BRASS ITALICO

BRASS ITALICO (1870 - 1943)

pittore, studioso, collezionista

Immagine del soggetto

Italico Brass al fronte, 1915-1916.

Immagine del soggetto

Soldati a Cividale, olio su tela di Italico Brass, 1916 (collezione privata).

Secondo figlio di Michele e Maria Happacher, nacque a Gorizia il 14 dicembre 1870. Se la sua prima formazione deve essere ricondotta all’ambiente culturale e figurativo tardo ottocentesco della città isontina, buona parte della sua educazione professionale avvenne all’Accademia di belle arti di Monaco di Baviera, dove decise di iscriversi a diciassette anni per frequentare le lezioni di pittura del paesaggista Karl Raupp. L’anno successivo si trasferì a Parigi, entrando in contatto con gli artisti A. W. Bougeurau, J. P. Laurens e con il tardo impressionismo pittorico, ancora lì dominante. Nella capitale francese, in cui soggiornò a più riprese fino al 1895, compì i suoi esordi espositivi presentando le proprie opere alle mostre parigine a partire dal 1893 quando, al Salon des Champs Elysées, propose all’attenzione del pubblico I chioggiotti alla briscola (Udine, Galleria d’arte moderna) che inviò anche alla I Esposizione internazionale d’arte di Venezia nel 1895. A questo dipinto, ispirato palesemente ad un episodio di vita quotidiana, fece seguito quello raffigurante la Via Crucis che, presentato alla terza edizione della Biennale veneziana, nel 1899 fu acquistato da re Umberto I per quella che sarebbe diventata la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro nella città lagunare. Tra il 1894 e il 1896, inoltre, partecipò anche alle mostre organizzate dalla parigina Societé des Artistes Français. Nello stesso torno di tempo conobbe a Parigi Lina Rebecca Vidgoff, di origini russe, che si trovava lì per studiare medicina e che sposò nel 1895 prima del definitivo rientro in Italia. Pur avendo deciso di stabilirsi a Venezia, fino al 1899 continuò a mantenere uno studio a Gorizia, in palazzo Attems. ... leggi Le opere realizzate in quel periodo manifestano il progressivo abbandono del linguaggio realistico della sua prima produzione in favore di uno stile più libero, modellato sulle suggestioni della pittura postimpressionista francese. Testimonianza di questa evoluzione personale sono le numerose vedute veneziane che andarono sostituendo, nel repertorio dei soggetti prediletti dall’artista, i ritratti e le composizioni di genere degli anni giovanili. Dipinti come Burattini in campo Santa Margherita (1906-1908; Gorizia, Musei Provinciali) o il Ponte del Redentor (1909; Venezia, Ca’ Pesaro) presero ben presto il posto di opere quali Il racconto del missionario (o Cappuccini, 1893-1895, Gorizia, Musei Provinciali) o il Ritratto di mia moglie, del 1896, premiato all’Esposizione universale di Parigi nel 1900. Si manifestava in questo modo la predilezione di B. per una pittura in cui le scene di vita popolare, dominanti all’inizio della sua carriera, trovavano ora inserimento in ampie e luminose vedute atmosferiche in cui i valori tonali e coloristici del dipinto prendevano il sopravvento sul soggetto rappresentato. Nel 1907, l’opera raffigurante La processione che torna dall’isola di San Michele ispirò ad Ezra Pound un componimento poetico dal titolo Per Italico Brass (inserito, nel 1958, nella raccolta A lume spento). Negli anni di residenza a Venezia, B. cominciò a sviluppare anche i suoi interessi di studioso e collezionista di pittura veneta dal Cinquecento al Settecento, interessi che influirono in maniera determinante anche sullo sviluppo del proprio, personale stile pittorico. Nel 1910 la Biennale di Venezia gli dedicò una sala, decretando il suo successo a livello internazionale, mentre nel 1914 organizzò