RITH BIAGIO

RITH BIAGIO (1555 - ?)

giurista, letterato

Immagine del soggetto

Frontespizio dei "Commentari della guerra moderna" di Biagio Rith, Trieste 1629.

Di B. R. si conosce praticamente solo quello che egli scrisse di sé, non si sa con quanta attendibilità, presentandosi come giurista, suddito imperiale e discendente di una famiglia nobile della Stiria, i Rydt di Kolnberg, giunta in Italia ai tempi della guerra di Massimiliano I contro i Veneziani; in italiano il nome sarebbe diventato Rit, Rithi o Ritti, ma anche Rizzano. In effetti nei suoi libri egli si firmò sempre Rithi (senza alcun predicato), salvo che nell’ultimo e più famoso (1629), per il quale adottò la forma Rith di Colenberg; al nome aggiunse anche la definizione di «giureconsulto gradiscano», senza però confermare esplicitamente di essere originario di Gradisca. La sua data di nascita si può collocare intorno al 1565, dato che nel 1587 pubblicò la prima opera, In lode dell’illustrissimo Enrico cardinal Caetano camerlengo e legato di Bologna e de gli illustrissimi signori Bonifacio e Antonio Caetani suoi nipoti. Rime. Alcuni suoi sonetti sono compresi in un’altra edizione bolognese del tempo, la Lettera consolatoria del sig. Torquato Tasso alla molto illustre signora, la sig. Dorotea Gieremia Albizi, nella morte del sig. Camillo Albizi suo marito … Con alcune rime di diversi nella morte de lo istesso signore. Queste pubblicazioni fanno pensare a un soggiorno bolognese, forse per conseguire la laurea in giurisprudenza che R. vantò più tardi di possedere. Anche negli anni seguenti il suo nome è presente in alcune raccolte di composizioni poetiche d’occasione, apparse in area emiliana e veneta. Di maggior impegno l’opera d’argomento religioso Sopra l’eremo del glorioso padre, e gran dottore s. Girolamo (Napoli, 1608), forse ripresa da un’edizione veronese precedente. Due anni dopo uscì Il Faramondo. Poema heroico, dedicato dal tipografo al conte trentino Giovanni Vincenzo d’Arco, “gran coppiere” alla corte imperiale di Praga. ... leggi È un poema in ottave, di diciotto libri (sui ventiquattro previsti), con ampio commento storico, arricchito da tavole genealogiche: racconta le gesta di Faramondo, re dei Franchi, celebrato come capostipite della Casa d’Austria. Questa prima opera d’ispirazione asburgica non presenta alcun accenno a Gorizia o al Friuli austriaco. Il R. in ogni modo si trovava a Gradisca, quando la fortezza alla fine del 1615 fu posta sotto assedio dall’esercito veneziano; partecipò alla difesa nella compagnia comandata da Francesco Febo della Torre, tenendo evidentemente un preciso diario degli avvenimenti. Tra i combattenti inviati in soccorso dalle province austriache conobbe nel 1616 un Rit di Kolnberg/Colenberg di Graz, attraverso il quale riferì d’aver ricuperato l’antico rapporto di parentela. Nel 1618, subito dopo la fine della guerra, egli cominciò a scrivere un testo latino, De expeditione Ser.mi Principis Ferdinandi contra Venetos, che però rimase interrotto al secondo libro. Poi passò all’italiano, completando l’opera in otto libri, ai quali è premesso un Compendio d’alcune memorie antiche, che delinea la storia del territorio goriziano dall’antichità, analizzando a fondo i rapporti veneto-imperiali nel Cinquecento. La narrazione dell’assedio è condotta secondo una prospettiva personale, da testimone diretto, e manifesta un fortissimo attaccamento alla Casa d’Austria. Sono esposte minutamente anche le trattative di pace; alla fine il libro si allarga sempre più alla situazione complessiva dei paesi asburgici, tanto da menzionare l’inizio della rivolta boema, con la Defen estrazione di Praga (18 maggio 1618). Difficile supporre che l’opera di R. rappresenti la risposta di parte austriaca all’Historia della ultima guerra nel Friuli del suddito veneziano Faustino Moisesso, anche considerando i tempi lunghi della sua pubblicazione. Il libro infatti fu stampato nel 1629 a Trieste, da Antonio Turrini, il primo tipografo operante in quella città, con il titolo Historia delle guerre del Friuli nell’assedio di Gradisca. Presenta una doppia dedica: all’imperatore Ferdinando II e al principe Johann Ulrich von Eggenberg, già menzionato come duca di Krumau, possesso ottenuto nel 1628. Esiste almeno un’altra tiratura, intitolata Commentari della guerra moderna passata nel Friuli, et ne’ confini dell’Istria, et di Dalmatia, alla quale è aggiunta una dedica di Antonio Turrini a Ferdinando III, re di Boemia e Ungheria (futuro imperatore). Il breve testo celebra le nozze tra il sovrano e la principessa Maria Anna di Spagna, avvenute il 20 febbraio 1631: si può quindi supporre una messa in circolazione posteriore. A Venezia il libro non piacque: già l’8 agosto 1629 Fulgenzio Micanzio l’aveva giudicato pieno di «ingiuriosissime maldicenze et pregiudicii alla publica reputatione», raccomandandone la proibizione. Dopo il 1629 non si hanno notizie del R.

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Bibliografia

Ms BCGo, 41/IIm B. Rith, De expeditione Ser.mi Principis Ferdinandi contra Venetos.
B. RITH, In lode dell’illustrissimo Enrico cardinal Caetano […], Bologna, Rossi, 1587; ID., Sopra l’eremo del glorioso padre, e gran dottore s. Girolamo, Napoli, Carlino e Vitali, 1608; ID., Il Faramondo. Poema heroico, Trento, Alberti, 1610; ID., Historia delle guerre del Friuli nell’assedio di Gradisca, Trieste, Turrini, 1629.
LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 492-493; MORELLI, Istoria, indice; A. FERRARI, I Commentarii … di Biagio Rith di Colenberg, «Studi goriziani», 1 (1923), 37-51; 4 (1926), 135-148; I consulti di Fulgenzio Micanzio. Inventario e regesti, a cura di A. BARZAZI, Pisa, Giardini, 1986, 101; Gorizia barocca, 58, 348-349, 370-371; Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d’Italia, 112: Gorizia. Biblioteca civica. Biblioteca Isontina, a cura di S. VOLPATO, Firenze, Olschki, 2007, 79; «Venezia non è da guerra». L’Isontino, la società friulana e la Serenissima nella guerra di Gradisca (1615-1617), a cura di M. GADDI - A. ZANNINI, Udine, Forum, 2008, indice (Colemberg).

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