PORTA (DELLA) GIOVANNI BATTISTA

PORTA (DELLA) GIOVANNI BATTISTA (1867 - 1954)

erudito, letterato, sopraintendente alla biblioteca, catalogatore

Immagine del soggetto

Giovanni Battista della Porta nel 1915.

Nacque a Firenze il 4 aprile 1867 dal conte Adolfo e dalla contessa Laura di Colloredo Mels. Degli studi di d.P. non è rimasta alcuna notizia, essendosi dispersi molti documenti dell’archivio familiare durante la prima guerra mondiale. Certamente il giovane ventenne viveva ancora a Firenze quando fu convocato per la visita di leva. Non si hanno notizie precise circa il periodo nel quale fu segretario del conte Ugo di Colloredo Mels, non però in Friuli, dove invece nel 1897 a Udine si sposò con Maria Amalia Chiussi, dalla quale ebbe tre figli; i due maschi gli premorirono senza che il nome della stirpe potesse continuare. La mole di lavori pubblicati e manoscritti da lui lasciata fa dedurre che la sua passione per la ricerca archivistica in Friuli fosse cominciata assai presto e lo avesse accompagnato per tutta la vita, pur permettendogli di attendere a vari e numerosissimi impegni sociali e culturali che la città gli offriva, mentre sua moglie era attivissima nella Croce Rossa Italiana. Il 21 giugno 1910 ebbe inizio il suo rapporto con il comune di Udine con la nomina a consigliere comunale per il settennio giugno 1910-luglio 1916. Neppure un anno dopo, il 26 aprile 1911, l’Accademia di Udine lo annoverò tra i suoi soci corrispondenti e il 5 marzo 1922 tra i soci ordinari. Alla vigilia della grande guerra (30 aprile 1914) il prefetto di Udine gli comunicò che era stato creato cavaliere della Corona d’Italia. Del suo interesse per le memorie della Patria del Friuli è specchio l’articolo Il grido d’allarmi a proposito dell’Archivio notarile («Il Friuli», 15 febbraio 1904). Era pertanto naturale che il comune nominasse d. P. “sopraintendente” della Biblioteca civica, funzione riconfermatagli e divenuta poi particolarmente importante durante il primo conflitto mondiale, quando si rese necessario estrapolare dal contesto di tutto il materiale della Biblioteca i documenti e i libri giudicati più preziosi da salvare nel caso di incursione nemica, come avevano già provveduto a fare altre città del Veneto. ... leggi Dapprima egli era contrario all’operazione, ma poi, in seguito alla decisione favorevole della giunta municipale udinese (2 febbraio 1917), espletò le pratiche relative al loro trasferimento, e il 19 marzo 1917 furono consegnati in 101 casse al rappresentante del Ministero dell’istruzione e inviate alla Biblioteca di Lucca. Nella notte del 28 ottobre 1917, d.P. profugo partì da Udine per raggiungere la famiglia a Bologna. Alla fine della guerra, ancora quale sopraintendente, redasse una relazione sullo stato postbellico del patrimonio librario e nell’anno successivo decadde dalla funzione. Continuava intanto la sua attività di ricerca. Per decenni l’assidua frequenza degli archivi gli permise di raccogliere una enorme messe di materiale che ordinò e trascrisse sotto diversi titoli nell’archivio di famiglia, donato alla Biblioteca civica di Udine, poi in buona parte trasferito all’Archivio di Stato della città. Dall’elenco degli argomenti si può dedurre che egli si occupò di problemi di lingua friulana, di toponomastica, di genealogie di varie famiglie, di misure, pesi, monete usate nel territorio fino al secolo XIX. Ammassò una quantità di notizie ricavate da archivi pubblici e privati con la preoccupazione positivistica dell’autorità del documento, che si accordava con la curiosità per lo stesso, e nel contempo con la necessità di catalogazione. Autorevoli studiosi friulani nella ricerca archivistica lo avevano preceduto, come Gian Domenico Guerra, Giuseppe Bianchi e Vincenzo Joppi, i quali potevano suggerire un sistema di lavoro che egli tuttavia incanalò nei suoi interessi e adattò alla sua personalità. Nella trascrizione era favorito da una grafia chiara, ordinata, leggibilissima per i lettori dei suoi manoscritti. Intanto si aggregava al gruppo degli appassionati studiosi che il 17 novembre 1919 fondarono la Società filologica friulana sotto la direzione di Bindo Chiurlo. Nominato membro della commissione da questa istituita per “la bibliografia della parlata e della letteratura friulana”, probabilmente in tale veste il d.P. poté offrire un suo lavoro, Grammatica pratica della lingua, dove affrontava il problema della grafia della lingua. Come da lui precisato nella prefazione di un’opera successiva (Toponomastica, 1928), essa costituì la base per la trascrizione dei nomi friulani che nel frattempo andava raccogliendo. Le notizie tratte dalle sue ricerche talvolta le elaborava in brevi articoli su riviste locali, come «Pagine friulane» (1902, 1903), «Il Friuli» (1904), «La Patria del Friuli» (1918, 1931, 1935), «Il Popolo del Friuli» (1935) e negli ultimi anni «Sot la nape» (1949, 1950, 1951, 1952, 1953), «Avanti cul brun» (dal primo numero alla sua morte). Molti titoli trasmettono il senso di malinconia che egli doveva provare davanti alle trasformazioni che gradatamente nella città si verificavano: Udine scomparsa, «Avanti cul brun», 1950; Udine che scompare, «Sot la nape», 1950; Uno storico fabbricato che scompare. La casa della contadinanza e un soggiorno udinese del Petrarca, «Patria del Friuli», 1918; Le case in demolizione per l’apertura di via Nazario Sauro, «Patria del Friuli», 1931; Le antiche mura della terza cerchia, «Il Popolo del Friuli», 1935; La via del Gelso, «Sot la nape», 1949; La cappella di S. Stefano dei Savorgnan, «Sot la nape», 1950. Si divertì forse con Teppisti aristocratici udinesi del secolo XVI, «Pagine friulane», 1902. Allargò lo sguardo alla regione raccogliendo sotto il titolo Voci e cose del passato in Friuli, rimasto manoscritto (BCU, Principale, 2294), come pure Allarmi aerei a Udine durante la guerra 1940-45 (ms ASU, della Porta, 11). Preparò anche una Tavola della corrispondenza fra le ore antiche italiane e le ore del tempo della media Europa centrale, calcolata per le coordinate geografiche di Udine (ms ASU, della Porta, 11). Nel 1927 la Società filologica friulana gli offrì la possibilità di pubblicare la sua Toponomastica storica della città e del comune di Udine, che fu stampata l’anno successivo con una sua prefazione, nella quale egli confessava di avervi profuso il lavoro certosino di un trentennio. Anche in seguito egli continuò ad arricchire il testo, preparando due stesure, una per il 4 novembre 1941 e una terza con correzioni e aggiunte per il 29 marzo 1952 («omaggio alla Biblioteca civica udinese»). Come spiegano nel 1991 Giovanni Frau e Lelia Sereni, editori e integratori del rinnovato testo, si tratta di un’«opera di catalogazione e di documentazione storica dei nomi di luogo e delle loro forme antiche», non scevra da incongruenze e difetti, ma encomiabile per la ricchezza di dati. Gli stessi limiti e la medesima passione di ricerca si possono rilevare nelle Memorie su le antiche case di Udine, a cura di Vittoria Masutti fra il 1984 e il 1987. Dal documento d.P. estrapolava soltanto ciò che gl’importava sul momento, spesso tralasciando elementi che sarebbero stati utili trasmettere a lettori moderni interessati all’argomento. Ciò indusse la curatrice, ripercorrendo il suo tragitto, ad integrare la trascrizione delle parti originali trascurate. Il lavoro è in ogni modo un vero monumento soprattutto per quanto riguarda la presenza di persone singole e di famiglie che le case della vecchia Udine occuparono dalla loro prima citazione alla numerazione rossa del Regno d’Italia. La Biblioteca civica provvide ad acquistare da lui quattro fondamentali manoscritti: oltre a quello delle Memorie su le antiche case di Udine, anche i Toponimi della regione compresa tra il Livenza e l’Isonzo, l’Index notariorum Patriae Fori Iulii (seconda edizione) e Voci e cose del passato in Friuli. Altre opere sono rimaste nell’Archivio della Porta. Si spense il 2 maggio 1954. Aveva conosciuto e frequentato tutte le personalità eminenti della prima metà del secolo, una galleria di personaggi dell’incontro con i quali rimane traccia nelle sue carte da lui gelosamente ordinate e custodite.

