GISULFO I

GISULFO I

duca del Friuli

Immagine del soggetto

Croce d'oro con pietre dure, detta del duca Gisulfo (Cividale, Museo archeologico nazionale).

Nipote di Alboino, re dei Longobardi, fu da questo, appena giunto a Cividale/“Forum Iulii”, messo a capo del primo ducato istituito in Italia. Il nome del ducato, che si estese fino alla Livenza, comprendendo i territori di quattro municipi (Zuglio/“Iulium Carnicum”, Cividale, Aquileia e Concordia) passò ben presto a tutta la regione. Fino ad allora da più di un secolo “Forum Iulii” aveva assolto la funzione di “caput Venetiae”, in sostituzione della stessa Aquileia, quasi irreparabilmente distrutta da Attila nel 452. A G., già “strator” o “marpahis” (custode dei cavalli del re), si deve la prima organizzazione del ducato, di cui rimangono le tracce nella toponomastica (“fara”). Il ducato recava in sé un’impronta romano-bizantina, perché, ad esempio, nella parlata dei Longobardi non c’era l’equivalente di “dux”. Era quello il momento in cui la romanità, dal punto di vista culturale, organizzativo e sociale, era ormai affidata alla Chiesa di Aquileia e ai suoi patriarchi, che si erano rifugiati nel 568 a Grado e che guidavano la provincia metropolitica tanto nelle diocesi suffraganee in terra longobarda (in numero maggiore), quanto nella fascia costiera, dove si erano andate formando altre per effetto di quella fuga in zone più sicure e meno minacciate dagli invasori: colà, e anzitutto a Grado ma anche a Jesolo, la cultura tardoantica su basi naturalistiche poté continuare a dimostrare la sua vitalità e le sue potenzialità; nel territorio dominato dai Longobardi, invece, si produsse uno iato che sarebbe stato chiuso un secolo e mezzo dopo, quando dall’interno dello stesso mondo longobardo sarebbero derivate spinte verso un ricupero e un aggiornamento del repertorio culturale, artistico e letterario, di cui proprio Cividale divenne uno dei centri più dinamici. ... leggi G., che apparteneva a un’illustre stirpe che ebbe continuità probabilmente fino a Rodgaudo (774-776) e parentele nel ducato di Benevento, era duca ancora nel decennio 574-584, in cui i duchi ressero il regno intero pur nella vacanza dei re (è stato ipotizzato che uno dei pretendenti al regno potesse essere proprio Gisulfo): egli era uno dei cinque duchi menzionati in questa funzione da Paolo Diacono. G. può essere assunto a simbolo della nuova età contrassegnata da orientamenti longobardi: all’eredità del mondo romano si erano aggiunte nuove esigenze e soprattutto forme d’arte che si distinguevano specialmente nelle arti minori, con preferenze per soluzioni astratte e geometriche, derivate da altre sfere culturali. Largo e significativo è il passaggio di vocaboli longobardi nella parlata friulana. Al nome di G. è collegato a Cividale (Museo archeologico nazionale) un corredo funerario, scoperto nel centro di Cividale nel 1874 in un sarcofago su cui qualcuno incise le lettere CISVL: in realtà il corredo, molto vario e ricco (crocetta, anelli, fibule ecc.) risale alla metà del secolo VII. Dopo di lui il ducato fu retto da un Grasulfo e quindi da un secondo Gisulfo: questi, d’accordo col re, accondiscese che ad Aquileia venisse consacrato l’abate Giovanni patriarca di Aquileia, senza che ciò significasse, come pure è stato pensato, l’intenzione di ottenere una chiesa “nazionale”: ciò avvenne attorno al 606/607.

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Bibliografia

A. BEDINA, Gisulfo, in DBI, 56 (2001), 629-633; PAULI Historia Langobardorum, II, 9, 32; P. S. LEICHT, “Caput Venetiae”, «MSF», 27-28, 1931-1933, 347-351; C. CECCHELLI, I monumenti del Friuli dal secolo IV all’XI, I. Cividale, Milano-Roma, Rizzoli, 1943, 181-222; C.G. MOR, Bizantini e Longobardi sul limite della laguna, in Grado nella storia e nell’arte, Udine, AGF, 1980 (Antichità altoadriatiche, 17), 231-264; M. BROZZI, La tomba detta di “Ghisulfo”, in Longobardi, a cura di ID., Milano, Jaca book, 1980, 83-95; ID., Il ducato longobardo del Friuli, Udine, AGF, 19812, 31-35; I Longobardi, Catalogo della mostra (Cividale e Villa Manin di Passariano, 1990), a cura di G. C. MENIS, Milano, Electa, 1990, 470-475; C.G. MOR, La successione al trono nel diritto pubblico longobardo, in Italia longobarda, a cura di G.C. MENIS, Venezia, Marsilio, 1991, 73-88; H. KRAHWINKLER, Friaul im Frühmittelalter. Geschichte einer Region vom Ende des fünften bis zum Ende des zehnten Jahrhunderts, Wien-Köln-Weimar, Böhlau Verlag, 1992, 31-35, 141.

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