MOR CARLO GUIDO

MOR CARLO GUIDO (1903 - 1990)

storico, storico del diritto, saggista, docente universitario

Immagine del soggetto

Lo storico Carlo Guido Mor nel 1976.

Nato a Milano il 30 dicembre del 1903, dopo avere completato gli studi superiori nella sua città, si laureò in giurisprudenza a Pavia nel 1925. Già nel 1927 ebbe inizio il suo insegnamento nelle università italiane: nel 1927-1928 fu incaricato di diritto ecclesiastico a Ferrara; nel 1929 divenne libero docente in storia del diritto italiano; nel 1932 insegnò storia del diritto italiano a Cagliari; dal 1935 al 1957 fu professore ordinario di storia del diritto italiano a Modena, sede nella quale ricoprì anche la carica di rettore dal 1943 al 1947; dal 1953 al 1963 insegnò alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Trieste; infine, dal 1957 al 1979 fu professore a Padova, dove concluse la sua carriera accademica, dopo essere stato nominato professore emerito. A questa lunga e prestigiosa attività di studio ed insegnamento sono legati i numerosi riconoscimenti conferiti a M.: dall’anno della fondazione (1952) egli fece parte del consiglio del Centro di studi sull’alto medioevo di Spoleto, fu componente della International Commission for History of Ancient Parliaments, membro della Commission Internationale pour l’Histoire des Villes, vicepresidente dell’Association Internationale d’Histoire du Droit; ottenne la medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, la croce di prima classe “litteris et artibus” della Repubblica austriaca e fu proclamato dottore honoris causa della Facoltà di diritto dell’Università di Montpellier. Altra interessante conseguenza di questa lunga carriera accademica è costituita dalla riflessione su quasi un secolo di studi di storia del diritto in Italia che M. ebbe modo di ripercorrere in numerosi scritti, alcuni dei quali sono necrologi oppure discorsi pronunciati durante commemorazioni, mentre altri hanno un taglio più sistematico come, ad esempio, le voci che egli curò per il Dizionario biografico degli Italiani. Oltre che al mondo dell’università, M. fu molto legato anche alle istituzioni vocate agli studi di storia locale quali l’Istituto storico lombardo, l’Istituto veneto, l’Accademia patavina e soprattutto la Deputazione friulana di storia patria, di cui fu presidente dal 1963 al 1969 e poi dal 1978 al 1988. La sua straordinaria laboriosità, infine, è testimoniata anche dall’impegno con cui egli diresse alcune importanti riviste scientifiche quali l’«Archivio giuridico», l’«Archivio storico per la Svizzera italiana», «Raetia» e le «Memorie storiche forogiuliesi». La lunga e proficua attività di studioso di M. (conta oltre seicento titoli la bibliografia raccolta da Pamela Pieroni che si può consultare all’indirizzo internet www. ... leggiidr.unipi.it/iura-communia/bibliomor.htm) ha riguardato molteplici campi della vicenda medievale, superando spesso i confini della storia del diritto. È tuttavia possibile riconoscere alcuni filoni principali su cui lo storico si concentrò con diversa intensità nel corso del suo cammino. Negli anni Venti il giovane M. condusse sotto la guida di Arrigo Solmi, suo professore all’Università di Pavia, importanti ricerche dedicate alla storia del diritto romano dal secolo VIII al XII: su questo argomento – che fu anche l’oggetto della sua tesi di laurea – lo studioso si impegnò con costanza per quasi un ventennio pubblicando molti studi e importanti edizioni di fonti. Mentre si occupava della storia del diritto romano, egli prese anche ad interessarsi delle vicende delle comunità della Val Sesia (in Piemonte, ai piedi del massiccio del monte Rosa) e poi – dagli anni Trenta – della Valle d’Aosta, prediligendo in entrambi i casi i secoli dall’XI al XIII. M. toccò in questo modo tematiche allora assai frequentate dagli storici del diritto come, ad esempio, la storia dei comuni rurali, argomento che egli riprese all’inizio degli anni Quaranta quando, utilizzando la sua esperienza di storico dell’area alpina, studiò analoghe situazioni nelle comunità degli Appennini in occasione dell’edizione dei tardo-trecenteschi statuti di Predappio (in provincia di Forlì). Ma negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta M. si concentrò principalmente sullo studio della storia italiana durante il periodo carolingio e post-carolingio, dando alla luce alcuni saggi e soprattutto l’imponente monografia in