LACCHIN GIUSEPPE

LACCHIN GIUSEPPE (1857 - 1929)

imprenditore

Immagine del soggetto

L'imprenditore Giuseppe Lacchin.

Nacque a Venezia il 29 luglio 1857 da una famiglia originaria di Budoia. Le necessità della vita lo obbligarono a interrompere gli studi, limitati alla seconda classe elementare, per aiutare i genitori nella piccola impresa di trasporti; appena dodicenne iniziò poi il suo tirocinio di lavoro come aiutante di un conduttore, accompagnandolo nei suoi viaggi dal Friuli a Venezia. Nel 1875 si trasferì a Sacile ed avviò la propria attività commerciale di uova e pollame, che ben presto indirizzò verso i mercati esteri con succursali anche a Londra e a Parigi. Per risolvere il problema della conservazione delle uova da esportare, dopo i primi fallimentari esperimenti compiuti in una vecchia fabbrica del ghiaccio a Milano, costruì a Sacile un apposito frigorifero, il primo in Europa. Per sopperire alla necessità di casse da imballaggio creò una segheria, presto trasformata in uno stabilimento per la fabbricazione di mobili, con magazzini e deposito di legname proveniente dai boschi nel frattempo acquistati; in città aprì inoltre un magazzino di ferramenta, attivò fabbriche di birra e liquori e una fornace di laterizi, con cui produrre materiale da costruzione per le case operaie destinate ai suoi dipendenti. Al 1890 risale l’attività che gli diede fama internazionale, il commercio della selvaggina giovane viva, fatta giungere direttamente dai mercati egiziani, libici, balcanici, greci, ed esportata risolvendo il problema dell’alimentazione con l’impiego di “gaveurs” ai posti di frontiera e nei suoi magazzini europei. Alla fine del secolo L. rivolse la propria attenzione all’industria sacilese del carbonato di calcio, all’epoca alquanto trascurata, presentandosi all’Esposizione di Londra del 1904 con un prodotto di elevata qualità e con una lavorazione di oltre diecimila tonnellate annue. ... leggi Convinto promotore di centraline elettriche per alimentare i propri stabilimenti, nel 1906 fece realizzare, su progetto dell’ingegner Ugo Granzotto di Sacile, un’apposita opera di canalizzazione in località Camolli. All’attività imprenditoriale affiancò la partecipazione alla vita politica della cittadina: eletto sindaco una prima volta nell’agosto 1899, si dimise dalla carica nell’aprile 1904 per i molteplici impegni che gli derivavano dalla sua attività; durante il mandato, nel 1903 Sacile fu finalmente provvista di un acquedotto. Ritornò come assessore dal giugno 1905 a fine estate 1906; nominato nuovamente sindaco agli inizi di ottobre 1908, rassegnò tuttavia le dimissioni dopo alcune settimane, limitandosi in seguito a ricoprire il ruolo di consigliere. All’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale, la ditta Lacchin diede fondo alle riserve per fornire all’esercito ingenti quantità di legname per le trincee e qualche milione di uova refrigerate. Dopo la disfatta di Caporetto, L. riparò con un centinaio di profughi, suoi dipendenti, a Parma, dove visse commerciando vini tra la Sicilia e la Francia, grazie all’aiuto finanziario di alcuni vecchi clienti. Terminata la grande guerra, fu tra i primi a rientrare a Sacile per affrontare la ripresa della città, duramente colpita da devastazioni, saccheggi e incendi dell’occupazione austro-germanica. Anche gli stabilimenti Lacchin erano stati completamente rasi al suolo, i macchinari distrutti nel corso della raccolta ferro o esportati nei Paesi dell’Impero; in uno degli ultimi bombardamenti italiani, nell’ottobre 1918, era scomparso pure il filatoio di Sant’Odorico, tenuto fino ad allora in attività dagli austriaci utilizzando prigionieri italiani. Oltre a ricostruire il refrigerante, gli stabilimenti industriali e gli impianti idroelettrici, L. ripristinò su nuove basi la fabbrica della S.a. Birra Pordenone, di cui era presidente; altrettanto decisivo fu l’impulso dato, in qualità di azionista e dirigente, alle imprese telefoniche venete e friulane. Al 1925 risale la sua cospicua elargizione al comune per istituire a Sacile una Scuola di arti e mestieri, in seguito divenuta Scuola professionale. Insignito delle onorificenze di commendatore della Corona d’Italia e cavaliere del lavoro, L. fu anche consigliere provinciale per il mandamento di Sacile dal 1899 al 1912, membro autorevole della Camera di commercio e consigliere di amministrazione della Società auto-industriale friulana. Tra i fondatori della Società operaia di mutuo soccorso di Sacile, cui fece dono della prima bandiera, venne nominato alfiere onorario della stessa. Alla sua morte, avvenuta improvvisamente il 12 febbraio 1929, lasciava 50.000 metri quadri di impianti tra cantieri, frigoriferi, officine, segherie, fornaci, depositi, molini, edifici residenziali per i dipendenti. Sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero urbano di Sacile, a vegliare la tomba fu posto un possente Mercurio in bronzo, opera dello scultore Francesco Modena, dono degli industriali friulani. La sorella Lucia, interpretando i desideri del defunto (vedovo e senza figli), stabilì una generosa distribuzione di denaro ai poveri, erogando inoltre una somma considerevole per un’opera di beneficenza, secondo il giudizio di un’apposita commissione formata dall’onorevole Luigi Gasparotto, dal conte Ezio Bellavitis e dall’avvocato Gio Batta Cavarzerani. L’elargizione fu impiegata nella Casa di riposo e parzialmente nel restauro di palazzo Ragazzoni Flangini Biglia, acquistato da L. agli inizi del secolo e donato dalla stessa Lucia al comune nel 1934 affinché, come recita la lapide commemorativa, vivesse nei concittadini il ricordo del fratello: …CHE D’ARDITE FECONDE INIZIATIVE PROPUGNATORE NEI COMMERCI E NELLE INDUSTRIE ENTRO E FUORI I CONFINI DELLA PATRIA FORTEMEN-TE OSANDO E OPERANDO ECCELSE. In memoria dei suoi meriti imprenditoriali, che concorsero a diminuire la disoccupazione e la conseguente emigrazione, Sacile gli dedicò il viale realizzato nel 1855 in occasione della costruzione della ferrovia; nel 1931 venne poi aperta via Ponte Lacchin, che collega mediante un ponte in cemento sul Livenza il viale stesso e via Balliana, attraversando terreni appartenuti alle due famiglie.

