TROTTER ALESSANDRO

TROTTER ALESSANDRO (1874 - 1967)

botanico, micologo, docente universitario

Immagine del soggetto

Il micologo Alessandro Trotter.

T. nacque a Udine il 26 luglio 1874, ma poco si sa sulla sua famiglia, anche se affermava fosse originaria della Germania e fosse venuta in Italia dopo aver ottenuto la concessione dello sfruttamento delle miniere di Primiero nel XIV secolo. Completò gli studi universitari a Padova nel 1899 con una tesi di laurea in botanica, discussa con il celebre Andrea Saccardo, che lo nominò assistente e in seguito aiuto, incarico che coprì fino al 1902, quando vinse la cattedra di scienze naturali e patologia vegetale presso la Scuola speciale di viticoltura ed enologia di Avellino. Vi rimase fino al 1920, anno in cui vinse il concorso per la cattedra universitaria di patologia vegetale presso l’Istituto superiore agrario di Portici (Napoli), che divenne in seguito Facoltà di agraria. Qui rimase per quasi un trentennio, fino al collocamento a riposo nel 1949. Dal 1938 al 1941 ricoprì il ruolo di preside della Facoltà. Fu socio di molte accademie: quella di agricoltura di Torino, quelle di scienze, lettere e arti di Verona e di Udine, l’Accademia dei Georgofili; fu socio corrispondente dal 1947 – nomina che giunse a T. quando una grave infermità lo aveva costretto all’immobilità su una poltrona – e socio nazionale dal 1957 della prestigiosa Accademia dei Lincei. Morì a Vittorio Veneto il 22 luglio 1967. La produzione scientifica di T. è vastissima, ricca di oltre 350 titoli in svariati campi delle scienze naturali. Alla Scuola padovana di Saccardo formò un acuto spirito di osservazione, che utilizzava nelle sue escursioni naturalistiche. Mise a buon frutto queste capacità in Tripolitania e Cirenaica, dove agiva da consulente per il Ministero dell’agricoltura e, nel triennio 1912-1914, da componente della Commissione per lo studio dei problemi economici e tecnico-agrari, pubblicando acute analisi, ma soprattutto una Flora economica della Libia (1915) che avrebbe originato una serie di ricerche sulla biologia dell’ambiente desertico, per la quale T. propose il nome di “eremologia”. Rientrato in Italia, si occupò di foreste e pascoli, e soprattutto del nocciuolo dell’Irpinia, che riteneva la più antica coltivazione di tutto il bacino del Mediterraneo. ... leggi Al Corylus avellana, il nocciuolo, dedicò una decina di pubblicazioni a partire dal 1919, saggi che si conclusero con l’importante Le principali varietà di nocciuolo (Corylus) coltivate nella Campania del 1949. A testimonianza dell’antica presenza delle nocciole in Campania T. cita diversi dipinti pompeiani ed ercolanesi in cui sono raffigurati questi frutti e in particolare il dipinto parietale della Casa dei cervi ad Ercolano, che rappresenta sicuramente la prima raffigurazione della pianta. La Campania è indicata inoltre come la culla della corilicoltura in Italia, stando anche alle testimonianze nella letteratura latina. D’altra parte lo stesso nome scientifico del nocciolo, avellana, tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva da Abella, città campana. Costretto all’immobilità, T. si emozionò quando seppe che l’archeologo Oscar Onorato aveva trovato nel tempio millenario della dea Mefite presso Sant’Angelo dei Lombardi alcune nocciuole fra le offerte votive: vedeva confermato quanto aveva scritto sulla storia della coltura di quella specie. L’opera tuttavia più famosa di T. riguarda la micologia, scienza alla quale era stato avviato proprio da Saccardo. Il botanico patavino aveva intrapreso un progetto monumentale, la Sylloge fungorum omnium, che avrebbe raccolto le diagnosi di tutti i funghi conosciuti nel mondo. Dopo la sua morte, T. continuò l’opera pubblicando i volumi 23-24-25 (1925-1928), che furono gli ultimi della Sylloge, poiché nessun micologo interpellato da T. si dichiarò disponibile ad assumerne l’eredità. A dimostrazione della sua straordinaria importanza, il fatto che fu l’unica opera scientifica sequestrata dal governo americano durante l’ultima guerra mondiale. Lo stesso governo curò negli Stati Uniti l’integrale ristampa (circa 35.000 pagine), eludendo i diritti d’autore spettanti agli eredi Saccardo. La ristampa americana costituisce oggi l’unica rimasta reperibile. L’altro grande interesse di T. fu la cecidologia, studio delle malformazioni vegetali (galle). È ricordato come uno dei più grandi studiosi del settore; la sua attività scientifica in questo campo annovera 110 lavori e una rivista specializzata, «Marcellia», da lui fondata nel 1902 con il titolo che prende il nome da Marcello Malpighi, il grande biologo bolognese. Non si può non ricordare che anche il Friuli, che gli aveva dato i natali, fu oggetto delle sue attente osservazioni. In campo micologico pubblicò nel 1901 la ricerca Manipolo di miceti del Friuli, ma di maggior interesse fitogeografico e per la storia della vegetazione è un altro lavoro di T., meno noto: si tratta di Un relitto di flora mediterranea nell’alto Friuli Occidentale, comparso negli «Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere e arti» (1926-1927). Casualmente T., in viaggio verso Vienna per partecipare ad un convegno, all’altezza di Gemona del Friuli aveva notato sulle pareti rocciose subverticali dei monti Brancot e S. Simeone le macchie verde scuro di una pianta che lo incuriosì. Rientrando in Italia si fermò a Gemona e si fece accompagnare sul luogo, scoprendo che si trattava di una quercia mediterranea sempreverde, la Quercus ilex L., che era presente lungo tutte le coste del Mediterraneo, ma che non si spingeva verso nord oltre il litorale ravennate. Era noto anche un piccolo popolamento sulle coste di Duino, nel golfo di Trieste, e un altro sul Lago di Garda. La popolazione di leccio scoperta da T. sulle pendici delle Prealpi Carniche costituiva il nucleo più settentrionale di tutto l’areale del leccio. La segnalazione dello studioso creava un problema di storia della vegetazione in Friuli decisamente appassionante. L’interpretazione dell’origine del popolamento di leccio è stata lucidamente esposta da Livio Poldini in uno studio legato alla cartografia della vegetazione nell’area colpita dal terremoto del 1976.

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Bibliografia

L. POLDINI, Nuove stazioni di leccio nell’alto Friuli occidentale, «Atti Museo civico di storia naturale», 25/2 (1966), 269-283; C. CAPPELLETTI, Alessandro Trotter. Discorso commemorativo pronunciato dal Linceo C. Cappelletti nella seduta ordinaria dell’otto marzo 1969, Roma, Accademia nazionale dei Lincei, 1969; Su le orme della cultura forestale. I Maestri, a cura di A. GABBRIELLI, «Annali dell’Accademia italiana di scienze forestali», 54 (2005), 201-203.

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