FONGARINO GIOVANNI BATTISTA

FONGARINO GIOVANNI BATTISTA

tipografo

Immagine del soggetto

Frontespizio degli Statuti di Trieste ristampati nel 1727 a Udine da Giovanni Battista Fongarino, che si qualificava pubblico tipografo della città  tergestina.

Del F. si hanno notizie solo dall’anno in cui iniziò a Udine la sua attività di tipografo. Fu il più importante degli stampatori privati in Udine nella prima metà del secolo XVIII quando in città, in virtù dei loro privilegi rispettivamente comunali e camerali, erano le tipografie dei Murero e dei Gallici quelle più attive. Il primo libro da lui stampato è un breviario religioso del 1717. La sua produzione, che coprì quarant’anni di attività, spaziò tra componimenti poetici encomiastici e d’occasione, opere di devozione e di argomento religioso, testi scolastici e di trattatistica, testi di teatro, statuti, capitoli e regolamenti. Nel 1726 F. ebbe l’inconsapevole fortuna di curare una piccola e poco importante edizione di un’operetta di Carlo Goldoni che, giunto a Udine diciannovenne, mise in sonetto un sermone che il padre agostiniano Giacomo Cattaneo aveva tenuto in duomo. L’anno successivo stampò gli Statuti della città di Trieste. In calce al frontespizio troviamo la dicitura «Typis Jo. Baptistae Fongarini publici Tergestinae civitatis typographi». Il F. ottenne anche altre commissioni fuori città, a Cividale e a Gorizia, visto che a Udine quelle più importanti venivano automaticamente accaparrate dai più grandi e attrezzati Murero e Gallici. Tra le pubblicazioni più eleganti si segnalano le Constitutiones synodales Danielis Delphini […] promulgate dal patriarca di Aquileia nel 1740, una bella edizione dove lo stemma con i tre delfini compare in calcografia nell’elegante frontespizio; nel testo bei caratteri tondi e corsivi con grandi iniziali. L’immagine che ci resta del F. nella valutazione complessiva del suo lavoro, è quella di un professionista serio, anche se modesto nei confronti della grande editoria. ... leggi Le sue edizioni sono semplici: il corredo illustrativo dei frontespizi, che più di ogni altra parte del libro rispecchia il gusto settecentesco, spesso si ripete identico e non ha certo pretese di soverchia fantasia o di mano d’artista, ma almeno non è mai volgare. Non esiste una sua marca tipografica: al suo posto fregi silografici che tornano per i testi di argomento religioso generalmente sotto la veste di madonnine e di angeli; per gli Statuti della città di Trieste c’è l’aquila; quando ci sono, come nel caso del patriarca Dolfin o della Compagnia di Gesù, appaiono gli stemmi; per le nozze e le poesie sono ceste di fiori o infine decorazioni, alcune fantasiose altre appena stilizzate. Ad ogni modo l’impaginazione è curata, i rapporti tra lettere e spazi equilibrati, i caratteri tondi spesso eleganti, le iniziali e i finalini di qualche raffinatezza. Non c’è fastosità alcuna, ma il tono sobrio, armonico e coerente, specie nella produzione degli ultimi anni, denota un gusto che sarà più tardi canonizzato e portato a elevate espressioni dalla tipografia neoclassica. Le rilegature non presentano interesse particolare. Nella maggior parte dei casi a protezione dei volumi troviamo del semplice cartoncino rivestito di carta marmorizzata, alcune volte soltanto carta. Pochi libri presentano rilegature di valore. I tipografi del resto non erano allora soliti curare le rilegature, cui spesso provvedevano direttamente i librai o gli stessi acquirenti.

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Bibliografia

VALENTINELLI, Bibliografia, indice; C. GOLDONI, Mémoires, in Tutte le opere di Carlo Goldoni, a cura di G. ORTOLANI, I, Milano, Mondadori, 1935, 63-80; COMELLI, Arte della stampa, 166.

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