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Bibliografia

Mss BCU, Principale, 2691, 2692, 2693, 2694, 2703; ASU, Archivio della Porta.

G.B. DELLA PORTA, Grammatica friulana pratica, Udine, Del Bianco, 1922; ID., Toponomastica storica della città e del comune di Udine, Udine, Tip. Bosetti, 1928, nuova ed. a cura di G. FRAU - L. SERENI, con note linguistiche di G. FRAU, Udine, SFF, 1991; ID., Memorie su le antiche case di Udine, a cura di V. MASUTTI, I-II, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1984-1987.

Notizie e recensioni, «Sot la nape», 6/2 (1954); G. FRANCESCATO - F. SALIMBENI, Storia, lingua e società in Friuli, Udine, Casamassima, 1976, 198; G. BERGAMINI - L. SERENI, Tra case e palazzi, in E. BARTOLINI - G. BERGAMINI - L. SERENI, Raccontare Udine. Vicende di case e palazzi, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1983, n. 1799, 303-309; P. RIZZOLATTI, Recensione a Memorie su le antiche case, I, «Quaderni utinensi», 4/7-8 (1987), 185-187; F. TAMBURLINI, Cronaca dei provvedimenti presi nel 1917 per la tutela del patrimonio della Biblioteca civica di Udine, in 1917 anno terribile. I soldati, la gente: reportage fotografici e cinematografici italiani e austro-tedeschi, a cura di E. FOLISI, Udine, Forum, 2007, 243-263.

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