due tomi intitolata L’età feudale (Milano, 1952-1953), una vasta sintesi costruita sulla consultazione di un’esorbitante quantità di fonti. L’elaborazione di questo grande studio può essere considerata una sorta di spartiacque nella vicenda intellettuale di M. che dagli anni Cinquanta in poi – dopo essersi trasferito a Padova – intraprese minuziose ricerche in nuovi ambiti: la storia dei longobardi e quella del Friuli medievale. Allo studio della storia dei longobardi in Italia M. si era già dedicato negli anni Trenta, ma fu solo dal secondo dopoguerra che scelse di farne il suo principale argomento di ricerca per oltre vent’anni (i principali contributi che egli dedicò al tema sono ristampati con alcuni importanti saggi di storia del diritto romano nell’alto medioevo nel volume Scritti di storia giuridica altomedievale, Pisa, 1977). In oltre cinquanta contributi lo studioso affrontò numerosi aspetti della storia dei longobardi in Italia, privilegiando di norma le vicende istituzionali del Regno e concentrandosi sull’azione dei principali sovrani. L’interesse di M. per le vicende del Friuli è legato al suo matrimonio con Giuliana Leicht, figlia del grande storico del diritto Pier Silverio. Già dal 1935 M. prese a frequentare la casa dei Leicht a Cividale, ma solo dalla fine degli anni Quaranta ebbe inizio la sua voluminosa produzione di studi di storia friulana che si sarebbe protratta sino alla vigilia della sua morte e avrebbe costituito il principale argomento delle sue ultime ricerche. Si tratta di pubblicazioni dal respiro diverso nelle quali lo storico, ormai affermato, ha potuto dare libero sfogo alle sue molteplici curiosità occupandosi anche di tematiche su cui, in precedenza, non si era soffermato come, ad esempio, la storia dell’arte oppure della vita religiosa. In molti casi i suoi interventi di storia friulana hanno l’aspetto del contributo affidato allo studioso celebre cui si chiedono le premesse o le conclusioni di atti di convegni oppure di altri tipi di volumi miscellanei (ed M. si concesse con grande generosità, partecipando in maniera fattiva ad innumerevoli iniziative locali). Altre volte – più raramente però – si tratta di saggi dal respiro ampio, risultato di indagini di prima mano sulla documentazione [come, ad esempio, nel caso dell’importante saggio I “feudi di abitanza” in Friuli, «Memorie storiche forogiuliesi», 54 (1975), 50-106], oppure di contributi in cui l’autore analizza aspetti regionali di tematiche cui stava dedicando studi d’orizzonte più largo [come nell’articolo Dal Ducato longobardo del Friuli alla Marca franca, «Memorie storiche forogiuliesi», 42 (1956-1957), 29-41]. Egli inoltre si distinse per una sistematica stesura di recensioni (ospitate principalmente nelle «Memorie storiche forogiuliesi», ma anche in altri periodici friulani, come ad esempio «Ce fastu?») nelle quali è passata in rassegna la produzione storiografica locale, e dove non mancano critiche anche severe per i contributi più deboli, quelli che rischiavano di diffondere un’immagine alterata del passato regionale [esemplare il saggio Il pericolo di provincializzare la storia friulana: “Cuintri storie dal Friul” di Giuseppe Marchetti e Francesco Placeani, «Ce fastu?», 44 (1978), 5-24]. Inoltre, sugli studi medievistici friulani M. incise anche grazie alle sue non comuni capacità di organizzatore: promosse campagne di scavi archeologici (particolarmente importante quella di Invillino in Carnia); diresse la Deputazione di storia patria; contribuì alla realizzazione di volumi monografici dedicati ai centri del Friuli, curati dalla Società filologica friulana; fu tra i promotori di convegni e mostre di grande respiro (come, ad esempio, I Longobardi, che si tenne tra Cividale e villa Manin di Passariano nel 1990). M. si spense a Cividale del Friuli il 14 ottobre 1990. La sua biblioteca e parte del suo archivio sono conservate presso l’Università di Udine. La parte principale delle sue carte sono depositate presso la Biblioteca comunale di Cividale.

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Bibliografia

C.G. MOR - G. ELLERO, Conversazioni sulla storia del Friuli d’Italia d’Europa, Udine, AGF, 1988; G. ZORDAN, Ricordo di Carlo Guido Mor, Padova, CEDAM, 1991; Carlo Guido Mor e la storiografia giuridico-istituzionale italiana del Novecento, a cura di B. FIGLIUOLO, Udine, Forum, 2003.

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