DORIGNY LOUIS

DORIGNY LOUIS (1654 - 1742)

pittore

Immagine del soggetto

Affreschi di Louis Dorigny sul soffitto del coro del duomo di Udine, 1708-14 ca.

Nacque a Parigi nel 1654 in una famiglia di illustri artisti: il nonno materno era il celebre Simon Vouet e il padre Michel era pittore e incisore di Luigi XIV, nonché professore dell’Académie Royal. La formazione del D. avvenne accanto a Charles Le Brun fino al 1672, quando si trasferì a Roma, dove frequentò l’Accademia di S. Luca e fece propri gli insegnamenti del tardo barocco locale, in particolare della maniera di Giovanni Battista Gauli, detto il Baciccio, cui unì gli esiti del classicismo bolognese. Impiegò tali acquisizioni stilistiche soprattutto nella decorazione ad affresco, tecnica che gli consentì di metter in luce capacità virtuosistiche. A questa unì inoltre opere di cavalletto, dalla maniera svelta ed elegante, quasi sofisticata, spesso ammiccante a temi sottilmente erotici. Attorno al 1678 il D. era a Venezia dove assunse importanti incarichi, tra i quali primeggia la grande impresa del soffitto della chiesa di S. Silvestro (tra il 1681 e il 1683), purtroppo distrutto nel corso del XIX secolo. Il positivo riscontro di tale realizzazione, che tra l’altro lo avvicinava all’arte di Johann Carl Loth, gli aprì le porte di altre notevoli commissioni, nella città lagunare (nei palazzi Zenobio e Tron), a Cittadella (nella chiesa di Bernardo Nave), a Vicenza (in villa Capra, detta la “Rotonda” e a palazzo Leoni Montanari), a Padova (palazzo Cavalli), a Bergamo e in tutti i maggiori centri della Serenissima. A questi si aggiunsero Trento (il duomo), Vienna (nel palazzo di Eugenio di Savoia) e Praga. Al centro della fitta serie di luoghi nei quali il D. era chiamato a operare stava Verona, in cui verso il 1690 aveva trasferito la propria residenza e dove lavorava per numerose chiese (S. Luca, S. Domenico, la cappella dei Notai) e residenze (palazzo Spolverini Orti Manara e villa Allegri-Arvedi). Nella città scaligera si spense il 29 novembre 1742. Negli anni centrali della lunga, intensa e diffusa attività si inserisce una significativa parentesi friulana del D. chiamato nel 1708 a Udine e a Passariano dalla munifica famiglia Manin, da poco aggregata alla nobiltà veneziana e desiderosa di esaltare, attraverso il mecenatismo artistico, il nuovo prestigioso status. ... leggi Nel capoluogo friulano affrescò i soffitti del presbiterio e del coro dell’antico duomo gotico (al cantiere parteciparono pure gli stuccatori Abbondio Stazio e Carpoforo Mazzetti Tencalla), ambienti rinnovati dai Manin che vi posero la loro tomba monumentale, impegnandolo in più riprese fino al 1714: un esempio tra i più alti di decorazione rococò presenti nel capoluogo friulano. L’artista francese affrescò con colori freddi che offrono ampie porzioni di cielo uno spazio ovoidale, corrispondente all’altare maggiore, con il Firmamento (a seguito dei danni provocati nel 1945 da un bombardamento, gran parte delle figure è stata rifatta da Fred Pittino nel 1965-66); nel coro realizzò due lunette a monocromo, raffigurando Cristo nel deserto assistito dagli angeli dopo la tentazione e Cristo nell’orto, e le quattro vele della volta, dedicate agli emblemi della Passione di Cristo, cui si uniscono sulle pareti due tele di grandi dimensioni, coeve agli affreschi, che rappresentano Cristo vincitore dell’inferno e della morte e il Trionfo della rivelazione di Cristo (i disegni preparatori sono conservati nel Museo di Castelvecchio a Verona; i dipinti furono replicati da incisioni di Andrea Zucchi e Giuseppe Valeriani). Le cappelle laterali, con i depositi Manin, sono riservate a figure di profeti, dottori della chiesa e santi sotto i pennacchi delle volte: nelle vele di quella a sinistra Adamo, Eva, Abele e Noè con la colomba della Pace, il Sacrificio di Isacco, Mosè con David, Aronne e Danile, e San Giovanni Battista e san Giuseppe con la verga fiorita, a destra San Francesco, sant’Andrea, san Lorenzo e due sante, Santa Maria Maddalena, san Giovanni evangelista e san Matteo con l’angelo, Sant’Apollonia e santa Caterina d’Alessandria, Santa Cecilia e i santi Michele Arcangelo e Giacomo apostolo. Sempre a Udine nel 1709 venne chiamato dal patriarca Dionisio Dolfin ad affrescare il cupolino della scala a chiocciola della biblioteca del palazzo patriarcale. I rapporti del D. con i Manin proseguirono presso la loro villa a Passariano, dove nel 1709 l’artista realizzò le decorazioni che riguardano una sala posta a levante (attraverso la quale oggi si accede alla villa), detta “Stanza di Flora”, dove, entro il tondo centrale del soffitto, compare il Trionfo della Primavera, scena attorniata da quattro ovati raffiguranti le Allegorie dell’Amore, della Gloria, della Ricchezza e dell’Abbondanza. Non si tratta di una soluzione particolarmente accattivante, benché condotta con abilità, poiché non riesce a integrarsi con l’architettura, venendone quasi soffocata. Una maggiore aderenza con lo spazio che li circonda si registra negli eleganti monocromi su sfondo dorato realizzati sulle pareti: Apollo e Marte, Venere e Bacco, il Giudizio di Paride e Pan e Siringa, scene legate al potere della seduzione. Le opere friulane del D. certamente non lasciarono indifferenti gli ambienti artistici locali e influirono pure sulla maturazione del giovane Giambattista Tiepolo, impegnato a Udine tra il 1726 e il 1730, che recepì e assimilò l’eleganza delle figure tornite dal maestro francese e la raffinatezza di alcune soluzioni cromatiche (come i chiaroscuri su fondo dorato).

