STRASSOLDO DI GRAFFEMBERGO MARZIO (1939-2017)

STRASSOLDO DI GRAFFEMBERGO MARZIO (1939-2017)

rettore, politico

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Il rettore dell'Università di Udine Marzio Strassoldo.

Discendente da una delle famiglie nobiliari più antiche del Friuli, nacque a Gorizia il 23 dicembre 1939. Personaggio complesso, cresciuto in un ambiente famigliare ricco di stimoli, seguì un percorso culturale multiforme. Il suo sincero amore per il Friuli si associava a curiosità e comprensione per i diversi mondi culturali con cui veniva in contatto, e la sua viva attenzione per i problemi locali conviveva con il costante interesse per le dinamiche socio-economiche e politiche più ampie. Locale e globale, particolare ed universale costituirono le coordinate del suo percorso culturale, ed all’interno di esse si mosse come Rettore dell’Università di Udine (1992-2001), come presidente della Provincia (2001-2007), e come promotore di numerose iniziative culturali. Il suo obiettivo fu sempre quello di rafforzare e valorizzare il Friuli e le sue istituzioni non costruendovi attorno delle barriere difensive ma attivando processi innovativi per diventare protagonisti e favorendo contatti e scambi con altre realtà. In famiglia M.S. ebbe tre madrelingue: italiano, friulano e ungherese. L’ungherese gli era stato trasmesso dalla madre, mentre il friulano lo apprese dalla balia friulana che parlava solo nella propria lingua. Apprese anche elementi di tedesco da parenti della famiglia Waldburg del Baden-Württemberg. Anche se prevalse l’italiano, attraverso le lingue che gli erano state trasmesse assorbì specifici tratti culturali. La madre, originaria di Budapest, apparteneva all’alta borghesia intellettuale (suo padre fu anche Rettore del locale Politecnico) di quella che negli anni Venti e Trenta era una delle massime metropoli d’Europa, piena di vita, stimolante, multietnica. Il friulano permise a M.S. di vivere in modo diretto e pieno la realtà del territorio in cui abitava esprimendosi nella lingua degli abitanti, per la maggior parte contadini e il resto muratori ed operai delle industrie vicine. ... leggi Con il tedesco gli veniva trasmesso anche l’amore per l’alta cultura tedesca. Il percorso scolastico di M.S. si svolse nelle diverse città cui veniva destinato il padre Carlo, ufficiale della Marina Militare. Dopo le elementari a Strassoldo e le medie a Cervignano, frequentò il ginnasio-liceo “Jacopo Stellini” di Udine, per poi continuare gli studi liceali a Venezia, Ancona, Roma. Nel 1959 si iscrisse alla facoltà di Economia e commercio della Sapienza, per poi passare a Napoli e infine, in seguito alla morte del padre nel 1961 e il ritorno della famiglia nella casa avita, completare gli studi all’Università di Trieste, dove si laureò nel 1967 con una tesi di geografia economica riguardante la Bassa friulana. Nell’ateneo giuliano intraprese la carriera accademica fino a vincere la cattedra di Statistica economica (1986). Collaborò a diverse ricerche empiriche riguardanti l’economia e la società del Friuli e della regione. Erano gli anni Settanta e i primi anni Ottanta, un tempo particolare in cui si credeva nella programmazione razionale e coerente degli interventi pubblici e, pertanto, il processo decisorio partiva dalla conoscenza delle dinamiche sociali ed economiche. Nel 1977 curò l’impianto metodologico di una corposa ricerca sulla situazione sociolinguistica del FVG, impianto poi replicato per tutte le successive ricerche su questo tema, fino al 2012. Per comprendere appieno la figura di M.S. è opportuno ricordare i suoi due principali interessi culturali giovanili, la linguistica e la politica. L’esposizione a tante lingue – oltre a quelle già ricordate, l’inglese e il latino e greco del liceo – lo spingeva a confrontarle, trovare somiglianze e differenze, collegarle ai contesti socioeconomici, vederne gli sviluppi storici. La passione per la politica fu strettamente collegata, da una parte, alle tensioni internazionali che caratterizzarono il ventennio successivo alla seconda guerra mondiale originate dallo scontro fra “mondo libero e “mondo comunista” e, dall’altro, all’esperienza diretta della contrapposizione fra comunisti e anticomunisti particolarmente viva nel territorio dove viveva. Convinto liberal-democratico e oppositore dell’ideologia marxista, giustificava filosoficamente, cioè razionalmente, la propria posizione non cercando argomentazioni, dati, documenti contro il comunismo ma dimostrando la superiorità morale del liberalismo. In quel periodo aderì al Partito Nazionale Monarchico, una scelta per certi versi coerente con la sua cultura politica, se si considera che monarchici erano liberali di grande prestigio, come Croce, De Nicola, Montanelli, e che alcune delle più solide democrazie europee erano – e sono – monarchie. Con l’inizio della carriera accademica interruppe la partecipazione attiva alla politica, rimanendo estraneo anche ai movimenti autonomisti friulani.  Riprese l’impegno politico negli anni Ottanta, quando fu anche eletto (1985) Consigliere comunale di Cervignano nelle file della Democrazia cristiana. Non venne mai meno, invece, l’impegno per i problemi locali, animando associazioni come la Pro Loco di Strassoldo, di cui fu per diversi anni Presidente, e il Consorzio dei Castelli del Friuli-Venezia Giulia, alla cui costituzione partecipò nel 1967 e che presiedette per decenni. Nel 1987 venne chiamato all’Università di Udine a ricoprire la cattedra di Contabilità economica nazionale. Tre anni dopo l’allora Rettore Franco Frilli lo scelse come pro-rettore vicario; nel 1992 fu eletto Rettore. Sentiva profondamente il compito storico dell’Università rispetto al Friuli, esplicitato nella legge istitutiva: “Contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita economica del Friuli e di diventare organico strumento di sviluppo e rinnovamento di filoni originali della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli” (art. 26 della l. 546/1977). Si impegnò a consolidare l’Ateneo e a renderlo autorevole, competitivo ed attrattivo, in un contesto universitario nazionale ancora ingessato e in cui dominavano la tradizione e il prestigio delle vecchie università e delle grandi scuole disciplinari; e in un contesto regionale in cui permaneva la posizione predominante dell’università di Trieste. In seguito (2011) tale riferimento al Friuli scomparve anche dallo statuto dell’ateneo. Come Rettore, M.S. si mosse su quattro linee di azione: costruire un forte legame fra Università e Friuli; completare e migliorare l’offerta didattica; offrire servizi eccellenti agli studenti; imprimere all’ateneo un deciso orientamento all’innovazione. Superando molti ostacoli – tra cui il principio di “non concorrenzialità” con Trieste, e alcune sorde opposizioni anche interne a Udine – egli riuscì a costruire due nuove Facoltà, di Formazione Primaria (ex Magistero), nel 1996, e Giurisprudenza, nel 1998.  Inoltre promosse, a partire dal 1992 la Scuola Superiore, istituzione di eccellenza riservata a giovani di particolare capacità, per la quale fu ristrutturata la sede dell’ex Collegio di Toppo-Wasserman. Favorì il rientro a Udine di docenti e ricercatori friulani già operanti in altre sedi per arricchire l’ateneo friulano delle esperienze acquisite in altri contesti. Assieme all’Ente Friuli nel Mondo promosse un censimento dei docenti di origine friulana presenti nelle università dei paesi dove più massiccia era stata l’emigrazione dal Friuli, raccogliendo oltre trecento schede. Aprì nuove sedi universitarie (Gorizia, Pordenone, Gemona, Cormons) per facilitare l’accesso agli studi superiori del maggior numero di giovani, in particolare quelli appartenenti a famiglie con redditi medio-bassi; per costruire su tutto il territorio una rete di centri di alta formazione che avrebbero dovuto favorire uno stretto rapporto fra università e realtà finalizzato alla crescita economica e culturale di tutto il Friuli; infine, per rafforzare l’unità del Friuli storico, contro le evidenti tendenze centrifughe, nel Pordenonese e nel Goriziano. Promosse l’istituzione di centri di formazione e di ricerca in cui collaborassero università, istituti scolastici, associazioni di categoria, imprese, per offrire opportunità di crescita professionale ai giovani e di innovazione tecnologica alle imprese: ad esempio, Friuli Formazione (1995) e Friuli Innovazione (1999), cioè il Parco Scientifico-tecnologico di Cargnacco. Nel 1995 avviò il centro per la brevettazione dei risultati delle ricerche svolte nell’Università, iniziativa pionieristica nel sistema universitario italiano. Nello stesso anno fondò la ‘Forum’, la casa editrice universitaria di Udine. Contando anche su un corpo accademico – docenti, ricercatori, tecnici, amministrativi – particolarmente giovane, recepì efficientemente, e più rapidamente di altri, a volte anticipandole, le riforme suggerite o imposte dalla legge nazionale 168 del 1989 sull’autonomia universitaria, e da quelle successive fino al 1999. In quel decennio M.S. fu impegnato nell’elaborazione dello Statuto dell’Ateneo (1993) e poi dei regolamenti subordinati. Introdusse l’organizzazione dipartimentale dell’Ateneo e istituì diversi organi (Consiglio degli Studenti, Ufficio del Garante, Ufficio Relazioni con il Pubblico, Centro di Orientamento e Tutorato, Nucleo di valutazione). Avviò il controllo di gestione e l’informatizzazione integrale delle attività, anche didattiche. Attuò rapidamente la riforma detta “processo di Bologna” (1999), con l’introduzione dei crediti formativi e l’articolazione degli studi in tre livelli (laurea, laurea magistrale, master/dottorato); inserì nel 2000 i corsi trasversali, obbligatori per tutti gli studenti, di inglese, informatica, cultura del lavoro, comunicazione. Istituì il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Cultura e sulla Lingua del Friuli (1995), malgrado forti opposizioni interne. Oltre a considerare il tema della lingua e della cultura fondamentale per lo sviluppo del Friuli e per la conservazione della sua identità, riteneva il Cirf un atto dovuto, giusta la legge istitutiva dell’Ateneo. L’impegno di M.S. come Rettore conseguì risultati importanti e concreti. In molti settori, l’Università di Udine figurò ai primi posti nelle classifiche nazionali; e durante i suoi mandati gli iscritti passarono da 9.282  a 15.400. Nel 2001, non rieleggibile a Rettore dopo il terzo mandato, lasciò la carica tre mesi prima della scadenza, accettando la candidatura alla presidenza della Provincia di Udine come indipendente e autonomista in una coalizione di centrodestra. Vinse le elezioni e fu confermato ampiamente nel 2006 con il 57,8% dei voti. Nella nuova carica, contrastò il disegno accentratore promosso dall’allora presidente della Regione, l’ex sindaco di Trieste Riccardo Illy, che assegnava alla propria città un ruolo sempre più predominante a scapito del Friuli.  M.S., che conosceva a fondo ambedue le realtà, riteneva che ciascuna avesse peculiarità e interessi diversi, da valorizzare con due percorsi istituzionali separati, sul modello Trento-Bolzano. Sostenne con forza che l’autonomia speciale al FVG era stata concessa dai Costituenti anche per le peculiarità linguistiche di questo territorio, e che dopo la sistemazione del confine e la sua totale apertura, la valorizzazione delle lingue delle minoranze, tra cui quella friulana, rimaneva l’unico fondamento della specialità.  Perciò creò all’interno dell’amministrazione provinciale una robusta Direzione per la promozione della lingua e cultura friulana; assunse, come Presidente della Provincia, anche la presidenza dell’Ente del Friuli nel Mondo (2003-2006); creò l’Assemblea delle Provincie del Friuli, cui aderì quella di Pordenone. Nel 2001 appoggiò il progetto del Nuovo Liruti. Dizionario Biografico dei Friulani con un finanziamento quinquennale. Senza la sua lungimiranza non si sarebbe potuto mettere in cantiere un lavoro così complesso, che richiedeva per la progettazione e la realizzazione un arco di tempo pluriennale. Con M.S. l’autonomismo friulano sembrò ormai vicino alla conquista del governo regionale, nelle elezioni del 2008. A questo punto, nel 2007, le forze “unitariste” e antifriulaniste, sempre dominanti in Regione e anche nella città di Udine, gli lanciarono contro – esattamente nel giorno della firma, sul ponte di Ragogna, della carta istitutiva dell’Assemblea delle Provincie del Friuli –   una denuncia alla Procura di “voto di scambio”. Frastornata dal tambureggiamento mediatico, la sua maggioranza lo costrinse a dimettersi. Cinque anni dopo egli fu pienamente scagionato dall’accusa, ma intanto le chances dell’autonomismo friulano furono azzerate. Tornò all’Università dove riprese, per un anno, l’insegnamento di Statistica Economica.  Dopo il pensionamento continuò a lavorare al Cirf, un centro delicato che da tempo molti volevano smantellare. Promosse la Societât Scientifiche e Tecnologjiche Furlane, con la relativa rivista bilingue Giornal Furlan des Sciences/Friulian Journal of Science. Si dedicò ad un tema che aveva iniziato a coltivare da tempo, cioè le valenze economiche delle minoranze linguistiche. Questa lunga ricerca risultò in una pubblicazione, di taglio fortemente tecnico-scientifico, solo nel 2016. Dedicò molta energia ad un’altra sua creatura, avviata nel 2005: l’associazione “Identità e Innovazione”, per la promozione, in via squisitamente politico-culturale, del progetto di un Friuli forte nelle sue radici storico-culturali ma in sintonia con le esigenze della modernità. A lato di questa, istituì il “Centro Studi Friulani”, con il compito specifico di pubblicare la rivista Autonomie-idee per il Friuli, e un’altra organizzazione, il “Movimento Autonomistico Friulano” (MAF), a carattere più propriamente politico-elettorale, per arrivare alla costituzione di un “partito etnico” friulano, sul modello della Union Valdotaine e della Volkspartei.  Per molti anni curò la redazione della rivista quindicinale on-line di “Identità e Innovazione”, dal titolo Gnovis. In ognuna, pubblicava proprie riflessioni, ricerche, documenti, notizie, in vari modi riferibili all’autonomia, all’identità e al futuro del Friuli, e contro le sempre più preoccupanti tendenze di nuovo centralismo, scatenate sia a livello nazionale che regionale. Denunciò a lungo, e con forza, l’attacco contro le Provincie, presentate come enti inutili e fonte di scandalosi sprechi; nei suoi scritti documentò con dati inoppugnabili l’infondatezza dell’attacco. Si scagliò anche contro le riforme volute dalla presidente della Regione FVG, Debora Serracchiani, e cioè l’abolizione delle Provincie del Friuli, caso unico in Italia,  e l’istituzione delle Unioni Territoriali Intercomunali (UTI), che portavano a compimento il vecchio disegno triestino di frantumare il Friuli, e inoltre svuotavano l’antichissima istituzione dei comuni. In tutte le numerose attività che volse, M.S. trasferì una notevole capacità di comunicazione, sia interpersonale che scritta: nel sollecitare la partecipazione; nell’organizzare e condurre riunioni; nel far circolare dati e informazioni. Caratteristicamente, ogniqualvolta gli veniva affidata un’Istituzione dedicava particolare cura alla pubblicazione di bollettini o riviste in cui documentare e far conoscere quanto l’istituzione faceva, e dove confrontare idee. L’ultimo suo impegno fu la partecipazione attiva a due campagne referendarie (2016): a favore dell’istituzione delle due Provincie Autonome, Friuli e Trieste, e contro le riforme costituzionali, di taglio neo-centralistiche, volute dal premier Matteo Renzi. Il 5 gennaio 2017, dopo una brevissima e incurabile malattia, moriva nella propria casa. Il suo decesso fu seguito da una lunga serie di onoranze, cerimonie e convegni, nei vari ambiti cui egli aveva dedicato la vita.

 

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Bibliografia

Bibliografia essenziale di Marzio Strassoldo : L’industrializzazione delle regioni centro-orientali, in L’Alpi e l’Europa, 3. Economia e transiti, a cura di J.F. BERGIER, Bari, Laterza, 1975; La domanda di istruzione universitaria nel Friuli-Venezia Giulia, Udine, Del Bianco,1975; Lingue e nazionalità nelle rilevazioni demografiche, Trieste, Cluet, 1977; Strumenti quantitativi per lo studio dei movimenti migratori, Pordenone, Grafiche editoriali, 1978 (con M.P. PAGNINI); Monografie, in Il reddito dei comuni italiani nel 1981, a cura di G. MARBACH, Torino, UTET, 1983; (curatela) Contabilità macroeconomica e tavole input-output regionali, Milano, Giuffrè, 1988; (curatela) L’ analisi della congiuntura economica locale: modelli, metodi e basi informative, Padova, Cedam, 1990; Reddito delle famiglie a livello comunale: metodi di stima e di analisi, Udine, CREF-ECOR, 1993; (curatela) L’azienda università: le sfide del cambiamento, Torino, ISEDI, 2001; Economia delle minoranze linguistiche: la tutela della diversità come valore, Roma, Carocci, 2016.   Scritti in onore di Marzio Strassoldo, a cura di A.F. DE TONI, Udine, Forum, 2018.

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