COLLINO PIETRO (1868-1918)

COLLINO PIETRO (1868-1918)

emigrante, imprenditore

Immagine del soggetto

Il costruttore Pietro Collino.

Inghilterra, Francia e Germania, subito dopo la metà del XIX secolo avevano già notevoli reti ferroviarie. Anche la Russia volle mettersi al passo per sfruttare le imponenti risorse ambientali e minerarie della Siberia. La costruzione della Transiberiana fu deliberata dallo zar Alessandro III il 17 marzo 1891 e i lavori, sul ramo principale, durarono dal 1891 al 1906. Fu costruita in gran parte con capitali e tecnologie francesi. Da Mosca a Vladivostok è lunga 9288, in sintesi essa supera 9 meridiani e 7 fusi orari. Alla sua costruzione contribuirono anche operai friulani, in gran parte provenienti dall’Arzino. Il primo contingente di operai partì da Clauzetto nel febbraio del 1894, ma già nel 1893 tra Omsk e Tomsk lavorava l’impresario Pietro Brovedani. Tagliapietre, scalpellini, carpentieri, muratori e manovali furono impegnati per lo più sull’ansa del lago Baikal (lunga 250 km) e tra Irkutsk e Cita, quasi ai confini con la Cina. Tra i diversi impresari si distinse Pietro Collino. Egli nacque a San Rocco di Forgaria nel 1868 da Pietro (soprannome di famiglia Fragniç) e da Antonia Tambosco. Frequentò la scuola fino alla seconda elementare e a undici anni emigrò in Romania e poi in Austria dove nel 1885 completò l’apprendistato. Si trasferì negli Stati Uniti e verso il 1891 tornò in Friuli. Trentenne era già in Siberia dove fece “compagnia” con tre soci: Domenico Indri, Gio.Batta Vidoni e Giovanni Toffoli. Alle sue dipendenze lavoravano più di un centinaio di uomini provenienti da Pinzano e Valeriano, Travesio e Toppo, Castelnovo, Clauzetto, Artegna e Osoppo. ... leggi … leggi Dal 1901 al 1911, con l’ausilio dell’Indri, diresse a Mosca i lavori per la costruzione del Museo delle belle arti ‘Alessandro III’, un edificio in stile neoclassico del cui progetto era autore l’architetto Roman Ivanovic Klein. L’edificio ospita attualmente il Museo Puskin. Di tutta la sua intensa attività tenne un minuzioso diario in cui registrò acquisti di marmi, vettovaglie, stipendi a scalpellini, fabbri, marmisti e terrazzieri. Vi trova spazio anche la minuziosa cronaca dei disordini politici che avvennero a Mosca nel dicembre del 1905. In seguito costruì anche la cappella destinata ad accogliere le spoglie del granduca Sergio, zio dello zar Nicola II, ucciso nel 1905. Per le sue benemerenze, per le rare capacità imprenditoriali e per la specchiata onestà, il governo russo gli conferì un’onorificenza e una medaglia. Nel 1911 rientrò in Friuli e acquistò un terreno a Navarons di Spilimbergo per costruirvi una modesta abitazione. Non riuscì ad ultimarla: morì il 24 ottobre 1918.


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Bibliografia

N. CANTARUTTI, I ponti sulla Transiberiana e il Museo di Mosca. Un costruttore friulano fra ladri, granduchi e Rivoluzione, «Ce fastu?», 52 (1976) [ma 1977], 27-74; G. COLLEDANI, Sulla Transiberiana, in Âs, 747-764; A. FLORAMO, G. COLLEDANI, Sogni e lavoro nelle storie dei Friulani, «Sot la Nape», LXV/1-2 (2013), 78-88; ID., Da Clauzetto a Vladivostok, «Il Barbacian», XXI/2 (1984), 46-49.

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