MENEGHINI GIACOMO

MENEGHINI GIACOMO (1851 - 1935)

pittore, burattinaio, fotografo

Immagine del soggetto

Autoritratto di Giacomo Meneghini, Jacun Pitôr, in una sala del ristorante Al Monastero di Cividale. La data «17. XI.1730» scherzosa: l'affresco risale al 18 settembre 1930.

Nato a Cergneu di Nimis (Udine) nel 1851, è conosciuto con il più familiare nome di “Jacun pitôr” con cui talvolta soleva firmare i suoi affreschi (altre volte, in omaggio alla parlata slava delle popolazioni delle Valli del Natisone per le quali soprattutto lavorava, si firmava “Jacop Malar”). È il più tipico dei pittori naïf del Friuli, non già guidato dal desiderio di far rivivere modelli colti che costituivano comunque la fonte unica d’ispirazione, ma dall’ingenua poesia del suo animo, dalla personale cultura di tipo contadino. La sua pittura va inserita nel contesto del fenomeno degli affreschi devozionali, che in Friuli affonda le radici lontano nel tempo, addirittura nel periodo medioevale, e caratterizza non solo l’ambiente rurale ma anche quello urbano. Autori ne sono “pittori” dilettanti attenti più all’iconografia che all’arte: talvolta sono gli stessi proprietari dell’edificio a cimentarvisi per voto, più spesso “pictores vagantes”, girovaghi “madonnari” che si portavano di paese in paese offrendo i loro servigi. M. raccoglie, e in un certo senso sublima, questa tradizione. Viveva da bohémien, dormiva nei fienili, era buono, ma ruvido e scontroso, si portava appresso gli attrezzi del mestiere, pennelli, spatole che costruiva da sé, così come i colori che mescolava con il latte che chiedeva – lo si ricorda in decine di aneddoti – ai proprietari delle abitazioni in cui doveva dipingere. Era dotato di un umorismo popolaresco, espresso talvolta in scritte scherzose accanto agli affreschi: ad esempio in quelli eseguiti nella cantina dei conti Romano, a Spessa di Cividale (che costituiscono il suo “ciclo” più ampio), o nell’osteria “Alla Speranza” di Cividale dove, sotto il suo “autoritratto” (così descritto da Ermacora: «cappellino rosso in testa, fazzoletto rosso al collo, barba di rame intorno al volto terroso, due fiori ai lati a significare il suo amore per la natura»), appose le parole: «Jacun pittor / al và a bujacis daur / el vappòr» [Giacomo pittore/ raccoglie sterco / dietro la vaporiera]. Jacun pitôr, che prima di dedicarsi alla pittura fece il burattinaio e il fotografo, praticando tali attività dai Bèrici al Quarnero, coltivava un innato e profondo sentimento religioso che lo portò a dipingere immagini sacre – ingenue ma vivacemente espressive – in numerosissime località delle Valli del Natisone (a Canalutto di Torreano, Tercimonte. ... leggi Montemaggiore di Savogna, Obenetto e Peternel di Drenchia, Dus…), del Friuli Orientale (Savorgnano al Torre, Povoletto, Moimacco, Orsaria e Leproso di Premariacco…), ma anche nel Pordenonese, a Caneva, ad esempio, dove aveva amici. Gli venne perfino affidata la decorazione della chiesa di Dolegna del Collio (affreschi malauguratamente perduti alcuni decenni or sono) e della chiesa di S. Leonardo a Gramogliano (Corno di Rosazzo): S. Ermacora e i ss. Paolino d’Aquileia e Fortunato e S. Rocco (1900). Morì nell’ospedale psichiatrico di Udine nel 1935.

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Bibliografia

C. ERMACORA, Vino all’ombra, Udine, Edizioni de La Panarie, 1937, 211-222; G. MARIONI, Jacun pittôr, «Avanti cul brun!», 7 (1940), 77-81; A. CICERI, Jacun pitôr, Udine, SFF, 1974; B. FABRETTI, Jaucm [sic!] pitor 1851 al secolo Meneghini Giacomo, in Nimis. Un calvario nei secoli, Nimis, B. Fabretti, 1982, 172-179; L. RUPOLO, Ricordo di Jàcun pitôr, «Quaderni del Lombardo-Veneto», 35 (1992), 60-63; A. NICOLOSO CICERI, Jàcun pitôr, «Immaginifico», 4/13 (1996), 36-38; L. RIGONAT, Jacum pitôr. Giacomo Meneghini di Cergneu di Nimis, Nimis, Comune di Nimis, 2002; Corno di Rosazzo. La sua storia, la sua gente, a cura di M. VISENTINI, Cividale, Edizioni Cooperativa Alea, 2007, 662-664.

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