” (Duino) e minacciò di gettarlo in mare, quindi lo rinchiuse in carcere. In seguito a ciò Liutprando, uomo religiosissimo, come ricorda l’Historia Langobardorum, prese le difese del metropolita e, destituito il duca, lo sostituì con il figlio di lui Ratchis. P. si rifugiò fra gli Slavi e Ratchis intervenne presso il re affinché il padre fosse perdonato. Ma Liutprando fece imprigionare gli ambasciatori cividalesi, una volta giunti a Pavia. Astolfo, sentitosi tradito, avrebbe voluto colpire il re, ma fu trattenuto da Ratchis, e solamente un certo Erfermar, sguainata la spada, raggiunse coraggiosamente la chiesa di S. Michele e ottenne la grazia dal sovrano. Resta oscuro se il re avesse accordato il suo perdono a P. ma in ogni caso Callisto si stabilì definitivamente a Cividale. La città, in seguito ad uno degli episodi più importanti e gravidi di conseguenze per la storia religiosa ma anche politica del Friuli medievale, divenne residenza patriarcale. Di un certo interesse infine il fatto che P. abbia cercato ospitalità fra gli Slavi, con i quali, dopo averli sconfitti, aveva stipulato la pace. Pare dunque certo che i rapporti fra i Longobardi friulani ed i loro vicini fossero controversi, ma non sempre cruenti.

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Bibliografia

MARCHETTI, Friuli, 67-70; M. BROZZI, Il ducato longobardo del Friuli, a cura di G. FORNASIR, Udine, Grafiche Fulvio, 19812, 43-45; S. GASPARRI, I duchi longobardi, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, 1978, 69-71; P. DELOGU, Il regno longobardo, in DELOGU, 131-132, 153, 167; PASCHINI, Storia, 122-123, 127-128, 133; H. KRAHWINKLER, Friaul im Frühmittelalter. Geschichte einer Region vom Ende des fünften bis zum Ende des zehnten Jahrhunderts, Wien-Köln-Weimar, Böhlau Verlag, 1992, 59-63, 81, 85, 103-104, 213; JARNUT, Storia dei Longobardi, 63, 85; FIACCADORI, Longobardi, 88, 90-91.

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