FABRIS ANTONIO

FABRIS ANTONIO (1792 - 1865)

medaglista

Immagine del soggetto

Antonio Canova, busto in argento di Antonio Fabris, 1830 ca. (Udine, Civici musei).

Fu calcografo, argentiere, medaglista, legatore di gemme. Nato a Udine il 24 novembre 1792 da Domenico, ebbe un’infanzia modesta. Iniziò a lavorare come garzone di un barbiere, il quale intuì le sue doti artistiche e lo spinse a proseguire gli studi. Nel 1812 fu alla bottega dell’orefice Giacomo Cressa; nello stesso anno si sposò con Giacoma Pillinini da Tolmezzo, dalla quale ebbe un figlio, Domenico. Negli anni seguenti, preso a benvolere da alcuni esponenti della nobiltà e della cultura friulana, cominciò ad esercitare in proprio. L’architetto Giovanni Battista Bassi gli commissionò nel 1823 una medaglia – con il busto ad altorilievo di Antonio Canova sul diritto e il prospetto del sarcofago dello scultore sul rovescio – in occasione delle celebrazioni volute dalla città di Udine per onorare il grande artista scomparso nell’ottobre dell’anno precedente. Altre medaglie, con pressoché analogo profilo del Canova, vennero coniate, nel 1823, dal veronese Francesco Putinati e dal romano Giuseppe Girometti, ma quella di F. fu particolarmente lodata, specie dal Cicognara, per la finezza e l’eleganza dell’esecuzione. È la prima opera di F., che qualche anno più tardi eseguì anche un busto in argento di Antonio Canova, oggi nel Museo di Udine, traduzione in piccolo formato dell’autoritratto del 1812, conservato nel tempio di Possagno. Altre medaglie F. incise in Udine nel 1827, per il cenotafio del Canova nella chiesa dei Frari di Venezia e per il patriarca di Venezia Ladislao Pyrker; poi, tra la fine del 1828 e l’inizio del 1829, si trasferì a Firenze dove, insieme con il figlio, aprì uno stabilimento calcografico, dedicandosi all’incisione di sigilli, di stampe, di bolli chiudilettera (ne rimangono due piacevoli serie realizzate tra il 1839 ed il 1844) ecc. ... leggi: attività artigianale di buon livello, alla quale continuava ad affiancare la fattura di medaglie. Tra queste, quella del 1830 con la facciata del Teatro della Concordia di Pordenone progettato dal Bassi, del 1831 con il cenotafio di Dante a Firenze, del 1832 con il tempio di Canova a Possagno (1832). Le sue medaglie spesso ricordano momenti significativi della vita civile italiana: l’inaugurazione del ponte in ferro sull’Arno a Firenze (1836), l’inaugurazione del lungo ponte che unisce Venezia alla terraferma (1841), l’erezione del campanile e della facciata della parrocchiale di Codroipo (1847), la ricostituzione dell’Arcivescovado di Udine (1847), la posa della prima pietra della stazione della ferrovia meridionale di Trieste (1850); altre volte sono dedicate alla memoria di artisti amici (Filippo Giuseppini pittore, 1862; Antonio Marsure scultore, 1865). Più spesso sono celebrative di avvenimenti di portata locale o di personaggi conosciuti e non. In tutto, ne sono note una quarantina. F. coniò anche monete per la Zecca granducale di Firenze, dove pure lavorò avendo per capo l’incisore G. Bianchi. Nel 1847 si trasferì da Firenze a Venezia, dove assunse la carica di capo incisore della Zecca. Morta la moglie Giacoma nel 1853, si risposò nel 1862 con Giovanna Prosdocimo, dalla quale ebbe una figlia, Elisabetta. Morì a Venezia l’8 febbraio 1865. Partito inizialmente da un rigoroso neoclassicismo, cui lo spingevano sia l’ammirazione profonda per il Canova sia la frequentazione del Bassi, F. giunse «alle soglie del romanticismo, che in Friuli iniziò tardi, poiché i moduli classicisti, nell’accettazione provinciale utilitaria e tecnica, continuarono ad essere applicati fino oltre la metà del secolo, con uno scarto temporale notevole rispetto alla media nazionale» (Bucco).

Il figlio Domenico (talora confuso con l’omonimo pittore), nato a Udine nel 1812, fu calcografo, xilografo e disegnatore. Lavorò con il padre a Firenze, incidendo i legni per una Divina Commedia stampata nel 1840 nella tipografia di famiglia. Gli si attribuiscono le incisioni con i ritratti di Giulio II (dal dipinto di Raffaello) e di Vogel von Vogelstein. Dopo aver studiato all’Università di Padova (1844), si trasferì con il padre a Venezia (1847). Progettò l’edificio della stazione ferroviaria di Treviso (demolita) e lavorò in seguito a Pordenone. Morì a Torino nel 1893.

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Bibliografia

V. OSTERMANN, Numismatica friulana. Le medaglie, «AAU», s. II, 5 (1878-1881), 147-149, 161-163; A. PICCO, Cenni biografici dell’insigne incisore cav. Antonio Fabris di Udine, «Giornale di Udine», 30 giugno, 4, 7 e 11 luglio 1883; G. COSTANTINI, Friulani poco noti o dimenticati. Antonio Fabris (1792-1865), «Pagine friulane», 16/2 (1903), 19-22; ID., Friulani poco noti o dimenticati. Domenico Fabris (1812-1893), ibid., 26/3 (1903), 44-45; 5Triennale Italiana della medaglia d’arte. Mostra della medaglia neoclassica in Italia. Catalogo, a cura di E. TERENZANI, Udine, Ciac Libri, 1981, 166-169; ROSSITTI, Dizionario, 34-35; G. BUCCO, La cultura udinese del Neoclassicismo e l’opera di Antonio Fabris, in La medaglia neoclassica in Italia e in Europa. Atti del IV convegno internazionale di studio (Udine, 20-23 giugno 1981), Udine, Ciac Libri, 1984, 93-113; M. SAVIO, Antologica della medaglia friulana dal ’400 al ’900, in VI Triennale italiana della medaglia d’arte, Udine, Ciac Libri, 1984, 119-128; C. JOHNSON - C. DONAZZOLO CRISTANTE, Fabris, Antonio, in DBI, 43 (1993), 775-776; Da Napoleone al Fabris. Medaglie dei Civici Musei di Udine, a cura di M. BUORA, con la collaborazione di M. LAVARONE, Udine, Civici musei, 1997, 104-164; M. BUORA, Oltre lo specchio di una medaglia. Antonio Fabris, Filippo Giuseppini, Giovanni Battista Bassi, Francesco Dall’Ongaro e Caterina Percoto nel Friuli asburgico, in La tradizione classica nella medaglia d’arte dal Rinascimento al Neoclassicismo. Atti del convegno di studi (Udine, 23-24 ottobre 1997), a cura di M. BUORA, Trieste, ER, 1999, 224-242; G. BERGAMINI, Fabris, Antonio, in SAUR, 36 (2003), 109.

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