OSTERMANN

OSTERMANN

famiglia

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La facciata del duomo di Gemona prima degli interventi di restauro condotti dal segretario comunale Giacomo Ostermann a partire dal 1825 (da Gian Giuseppe Liruti, Notizie di Gemona, Venezia 1771).

La presenza stabile in Gemona degli Ostermann (cognome, di origine germanica, che in talune carte d’archivio è registrato come Ostermon) risale al secondo Seicento. I registri parrocchiali attestano, infatti, che un «Matheus Ostermann alemannus», nato intorno al 1660 e proveniente da Tarvisio – identificabile in un Mattia «todesco», servitore dei nobili Elti, citato in un contratto del 1711 – si sposò nel 1692 «cum Magdalena Broylo dicta da Ronch». Da Francesco Giuseppe (1705) – uno dei suoi numerosi figli – discese il pubblico perito e notaio Tommaso, nato nel 1752. Da quest’ultimo, attivo professionalmente tra il 1789 e il 1805, sposo di Giacoma Soatti, discese il ramo principale degli Ostermann gemonesi dell’Ottocento, che annoverò, tra gli altri, Francesco , Giacomo, Giuseppe.

Francesco (17851823), sacerdote  fu professore al Seminario di Udine, quindi pievano di Carpeneto e infine arciprete di Codroipo. Come diversi altri membri della sua famiglia, nutrì forti interessi letterari e oratori, di cui diede saggio in occasionali pubblicazioni ed anche tenendo nel 1823, nel duomo di Udine, l’orazione commemorativa di Antonio Canova, morto l’anno precedente.

La figura di Giacomo (17871839), segretario comunale, sposato con Maria Venturini e padre del sacerdote Tommaso (1826-1887), è degna di nota. Ingegno versatile, con spiccati interessi umanistici, artistici e musicali, fu per molti anni segretario comunale e in tale veste produsse ampie ed approfondite relazioni sui vari aspetti della società gemonese, con particolare attenzione per le tematiche dello sviluppo economico dell’area. ... leggi Speciale impegno, da segretario comunale, ma soprattutto da amante delle belle arti, profuse nei restauri della facciata del duomo di Gemona, condotti a partire dal 1825. Qui ebbe modo di mettere a frutto la sua cultura figurativa, strettamente aderente ai canoni del neoclassicismo, avendo ottenuto dell’architetto Valentino Presani, formalmente progettista dei lavori, pieno affidamento per il ricollocamento sulla facciata delle sculture e degli altri elementi architettonici, originali e non. In tale opera conseguì esiti non felici, compiendo scelte stilistiche non di rado arbitrarie o sconvenienti.

Giuseppe (17941857), sposato con Maria Zanier e padre di Mattia (1831), che partecipò ai moti del 1848 e del 1860, di Francesco (1839), magistrato, e di Valentino, il grande studioso di tradizioni popolari, fu un importante impresario edile, che fin dagli anni Trenta, in un’epoca in cui fervevano nella comunità gemonese opere di ristrutturazione della viabilità, assunse appalti di costruzione e manutenzione delle strade nonché di varie opere pubbliche. Nella sua attività professionale un’importanza peculiare ebbe l’appalto di fornitura di viveri, vestiario e materie prime alle truppe austriache che dal 25 aprile al 14 ottobre 1848 strinsero di assedio la fortezza di Osoppo. Pur simpatizzando per la causa rivoluzionaria – nel 1893 il figlio Valentino testimoniò che nella sua casa convenivano segretamente i soccorritori del forte – Giuseppe soddisfò con efficienza, pur se con gravi ritardi ed inadempienze nei pagamenti da parte austriaca, alle necessità delle truppe. Non trascurò, com’era tradizione di famiglia, gli interessi culturali, tanto che si deve a lui, nel 1854, la rivendicazione, con una lettera a Pacifico Valussi, della patria gemonese – da più parti negata – del sinologo padre Basilio Brollo, autore nel Seicento del primo dizionario cinese-latino.

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Bibliografia

Gemona del Friuli, Archivio comunale, Carte Baldissera, Albero genealogico Ostermann, b. 5; Gemona del Friuli, Archivio parrocchiale.
BALDISSERA, Degli uomini, 39-40 (nozze Bonanni-Morandini); V. BALDISSERA, Del P. Basilio Brollo, «Pagine friulane», 4/9 (1891), 145-147; G. MARINI, Il restauro infedele (Cronaca del rifacimento della facciata), in Il Duomo di Santa Maria Assunta, Gemona del Friuli, Comune di Gemona del Friuli, 1987, 46, 52-53, 55-58; M. PATAT, Valentino Ostermann: la famiglia e l’ambiente gemonese, «Ce fastu?», 81/2 (2005), 277-278; G. MARINI, Il primo Risorgimento in Friuli, Udine, Gaspari, 2009, 115-116, 118, 129, 131, 133, 141.

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