FRANCESCHINIS DELLA VILLA GIACOMO

FRANCESCHINIS DELLA VILLA GIACOMO (1756 - 1840)

ecclesiastico, matematico, filosofo, docente

Immagine del soggetto

Tavola dagli Opuscoli matematici di Francesco Maria Franceschinis, Bassano 1787 (Udine, Biblioteca civica).

Nacque a Udine il 6 settembre 1756 da una famiglia nobile originaria della Toscana, ma da secoli insediatasi in Friuli. Gli fu imposto il nome di Giacomo. Il padre conte Marzio e la madre Lavinia Caratti affidarono la sua prima educazione a precettori privati. A dodici anni entrò nel collegio della nobiltà di Udine diretto dai padri barnabiti e lì maturò la decisione di diventare egli stesso barnabita. Si trasferì a Monza e qui prese i voti con il nome di Francesco Maria. In seguito continuò gli studi di filosofia e di matematica, scienza nella quale era particolarmente versato, presso l’Istituto S. Barnaba di Milano, ove ottenne la laurea in filosofia. A vent’anni fu chiamato a Roma per seguire gli studi di teologia sotto la guida del cardinale barnabita Giacinto Sigismondo Gerdil, la cui metafisica informò definitivamente il suo pensiero. A Roma ebbe pure l’opportunità di approfondire gli studi di matematica. In seguito, inviato dai superiori a Bologna, fu docente di filosofia e di matematica nel collegio di S. Lucia. Nel 1782 ricevette la nomina di professore onorario di geometria analitica dell’Università bolognese. I suoi più significativi scritti di argomento matematico risalgono al periodo bolognese. Tra questi, Della tensione delle funi (1784), nel quale F. confutava (ricevendone in seguito approvazione) una recente teoria dovuta all’abate e matematico Frisio, e Opuscoli matematici (1787). Quest’ultima opera si articola in tre parti: «De’ logaritmi dei numeri negativi», «Della spinta delle volte», «La teoria delle parallele rigorosamente dimostrata». La prima e la terza parte si inseriscono nel clima vivace e fecondo che caratterizzava l’ambiente matematico del Settecento: la prima entra nella disputa sulla natura dei logaritmi dei numeri negativi, iniziata nel 1712 con una lettera di Leibnitz a Johann Bernoulli, proseguita coinvolgendo i maggiori matematici del tempo e definitivamente risolta nel 1747 da Eulero (F. si schiera con Leibnitz ed Eulero argomentando con rigore e competenza a sostegno della tesi che i logaritmi dei numeri negativi sono numeri immaginari); la terza parte si inserisce nel dibattito che, all’inizio dell’Ottocento, condurrà alla nascita delle geometrie non euclidee. ... leggi Negli stessi anni F. si dedicò anche alle discipline umanistiche con scritti in prosa e in versi che trovarono molti estimatori; fu attratto inoltre dalla politica e nel 1787 pubblicò Istitutionum politicarum elementa sul diritto politico e sulla «perfetta legislazione». A soli trentun anni, sostenuto dalla stima dei cardinali Gerdil e Buoncompagni, si trasferì a Roma per ricevere dal papa l’incarico di consultore della Congregazione dei sacri riti. A Roma fu stimato docente e apprezzato frequentatore dei salotti intellettuali; nel 1792 pubblicò la prima parte della sua più importante opera politico-filosofica, La legislazione dedotta dai principi dell’ordine, con l’intento di contrapporsi alle idee rivoluzionarie e giacobine che incominciavano a diffondersi anche in Italia. Nell’opera, che in realtà non fu mai completata secondo il progetto originale, F. rifiutava ogni teorizzazione democratica e liberale, mentre dimostrava grande amore per l’ordine. Apprezzato da più parti, F. fu elogiato per il suo «esatto spirito geometrico», «l’acuta e chiara metafisica», «la logica severa», «la molteplice erudizione». Nello stesso periodo scrisse quattro canzoni apologetiche in memoria di Luigi XVI. All’avvicinarsi dei francesi a Roma, dopo aver curato una riedizione modificata della Legislazione (1795), F. ritenne prudente riparare a Venezia, di cui apprezzava le istituzioni e dove aveva conservato buone relazioni. Caduta Roma in mano ai francesi, chiese al papa di essere dispensato dai voti. Fu lieto del passaggio del Veneto all’Austria (1797) tanto da trasferirsi a Vienna dove, da uomo di scienza, ebbe incarichi relativi al controllo dei fiumi nelle Province venete e, da letterato, compose l’Italia liberata, dove condannava la Francia, la rivoluzione, Bonaparte e i giacobini. Rientrando il Veneto nel proclamato Regno d’Italia (1805), cambiò atteggiamento nei confronti dei francesi (l’Impero napoleonico rappresentava forse per lui una sorta di continuità rispetto al dispotismo illuminato) e accettò