PATUNA BARTOLOMEO

PATUNA BARTOLOMEO (1738 - 1823)

medico

Immagine del soggetto

Frontespizio della "Memoria sopra il trismo..." di Bartolomeo Patuna, Gorizia 1784.

Nacque a Fiume nel 1738 da una famiglia veneta che era fuggita da Candia dopo la conquista turca. Studiò presso i gesuiti e passò quindi a Lubiana per apprendere il diritto pontificio e seguire la carriera sacerdotale. Cambiata idea, si trasferì a Padova per studiare filosofia e medicina all’Università e qui fu allievo dei più illustri medici italiani del tempo, come il Morgagni, il Piacentini, lo Scovolo e il Vandelli. Al ritorno in patria, dove già il padre e il nonno avevano esercitato la professione a Fiume e a Rovigno, gli fu affidata la direzione della sanità pubblica nel 1763 e nel 1764. Per ottenere un posto onorifico sostenne un nuovo esame a Vienna nel 1765 e qui, con l’Epistola phisico-medica continens historiam foetus sine involucris extra uterum, si conquistò una tale stima presso il barone van Swieten, medico dell’imperatrice e riorganizzatore degli studi universitari, che fu prescelto come medico dell’ospedale degli Spagnoli di Vienna. Nel 1766 fu inviato da Maria Teresa in Bosnia e a Novi per stendere una relazione sul contagio della peste, finché, resosi vacante il posto di protomedico a Gradisca per la rinuncia del celebre Tomada, concorse e ottenne la carica nel 1769. Si occupò di embriologia e di ostetricia rovesciando in buona parte le cognizioni del tempo sulla concezione e sulla nutrizione del feto nell’utero. Sostenne una grande campagna contro l’ignoranza delle levatrici e mise al bando maldestre pratiche postnatali che mettevano a repentaglio tanto la vita della puerpera quanto quella del neonato. Studiò, nella Memoria sopra il trismo, quella specie di tetania dei neonati che era considerata endemica a Trieste e che fino ad allora aveva mietuto non meno di un terzo dei nati nelle unite contee. ... leggi Riuscì a ridurre sensibilmente la mortalità infantile della regione dovuta a questo morbo e a limitare, con l’applicazione delle più comuni regole d’igiene, la diffusione della scabbia, per la quale aveva elaborato una patiogenesi in gran parte fantastica nella Memoria sopra i crinoni. Dimostrò acuto senso clinico e spirito di osservazione in diversi scritti, tra i quali le Institutiones medicae prolegomena, che rimasero inedite. Pubblicò i riassunti del libro di A. Wolstein sulla cura preventiva delle malattie infettive del bestiame che Antonio Musnig aveva preparato su sollecitazione della Società agraria, e aiutò il padre gesuita Agostino Michelazzi nella redazione dello studio di farmacognosia che fu poi allegato al suo corso di botanica. Scrisse sul clima di Gradisca, sulla degenerazione delle sementi delle ortaglie e per primo, nel 1772, analizzò le acque termali di Monfalcone. Fu inoltre ispettore delle Scuole normali di Gradisca. Durante l’epoca napoleonica fu sospeso dalle mansioni professionali di protomedico a causa del suo spirito libertario, ma fu riabilitato dalla stima che gli portava la popolazione delle unite contee e di Trieste per la sua intelligente opera di assistenza al malato. Fu membro della Società agraria goriziana e dell’Accademia romano-sonziaca con il nome di Mirindo Pedaseo. Per i suoi meriti fu aggregato alla nobiltà della città di Aquileia. Morì a Gradisca d’Isonzo nel 1823.

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Bibliografia

DBF, 605; CODELLI, Scrittori friulano-austriaci, 180-187; G. MORPURGO, Le vecchie farmacie e gli scrittori di cose farmaceutiche di Gorizia, «Studi goriziani», 7 (1929), 113-123; B. GREGORIG, Cenni per una storia medica della città di Gorizia, «Monitore medico», 1/4 (1952), 96-102; SOMEDA DE MARCO P., Medici, 128; B. GREGORIG, Lineamenti di storia medica goriziana, «Acta medicae historiae patavina», 11 (1964-1965), 61-84; R. ROCCO, Qualche profilo del Settecento medico a Gorizia, «Acta medicae historiae patavina», 11 (1964-1965), 177-191; B. GREGORIG, La medicina e la farmacia nel ’700 a Gorizia, in Maria Teresa, 152-158; FORMENTINI, Contea di Gorizia, 78-79; GROSSI, Annali della tipografia, 150-151, 156-158; TAVANO, Gorizia: Friuli e non Friuli, 70.

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