ZENARI SILVIA

ZENARI SILVIA (1895 - 1956)

naturalista

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La botanica Silvia Zenari (Pordenone, Archivio società  naturalistica Silvia Zenari).

Nacque a Udine il 31 marzo 1895, seconda di sette figli dell’ingegnere Aristide  e di Elisa Pitter. Passò l’infanzia a Montereale Valcellina, dove la famiglia si era trasferita per gli impegni professionali del padre. Fu qui che la piccola Silvia iniziò a coltivare i suoi interessi naturalistici, raccogliendo piante, insetti, minerali, come afferma nel racconto Scampagnata a Montereale. Dal 1906 viveva a Vittorio Veneto, seguendo i trasferimenti della famiglia, e lì frequentò il ginnasio. Passò a Padova per gli studi liceali e per quelli universitari. Il 15 giugno 1918 si laureò a pieni voti in scienze naturali e nel luglio dell’anno successivo ottenne il diploma di magistero in scienze naturali, abilitante all’insegnamento. Per l’anno accademico 1919-1920, Z. fu incaricata dell’ufficio di assistente presso l’Istituto di botanica dell’Ateneo patavino, incarico che avrebbe mantenuto fino al 30 settembre 1930 quando rinunciò per entrare nei ruoli delle scuole superiori statali, con titolarità presso l’Istituto tecnico di Rovigo. L’anno successivo passò al Liceo scientifico di Padova. Nel 1932 conseguì l’abilitazione alla libera docenza in geografia vegetale e botanica sistematica, abilitazione che fu confermata nel 1937. Nel 1951 si trasferì al Liceo scientifico di Pordenone dove, due anni dopo, fu collocata a riposo per motivi di salute. L’Università di Padova le offrì l’incarico esterno di botanica sistematica, che Z. accettò; nel 1952 partecipò al concorso per la cattedra di botanica nell’Università di Camerino, conseguendo l’idoneità. Il 30 giugno 1956 Z. morì in un incidente stradale, mentre rientrava da una delle consuete escursioni naturalistiche. ... leggi Procedeva da Conegliano verso Sacile, alla guida di un’auto che fu violentemente proiettata da un automezzo contro un platano dell’alberatura stradale. Si concludeva tragicamente la vita intensa di un’appassionata naturalista, che aveva percorso con metodo e sistematicità tutti i sentieri della Carnia, del Comelico, del Cadore e dell’Alto Adige. Z. svolse la sua attività scientifica in due campi ben distinti delle scienze naturali: quello geologico, che forse intimamente ha più amato, e quello botanico-fitogeografico. Al primo dedicò oltre una decina di pubblicazioni. Appena laureata, accettò di collaborare alla compilazione della carta geologica delle Tre Venezie sotto la guida di Giorgio Dal Piaz, direttore della sezione geologica dell’Ufficio idrografico del Magistrato alle acque di Venezia. A Z. sono da attribuire i rilievi e la elaborazione completa del foglio Maniago, contributi parziali per i fogli Ampezzo, Pieve di Cadore e Belluno. Al settore botanico dedicò una cinquantina di lavori. Percorse ed esaminò le zone meno note soprattutto delle Prealpi Carniche. La sua prima pubblicazione a carattere floristico risale al 1920 e riguarda un Primo contributo alla flora della V. Cellina (Friuli Occ.). Seguirono altri due contributi ed altrettanti studi di carattere idrogeologico. Passò poi all’esame sistematico della flora del Cadore, spingendosi fino al Comelico; i lavori nell’area proseguirono per un ventennio. Le ricche erborizzazioni, accompagnate da un ampio corredo di meticolose osservazioni di carattere geologico, idrologico ed ecologico, le consentirono di allestire un erbario ricco di circa 20.000 specie, che sarebbe andato a costituire il nucleo forte dell’Erbario veneto, conservato presso l’Istituto di botanica dell’Università di Padova e considerato uno dei migliori erbari regionali italiani. Gli studi sui rilievi veneti comprendono due lavori che sono considerati classici: il prezioso Associazioni e limiti di vegetazione nel Gruppo M. Schiara-M. Pelf (1934) e La vegetazione nel Comelico (1941), di circa quattrocento pagine. Nel 1948 l’Accademia dei Lincei assegnò a Z. il premio per le scienze naturali sottolineando nelle motivazioni che «Il lavoro compiuto [nel Comelico e in altre parti del Cadore] è assai pregevole perché alcune forme e varietà nuove sono per la prima volta segnalate entro i confini della flora italiana, di molte specie infine la candidata rivede non solo le entità sistematiche della flora italiana, ma anche quelle dell’Europa Centrale, mettendo in luce il frequente parallelismo esistente nell’intero ciclo delle sottospecie, varietà e forme di una stessa specie o fra cicli di specie affini…». Veniva riconosciuto quello che forse è stato l’aspetto più prezioso del lavoro di Z., l’abilità raffinata di sistematica pura e rigorosa. Negli ultimi anni della sua vita si era dedicata ad una chiave analitica che fosse strumento di lavoro per tutti coloro che si fossero occupati della determinazione delle specie botaniche, per lavoro o per diletto. Si tratta della Chiave botanica analitica per la determinazione delle principali specie vegetali dell’alta Italia (1956), che tutti gli studiosi di scienze naturali hanno utilizzato appassionandosi alla scienza tassonomica grazie alla chiarezza espositiva ed alla preziosa guida delle tavole allegate. La formazione essenzialmente naturalistica di Z. e la sua competenza in fitogeografia, disciplina che insegnò con continuità all’università, nell’ambito del corso di botanica sistematica, la portarono ad eccellere anche negli studi vegetazionali sul Friuli: I caratteri della vegetazione in Val Cellina (con tre cartine fitogeografiche) (1925) La zona delle risorgive nel Friuli occidentale ed i suoi caratteri floristici (1927) e La vegetazione dei Magredi nell’alta pianura del Friuli occidentale (1928). A Z. è intitolata la Società naturalisti di Pordenone. Il suo lavoro, documentato da sessantacinque pubblicazioni, chiude il periodo classico dell’esplorazione botanica in Friuli, aprendo la strada agli studi floristici moderni.

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Bibliografia

Ms Pordenone, Archivio Società naturalistica S. Zenari, S. Zenari, Scampagnata a Montereale, racconto.

L. POLDINI, La vegetazione della Regione, in EMFVG, 1/II, 507-603; P. ZANGHERI, Silvia Zenari (1895-1956), «Arch. Bot. e Biogeogr. It.», s. IV, 1/3 (1956); POLDINI, Itinerari, 31; A. NOACCO, Silvia Zenari (1895-1956). Una vita per la scienza, «Ce fastu?», 81/1 (2005), 113-130.

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