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Bibliografia

F. D’ARCAIS, Dorigny, Louis, in DBI, 41 (1992), 486-489; M. FRANK, Virtù e fortuna. Il mecenatismo e le committenze artistiche della famiglia Manin tra Friuli e Venezia nel XVII e XVIII secolo, Venezia, Istituto Veneto di scienze lettere e arti, 1996, 45, 50-51, 76, 78; Splendori di una Dinastia. L’eredità europea dei Manin e dei Dolfin. Catalogo della mostra (Villa Manin di Passariano, 28 settembre 1996-6 gennaio 1997) a cura di G. GANZER, Milano, Electa, 1996; A. PASIAN, Per un catalogo di Louis Dorigny, «Arte in Friuli. Arte a Trieste», 18-19 (1999), 9-38; Louis Dorigny 1654-1742. Un pittore della corte francese a Verona. Catalogo della mostra (Verona, 2003), a cura di G. MARINI - P. MARINI, Venezia, Marsilio, 2003; M. FAVILLA - R. RUGOLO, In Arcadia e in Firmamento: Louis Dorigny in Friuli, in Artisti in viaggio 1600-1750. Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia. Atti del III convegno (Udine/Villa Manin di Passariano, 21-23 ottobre 2004), a cura di M.P. Frattolin, Udine/Venezia, Itineraria/Cafoscarina, 2005, 117-142; G. BERGAMINI, Quaglio e Tiepolo in Friuli, in Arte in Friuli. Dal Quattrocento al Settecento, a cura di P. PASTRES, Udine, SFF, 2008, 370-389: 378-379.

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