Chiudi

Bibliografia

Sacile - Nuova forza motrice, «Il Gaz. Rivista tecnica mensile illustrata dell’industria del gaz dell’elettricità, degli acquedotti e della municipalizzazione in Italia», 5/53 (1906), 240; Grave lutto per il Friuli, «La Patria del Friuli», 13 febbraio 1929; Le solenni onoranze funebri al comm. Lacchin, ibid., 15 febbraio 1929; Precursori dell’industria italiana: Giuseppe Lacchin, «L’Illustrazione italiana», 1933, 671; G. DE MARZI, Rievocazioni di veneti grandi suscitatori di attività industriali commerciali agricole, Padova, Soc. Coop. Tipografica, 1938, 81-103; G. MARCHESINI, Annali per la storia di Sacile anche nei suoi rapporti con le Venezie, Sacile, Tipografia Editrice Bellavitis, 1957, indice; Storie di Uomini e Aziende nel Friuli Occidentale, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 1995, 47-49; N. ROMAN, Sacile 1899. Un anno di cronaca, Sacile, Edizioni La Quercia, 1999, 29-32; Mille protagonisti, 247-248; E. CHINA, Gli amministratori del comune di Sacile nel XX secolo. Vicende politiche, Sacile, Comune di Sacile, 2001, 13-15, 18; G. L. BETTOLI, Una terra amara. Il Friuli occidentale dalla fine dell’Ottocento alla dittatura fascista, I-III, Udine, IFSML, 2003, indice; N. ROMAN - A. MIOTTI, Sacile tra Ottocento e Novecento, Treviso, Canova, 2004, passim; IID., Sacile nell’anno dell’occupazione austro-germanica (1917-1918), Padova, Editoriale Programma, 2008, 35, 80 n. 48, 163-164.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *