VERONA MAFFEO

VERONA MAFFEO (1566 - 1618)

pittore

Immagine del soggetto

La Vergine che affida il Bambino a San Francesco, pala di Maffeo Verona nella cappella iemale della chiesa delle Zitelle di Udine.

Le fonti più antiche attestano che M., nato a Verona nel 1576 circa, si trasferì a Venezia ancora fanciullo assieme al padre ed entrò nella bottega di Alvise Benfatto del Friso; a quest’ultimo maestro si doveva la sua formazione basata su canoni veronesiani e anche la sua notorietà, derivante in parte dal fatto che ne ereditò la bottega dopo la morte. Nelle opere giovanili il linguaggio dell’artista evidenzia una riflessione personale sui modi di Paolo Caliari, palese nell’uso di un cromatismo timbrico e nell’articolato gioco compositivo delle rappresentazioni nelle quali risalta l’attenzione per l’impianto scenico. Tuttavia nel corso del primo decennio del Seicento l’educazione espressamente veronesiana si arricchì di elementi tratti dal repertorio di Tintoretto e di Palma il Giovane, evidenti nell’uso di un chiaroscuro vibrante e in una nuova severità di impaginazione. Alla prima fase della carriera di M. appartengono la Crocifissione della chiesa veneziana di S. Stae, già ultimata nel 1604, opera schiettamente manierista; il Cristo morto sorretto da angeli della Gemäldegalerie di Dresda, definito da un chiaroscuro vibrante; la serie con i quindici Misteri del Rosario dell’Accademia Carrara di Bergamo, verosimilmente parte di una più ampia composizione; l’Assunzione della Vergine della parrocchiale di Varago (Treviso), dal carattere più decorativo. Difficilmente identificabili invece i «fregi coloriti con molta vaghezza», dipinti nella prima maturità per le case dei nobili veneziani e parzialmente riconosciuti dalla Vertova. Nel 1609 l’artista venne incaricato di realizzare l’apparato funebre per le solenni esequie di Ferdinando I granduca di Toscana nella chiesa veneziana dei Frari; dal 1611 al 1618, anno della morte, fu costantemente impegnato per la basilica di S. Marco in commissioni che comprendono cartoni per mosaici (Inferno; le quattro lunette della facciata), apparati effimeri, affreschi e dipinti, il più importante dei quali è Cristo in cattedra tra gli apostoli (1614), coperta feriale della pala d’oro marciana. ... leggi Le opere della maturità evidenziano prevalentemente scioltezza narrativa, intenti piacevolmente decorativi e un cromatismo elegante. Ne sono evidente esempio Cristo e la Samaritana delle Courtauld Galleries di Londra; San Giorgio uccide il drago della parrocchiale di Valle San Giorgio (Padova); la pala della chiesa di S. Francesco a Staffolo (Ancona), firmata e datata 1617, ultima realizzazione conosciuta del maestro. Tra le opere eseguite per la terraferma emerge il nutrito gruppo di tele presente a Udine, interessante perché contiene in sintesi tutta la parabola artistica di M. Per una felice concatenazione di eventi i dipinti sono conservati in gran parte nella chiesa delle Zitelle e nella annessa Casa secolare. Tra tutti spicca la pala dell’altare maggiore, la Presentazione della Vergine al Tempio, già in situ nel 1611, composizione che unisce all’insegnamento del Veronese un chiaroscuro privo di intenti drammatici. Del dipinto è noto, in collezione privata, un interessante disegno in gesso rosso, penna e inchiostro bruno, considerato dalla critica uno studio generale per la rappresentazione. Decorano invece la navata sei piccoli quadretti con Storie della vita di Maria, dove il rigore formale lascia il posto a una felice vena narrativa, mentre in controfacciata è posta l’assai rovinata tela dell’Assunzione della Vergine tra i santi Ermacora e Fortunato, tutte opere legate da una notevole omogeneità stilistica e iconografica e dal carattere più intimo. Questi dipinti, da collocare agli esordi del XVII secolo, provengono dal legato disposto a favore della chiesa dal veneziano Paolo Tiepolo, decano del capitolo di Aquileia e munifico benefattore della congregazione. L’attenta lettura delle fonti documentarie permette di ipotizzare che tali opere decorassero un tempo la cappella privata della casa del decano; inoltre è possibile che sia stato lo stesso Tiepolo, veneziano e ammiratore di M., a suggerire il nome dell’artista alle Zitelle come artefice della pala dell’altare maggiore. Appartengono invece ad una nuova temperie culturale le due eleganti tele con La Vergine che affida il Bambino a san Francesco e Cristo che incorona santa Caterina da Siena conservate nella cappella iemale. Di analoghe dimensioni, legate da una stessa struttura compositiva e cromatica, ideate come manifestazioni delle gioie e delle pene della vita contemplativa, esse sono concepite in pendant e ben si collocano tra le realizzazioni della maturità. Sono forse portelle d’organo invece i due dipinti, del secondo decennio del Seicento, raffiguranti lo Sposalizio della Vergine e il Transito di san Giuseppe, del duomo di Udine, compositivamente ben articolati, caratterizzati da una luce incisiva e netta e da una tavolozza intensa. Ancora in attesa di uno studio sistematico, essi sono stati più volte replicati dagli artisti delle generazioni successive. Recentemente sono state infine riconfermate a M. quindici piccole tele con i Misteri del Rosario (Udine, Museo diocesano), provenienti dalla chiesa domenicana di S. Pietro Martire di Udine dove decoravano l’altare dedicato alla Madonna del Rosario; si tratta di semplici composizioni definite da candore narrativo, linguaggio intimistico e cromatismo sfumato, elementi che fanno propendere per una datazione intorno al 1612.

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Bibliografia

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