a Parigi, presso la galleria di Georges Petit, una grande mostra personale. La partecipazione, nel 1915, all’Esposizione di San Francisco gli fece meritare una medaglia d’oro per la tela Ponte della laguna (Milano, Galleria d’arte moderna). Nel 1911 chiese la cittadinanza italiana, che ottenne solo nel 1916 quando, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, ebbe dal Comando supremo dell’esercito italiano il permesso di viaggiare su autocarri di servizio nella zona della 3a armata sotto il comando del duca d’Aosta per raffigurare le zone più prossime a quelle delle operazioni militari. Schizzi e studi eseguiti sul posto, venivano in seguito rifiniti e trasposti su tele di maggiori dimensioni che ritraevano gli episodi maggiormente significativi del conflitto, così come il pittore li aveva vissuti nelle retrovie del fronte di guerra. Le riproduzioni a colori di queste opere furono pubblicate da Alfieri e Lacroix a Milano nel 1917 in un volume dal titolo Sulle orme di San Marco che doveva conservare e diffondere tra la popolazione italiana le immagini salienti dei primi anni del conflitto. I dipinti realizzati in quell’occasione furono esposti, insieme a quelli di altri pittori di guerra quali Anselmo Bucci, Aldo Carpi o Cipriano Efisio Oppo, a Milano nel 1918 presso la galleria Pesaro in una mostra collettiva organizzata dall’Ufficio speciale della Marina. Nel 1918 B. acquistò l’abbazia della Misericordia a Venezia, edificio fortemente danneggiato durante il conflitto, per dedicarsi al suo restauro che, una volta ultimato, gli permise di esporre interamente la sua importante collezione di arte antica e di allestire, nella soffitta, il suo studio di lavoro. Negli anni tra le due guerre, pur non partecipando ai grandi movimenti d’avanguardia della modernità novecentista, B. fu invitato a partecipare alle mostre collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa a Venezia (1930, 1937, 1941 e 1943), mentre nel 1935 la Biennale gli dedicò una sala personale. Nel 1936 inviò i suoi dipinti alla Mostra d’arte italiana contemporanea, tenutasi quell’anno a Budapest e da Vienna gli giunse la nomina di socio della Vereinigung Bildender Künstler Wiener Sezession. Nel 1937, infine, organizzò alla galleria d’arte Martina di Torino un’altra esposizione antologica che riscosse ancora il plauso di pubblico e critica. Da allora la sua attività artistica venne riducendosi fino alla morte, avvenuta improvvisamente a Venezia il 16 agosto 1943. Nel 1947 la città di Gorizia organizzò una mostra retrospettiva delle sue opere, mentre nel 1948 la I Biennale veneziana del dopoguerra gli riservò l’onore di una sala personale commemorativa.

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Bibliografia

I. BRASS, Sulle orme di San Marco, Milano, Alfieri e Lacroix, 1917.
S. CHITARIN, Italico Brass, «Rassegna d’arte moderna», 31 (1899), 400-407; A. CIPPICO, Un pittore di Venezia. Brass Italo, «Vita d’arte», 4/3 (1911), 1-22; U. NEBBIA, Italico Brass pittore di Venezia, «Rivista di Venezia», 14 (giugno-luglio 1935), 277-294; COSSAR, Storia dell’arte, 407, 417-426; G. PEROCCO, Italico Brass, Bergamo, Istituto italiano d’arti grafiche, 1964; A. BARRICELLI, Brass, Italico, in DBI, 14 (1972), 66-67 (con bibliografia precedente); Italico Brass. Catalogo della mostra (Gorizia), a cura di M. MASAU DAN, Milano, Electa, 1991 (con bibliografia precedente); V. GRANSINIGH, Brass Italico, in Pittura nel Veneto, L’Ottocento, II, 660-661; Arte e guerra 2. La grande guerra vista da Italico Brass. Catalogo della mostra (Udine e Gorizia, 24 ottobre 2008-15 febbraio 2009), a cura di M. BUORA et al., Udine, Comune di Udine, 2008.

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