FLORIT ERMENEGILDO (1901-1985)

FLORIT ERMENEGILDO (1901-1985)

cardinale, teologo, biblista

Immagine del soggetto

Il cardinale Ermenegildo Florit.

Nacque a Fagagna il 5 luglio 1901 da una famiglia modesta, terzo di nove fratelli. Il padre Angelo, minatore, era spesso lontano da casa per lavoro; la madre Regina, casalinga, si dedicò con tenacia e non poche difficoltà all’educazione della numerosa prole. Nel 1924 la famiglia si trasferì dal capoluogo nella frazione di Ciconicco. F. avvertì fin da piccolo la vocazione al sacerdozio e iniziò la sua formazione dapprima nel Seminario minore di Cividale (1913-1915) e poi in quello maggiore di Udine (1916-1922). Era ricordato come un ragazzino mite, timido, un po’ malinconico, amante della preghiera e degli studi. Per le sue doti intellettuali, dopo il liceo fu indirizzato al Seminario romano, di cui fu alunno dal 1922 al 1925, compiendo gli studi teologici presso l’Ateneo Lateranense. A Roma ricevette la tonsura e gli ordini minori. Nel settembre 1924 fu ammesso al suddiaconato e tre mesi dopo, il 20 dicembre, nella chiesa del Seminario romano ricevette l’ordinazione diaconale dal cardinale vicario Basilio Pompilj. Il sabato santo 11 aprile dell’anno giubilare 1925 fu ordinato presbitero nella basilica Lateranense dallo stesso cardinale Pompilj e il giorno successivo celebrò la prima Messa all’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro. Proseguì gli studi presso l’Ateneo Lateranense e il Pontificio Istituto Biblico, conseguendo la laurea in teologia (1925) e la licenza in scienze bibliche (1927). Dopo una breve parentesi friulana, dal 1927 al 1929, come vicario parrocchiale e cappellano dell’ospedale di Palmanova, F. venne richiamato a Roma per sostituire monsignor Ernesto Ruffini – promosso alla sede episcopale di Palermo – sulla cattedra di teologia biblica nell’università romana di cui fu allievo. ... leggi Fu lo stesso Ruffini a suggerire il suo nome. Dal 1930 al 1954 fu docente di Introduzione generale e speciale alla Sacra Scrittura, ricoprendo anche gli incarichi di decano della Facoltà teologica e, dal 1951 al 1954, di vicerettore accademico, sotto il rettorato di monsignor Pio Paschini. Durante la docenza accademica si dedicò, con approccio spiccatamente apologetico, alla ricerca scientifica in campo biblico. Le sue pubblicazioni, inerenti ai suoi interessi didattici, si occupano di vari temi allora di attualità: La storia delle forme nei Vangeli in rapporto alla dottrina cattolica (1933); Il metodo Storia delle Forme e sua applicazione al racconto della passione (1935, è la sua tesi di licenza al Biblico); De origine et auctoritate Pentateuchi (1936); Il primato di Pietro negli Atti degli Apostoli (1942); Ispirazione e inerranza biblica (1943); Parlano anche i papiri. Le più recenti conferme sulla autenticità del IV Vangelo (1943); Maria nell’esegesi biblica contemporanea (1944). Negli anni romani si dedicò anche al servizio pastorale come assistente ecclesiastico di un circolo ACLI, del ramo femminile dell’Azione Cattolica e dell’associazione ‘Nostra Signora di Sion’ per la guida spirituale degli ebrei convertiti al cattolicesimo. Nel 1931 venne aggregato al capitolo della basilica romana di San Marco, entrando così nel presbiterio dell’Urbe. Nel 1940 fu nominato consultore della Pontificia Commissione Biblica e nel 1950 esaminatore apostolico del clero del Vicariato di Roma e prelato domestico di Sua Santità. Nel 1954 Pio XII lo promosse arcivescovo titolare di Gerapoli di Siria, destinandolo ad affiancare l’anziano arcivescovo di Firenze cardinale Elia Dalla Costa come vescovo coadiutore ‘ad sedem’. Il 12 settembre 1954, nella basilica lateranense, ricevette l’ordinazione episcopale dal cardinale vicario Clemente Micara – tra i vescovi consacranti anche il friulano e condiscepolo Emilio Pizzoni – e il successivo 16 ottobre fece il suo ingresso nella diocesi fiorentina. Iniziò così un periodo piuttosto difficile di governo a due che durò cinque anni e fu mal sopportato dal cardinale Dalla Costa. Alla fine del 1958 ricevette dalla Santa Sede tutte le facoltà proprie dei vescovi residenziali e, al ritiro a vita privata dell’anziano porporato, diresse di fatto la diocesi. Nel dicembre 1961, alla morte di Dalla Costa, venne nominato amministratore apostolico e il 19 marzo1962 fu eletto da Giovanni XXIII arcivescovo metropolita di Firenze. Nel concistoro del 22 febbraio 1965 Paolo VI lo aggregò al Sacro Collegio, creandolo cardinale del titolo presbiterale di Santa Maria Regina Apostolorum alla Montagnola. Nei primi anni di episcopato fiorentino F. partecipò attivamente al concilio Vaticano II. Nel 1960 Giovanni XXIII lo chiamò alla commissione preparatoria, in seguito fece parte anche della commissione dottrinale e presiedette la commissione incaricata dello schema de Divina Revelatione, testo base per la costituzione dogmatica Dei Verbum. Come vescovo di una sede prestigiosa e tradizionalmente cardinalizia, F. ebbe un ruolo rilevante nella Conferenza Episcopale Italiana fin dal suo inizio, come copresidente, membro degli organismi per la strutturazione della Conferenza stessa e l’elaborazione degli statuti e in seguito come coordinatore dei lavori per la traduzione della Bibbia in italiano. All’interno della compagine episcopale italiana, fu particolarmente in sintonia con le posizioni dell’arcivescovo di Genova cardinale Giuseppe Siri. Venne inoltre chiamato a collaborare in vari organismi della Curia romana, come membro delle congregazioni per i Seminari e per le Cause dei Santi, della commissione cardinalizia per l’esame del Catechismo olandese – in tale veste auspicò la redazione di un catechismo per la chiesa universale – e della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico. L’episcopato di F. fu complesso, a tratti piuttosto teso, e attraversò un periodo tormentato per la città e la diocesi di Firenze. Dovette confrontarsi con la ricezione, a volte turbolenta, del Vaticano II, con le lotte operaie degli anni Sessanta alle Officine Galileo e al Nuovo Pignone e con la presenza in città di intellettuali cattolici di spicco, che emergevano per le loro posizioni avanzate e critiche su temi sensibili come il rinnovamento della Chiesa, la riforma delle sue strutture e della gerarchia, il coinvolgimento dei laici, l’impegno politico dei cattolici, la non-violenza, la collaborazione con le formazioni politiche vicine alla sinistra, i problemi sindacali e del lavoro. I nomi più celebri sono quelli di David Maria Turoldo, Ernesto Balducci, Giovanni Vannucci, Lorenzo Milani e del sindaco Giorgio La Pira, che per primo a Firenze varò una giunta di centro-sinistra, malvista da F. Tra il clero emergevano le figure carismatiche di don Giulio Facibeni, fondatore dell’Opera Madonnina del Grappa, di don Raffaele Bensi, direttore spirituale di Milani e di don Enrico Bartoletti, rettore del Seminario, mandato a Lucca come vescovo ausiliare. F. reagì con piglio deciso e piuttosto rigido e intransigente al cambio di passo ecclesiale e sociale e alle tensioni del post-concilio, culminate nell’esperienza dissidente della comunità dell’Isolotto guidata da don Enzo Mazzi. Un altro frangente molto drammatico fu l’alluvione dell’Arno del novembre 1966. In tale occasione F. si prodigò con molta sollecitudine per venire in soccorso alla popolazione stremata. F. resse la Diocesi fiorentina per sedici anni. Nel 1976, al compimento dei 75 anni, in ottemperanza alla nuova disciplina sui limiti di età dei vescovi, presentò a Paolo VI le proprie dimissioni. Concluse il suo servizio di arcivescovo il 3 giugno 1977. Gli succedettero il cardinale Giovanni Benelli e, dopo l’improvvisa morte di quest’ultimo, monsignor Silvano Piovanelli, del clero fiorentino. F. partecipò come cardinale elettore ai due conclavi del 1978 da cui uscirono i papi Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Trascorse la quiescenza e gli ultimi anni a Firenze, città alla quale era affezionatissimo, presso l’Istituto delle Suore di Maria Riparatrice, nel silenzio e nella preghiera e in un costante declino della salute fisica. Nell’ultimo periodo accettò serenamente la totale perdita della vista. F. morì all’alba dell’8 dicembre 1985. I funerali, presieduti dal cardinale Piovanelli, si svolsero nella cattedrale di Santa Maria del Fiore il 10 dicembre. Vi partecipò anche una delegazione friulana guidata dal vescovo ausiliare di Udine monsignor Pizzoni e composta da alcuni sacerdoti, dal sindaco di Fagagna e da un gruppo di fedeli. L’arcivescovo Piovanelli all’omelia lesse il testamento spirituale, datato 8 dicembre 1981, in cui F. dedicava parole molto sentite e commoventi, oltre che alla chiesa fiorentina, alla sua famiglia di origine, alla terra friulana che gli diede i natali e alla chiesa udinese in cui iniziò la sua formazione e mosse i primi passi del suo ministero presbiterale. F. è sepolto nella cripta dei Vescovi della cattedrale fiorentina.

