ZORZI ALVISE

ZORZI ALVISE (1846 - 1922)

direttore di museo

Immagine del soggetto

Il direttore del museo archeologico di Cividale Alvise Zorzi.

Il conte Z. nacque a Venezia il 21 gennaio 1846. La sua carriera nell’amministrazione dei beni culturali iniziò nella città natale: nel 1879 fu segretario del Museo civico Correr e nel 1882 divenne viceadiutore straordinario alle regie Gallerie di palazzo Ducale; poi continuò in Friuli e fu contrassegnata dalla lunga direzione del Museo archeologico di Cividale, che egli detenne rivestendo vari incarichi professionali: il 19 maggio 1886 fu nominato preposto alla conservazione del museo; dal 1892 al 1894 fu adiutore; nel 1896 e 1897 viceispettore, dal 1898 al 1900 ispettore, dal 1901 ispettore facente funzioni di direttore. Fu il primo professionista a rivestire quest’ultimo incarico, che in precedenza era stato affidato a canonici cividalesi. Al momento del suo insediamento, l’istituto dipendeva amministrativamente dalle regie Gallerie di palazzo Ducale di Venezia, mentre i reperti in esso conservati erano di proprietà del comune. L’amministrazione cittadina lo invitò, subito dopo la nomina, a provvedere alla stesura di un catalogo completo del patrimonio archivistico ed archeologico del Museo. Maturò allora in Z. l’idea della necessità di accorpare in un unico istituto il Museo, la Biblioteca ex capitolare e l’Archivio capitolare. Successivamente fu accolto anche l’Archivio storico del comune, tanto da formare un «solo grandioso istituto» che avrebbe dovuto divenire un polo di riferimento antichistico per tutto il territorio mandamentale. Strettamente connessa a questa esigenza, era anche la ricerca di una nuova e più ampia sede che sostituisse quella allora utilizzata, nel collegio dei padri somaschi. L’accorpamento degli archivi si concluse definitivamente nel 1899, con il trasferimento anche di quello delle monache benedettine del monastero di S. Maria in Valle. ... leggi Dal 1896 la nuova sede fu il palazzo de Nordis, ristrutturato per essere adatto alle nuove esigenze. Tutte queste operazioni non furono di facile realizzazione. I lavori di palazzo de Nordis erano proceduti con estrema lentezza e, in occasione di una assenza di Z., in modo difforme dal progetto che egli aveva contribuito a redigere. Inoltre, Z. dovette intervenire nel contenzioso che da anni era in corso tra il Regno d’Italia ed il Capitolo cividalese, che reclamava la restituzione di quanto era stato avocato dallo Stato in seguito alle leggi postunitarie. Questa vertenza, rinfocolata anche da chi approfittò per metterlo in cattiva luce presso le autorità locali e superiori, fu conclusa soltanto il 26 settembre 1896, con un accordo che consentì al Museo di detenere gli oggetti di maggior valore storico-artistico. In ambito archeologico Z. si mosse nella stessa direzione, adottando ogni possibile intervento finalizzato al conferimento nel Museo dei reperti provenienti dal territorio, non solo rinvenuti, per mezzo di scavo programmato o di emergenza, ma anche acquisiti mediante donazione, acquisto o deposito. La sua prima irrituale iniziativa fu la pubblicazione sulla stampa locale di un appello ai ventidue sindaci del mandamento, nel quale chiedeva di essere informato del ritrovamento di strutture o reperti archeologici. Sostenne una logorante lotta con il Capitolo cividalese per ottenere il deposito dei materiali archeologici da esso posseduti, soprattutto altomedievali. Inoltre fu spesso autore di trattative con privati per l’acquisto di oggetti rinvenuti in scavi occasionali. Infine istituì il “Registro dei depositi e doni” che, sotto la sua direzione, raggiunse i 217 “lotti” di oggetti, che trovarono collocazione in museo. A seguito di queste iniziative, in quegli anni le raccolte museali si arricchirono notevolmente. Ad esempio furono acquistate da privati le due iscrizioni dedicate ad Ercole provenienti da Gagliano, scoperte nel 1870 (Pais, Suppl. Ital., 375 e 376), e nel 1893 e 1899 vi furono trasferiti rispettivamente i due monumenti funerari dei Fabii e dei Vettidii (CIL V, 1765 e 1767), conosciuti fin dal XV secolo, ma ancora collocati uno presso il campanile del duomo e l’altro nel fornice dell’arsenale veneto. Non avendo una specifica preparazione al riguardo, Z. non sentì il bisogno di condurre campagne di scavo (ma nel 1894 furono fatti due infruttuosi tentativi di ottenere l’autorizzazione a compiere degli scavi all’interno delle chiese di S. Martino e S. Francesco); si verificarono, tuttavia, delle scoperte fortuite, importanti soprattutto per l’epoca longobarda (tombe od oggetti longobardi nel fondo Zurchi, presso la collina di S. Mauro, la chiesa di S. Pietro dei Volti, la stretta S. Valentino, l’attuale piazza della Resistenza). In questi casi Z. fu sempre pronto a divulgare le novità sulla stampa locale e ad impedire (o tentare di farlo senza successo, come nel caso dello scavo della necropoli protostorica di San Pietro al Natisone) la dispersione dei materiali. Nel 1899, in occasione delle celebrazioni per l’XI secolo dalla morte di Paolo Diacono, pubblicò una guida del Museo, che allora fu considerata alla stregua di un documento ufficiale ed ancora oggi è il punto di partenza di ogni studio condotto sui materiali depositati. In essa non mancò di accennare alle «troppe contrarietà inqualificabili» che lo avevano ostacolato nel suo lavoro. Anche durante il periodo cividalese, Z. si mantenne in contatto epistolare con l’intellettuale inglese John Ruskin, del quale condivideva le idee sul cosiddetto “restauro romantico”: entrambi si opponevano agli interventi eccessivamente aggressivi in voga all’epoca, che comportavano nella pratica una sostituzione dell’originale con un nuovo oggetto ampiamente integrato. Da questi scambi di idee derivò un contributo fortemente critico nei confronti dei progettati interventi alla basilica di S. Marco, che costituisce ancora oggi un testo fondamentale nella storia del restauro architettonico («di fatto tutto ciò che è nuovo, liscio, imbiancato, o raspato, fa piacere a molti, i quali se potessero, darebbero il bianco a tutti i palazzi, chiese e monumenti di Venezia»). Nel 1904 Z., dopo alcuni precedenti tentativi infruttuosi, ottenne il trasferimento a Venezia. Una minuta manoscritta autografa di quell’anno, conservata nella Biblioteca del Museo cividalese, presenta una sintesi complessiva della sua attività nella sede friulana. Nel 1905 fu nominato ispettore dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti del Veneto e dal 1907 direttore a palazzo Ducale. Un aspetto non marginale della personalità di Z. è la passione per la pittura, in particolare la ritrattistica, che gli permise di ottenere commissioni importanti, tra cui spicca quella per il ritratto della regina Margherita di Savoia, esposto a Venezia in palazzo Barbi Valier. Nel periodo friulano dipinse i ritratti dei mons. Giovanni Battista Candotti e Iacopo Tomadini, esposti in occasione delle onoranze che la città rese ai due personaggi nell’anno 1888, e del commendatore Michele Leicht, suo amico personale, che, nel 1895, aveva inutilmente proposto come ispettore agli scavi e ai monumenti per il circondario di Cividale e di San Pietro al Natisone, in sostituzione del defunto Marzio de Portis. Morì il 10 marzo 1922. In suo onore, due anni più tardi, nell’ingresso della sede museale cividalese fu collocata una lapide che ne commemora l’attività.