la nomina a professore di matematica applicata all’Università di Padova e di segretario di una Commissione idraulica per la sistemazione dei corsi d’acqua del Veneto. Nell’orazione inaugurale dell’anno accademico 1806-1807, elogiato il nuovo regime che promuoveva il progresso tecnico e scientifico, presentò una delle sue idee fondamentali: l’unità del sapere come fedele espressione dell’unità del creato. Nel 1809 fu sollevato dall’incarico universitario per aver dimostrato le proprie simpatie filoasburgiche. Alla caduta di Napoleone (1814), con il ritorno degli austriaci nel Lombardo-Veneto, fu reintegrato sulla cattedra di matematica applicata e poco dopo divenne reggente dell’Università. In tale ufficio lavorò per due anni, con ottimo risultato, al fine di adeguare l’Università di Padova ai desiderata di Vienna; per venti anni, dal 1817, fu professore ordinario di matematica applicata, meccanica sublime dei fluidi e geodesia; dal 1823 al 1833 fu anche professore supplente di introduzione al calcolo sublime. A ottantuno anni, nel 1837, lasciò l’incarico universitario per ritirarsi come chierico regolare presso i barnabiti di Monza, dove insegnò fino alla morte, avvenuta il 25 dicembre 1840. Delle due opere, Istituzioni di morale filosofica e Lezioni di logica e metafisica, alle quali lavorò come supporto ai suoi ultimi corsi di insegnamento, la prima, benché incompiuta, fu in seguito adottata in molti collegi e seminari. In esse, accanto alla grande erudizione, si ritrova il principio ispiratore di tanta parte dell’opera di F.: l’esistenza di un preciso e univoco disegno informatore dell’universo. L’epoca della restaurazione coincise con il momento della maturità delle idee di F., che collaborò all’attività di varie accademie nel Veneto pronunciando molte dissertazioni scientifiche, filosofiche, d’arte (nel 1822, in particolare, tenne l’elogio di Giovanni da Udine presso l’Accademia delle belle arti di Venezia), nelle quali emerge il concetto dell’unità del creato quale espressione di un unico disegno divino. Nei suoi scritti la matematica risulta una scienza che permette la visione delle idee di Dio, la fisica è la scienza che ricerca le connessioni regolari che il Creatore ha stabilito tra i fenomeni, le discipline umanistiche accordano le vicende del mondo con le leggi della natura: nell’universo esiste un’armonia che solo le passioni e l’ignoranza possono turbare, pertanto non basta la scienza, ma è necessaria anche la religione. F. teorizzava la funzione della religione nei poemi La morte di Socrate (1822) e Atenaide (1837), nei quali si mette in luce la necessità di un legame organico tra Stato e Chiesa. In quegli anni F. riprese in mano la Legislazione dedotta dai principi dell’ordine, la riscrisse integralmente, modificando il titolo in Introduzione allo studio della legislazione (1825-1827), ma non la completò a causa delle «molteplici occupazioni e studi disparati», riproponendo l’ordine come fondamento assoluto della società (l’ordine umano deve derivare dall’ordine divino) e sottolineando che le leggi umane derivano «da Dio direttamente […] come viene da esso le leggi di natura». L’opera, che difende con forza la monarchia, la Chiesa, il loro legame e il loro potere, ebbe grandi elogi dalla censura e fu apprezzata da molti.

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Bibliografia

Opere di F.: Della tensione delle funi, Bassano, s.n., 1784; Opuscoli matematici, Bassano, s.n., 1787; L’Italia liberata, Venezia, Francesco Andreola, 1799; Introduzione allo studio della legislazione dedotta dai principj dell’ordine, 1-2, Padova, Tip. della Minerva, 1825.

A. MENEGHELLI, Franceschinis (Della Valle), in Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti nel secolo XVIII e de’ contemporanei, compilata da’ letterati italiani d’ogni provincia e pubblicata per cura del prof. Emilio De Tipaldo, Venezia, Alvisopoli, 1841, VIII, 391-396; D. MÜLLER, Biografie autografe ed inedite di illustri italiani di questo secolo, Torino, cugini Pomba e comp. Editori, 1853, 131-140; DI MANZANO, Cenni, 98-99; G. BOFFITO, Scrittori barnabiti o della congregazione dei chierici regolari di San Paolo (1533-1933). Biografia, bibliografia, iconografia, Firenze, Tip. Aldina, 1933, II, 63-71; MARCHETTI, Friuli, 969; G. BERTI, Profilo di Francesco Maria Franceschinis (1756-1840), professore di matematica all’Università di Padova, «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 25 (1992), 459-474.

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