 

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Bibliografia

ACAU, Cartella Florit Ermenegildo (contiene parecchi giornali e ritagli riferentisi alle varie tappe del cursus honorum di F.).
P. BERTOLLA, I cardinali friulani, s.n., Udine 1962; BOCCHINI CAMAIANI, La Chiesa di Firenze tra La Pira e Dalla Costa, in Le Chiese di Pio XII, a cura di A. RICCARDI, Bari 1986; ID., L’episcopato di F. a Firenze. Temi e linee di governo della diocesi fiorentina, ibidem; ID., Il dibattito sull’obiezione di coscienza: il laboratorio fiorentino, in La spada e la croce. I cappellani italiani nelle due guerre mondiali. Atti del Convegno di Torre Pellice (28-30.8.1994), a cura di G. ROCHAT; ID., Florit Ermenegildo, in DBI, 48 (1997); E. GOI, “L’assemblea ne proclama le lodi”. Profili biografici dei presbiteri defunti dell’Arcidiocesi di Udine (1985-1989), Udine 1989; B.M. Mancini-G. Pallanti, La preghiera spezzata. Chiesa fiorentina e chiese toscane, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2010.
Siti on line www.toscanaoggi.it; www.ilmantellodellagiustizia.it; www.ciconicco.it (consultati il 30 settembre 2017).

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