Chiudi

Bibliografia

MANC, Archivio, Museo. Rendiconti 1869-76, fasc. Elenco lavori (gestione A. Zorzi) 1886-1904 e seguenti (contiene un autografo di Z. in cui l’autore rivisita i punti salienti della sua attività di direttore del Museo archeologico di Cividale).
A. ZORZI, Osservazioni intorno ai ristauri interni ed esterni della Basilica di San Marco con tavole illustrative di alcune iscrizioni armene esistenti nella medesima di Alvise Piero Zorzi fu Giovanni Carlo, Venezia, Tip. Ongania, 1877; A. ZORZI - G. MAZZATINTI, Inventari dei manoscritti dell’archivio e della biblioteca ex-capitolari di Cividale del Friuli, Forlì, Tip. Bordandini, 1893; A. ZORZI, Notizie, Guida e Bibliografia del Museo di Cividale del Friuli, Cividale, Tip. Fulvio, 1899.
E. PAIS, Corporis Inscriptionum Latinarum. Supplementa Italica, Consilio et auctoritate Academiae Regiae Lynceorum edita, I, Additamenta ad vol. V Galliae Cisalpinae, Romae, Salviucci, 1884; M. BENCIVENNI - R. DALLA NEGRA - P. GRIFONI, Monumenti ed Istituzioni, II. Il decollo e la riforma del servizio di tutela dei monumenti in Italia, 1880-1915, Firenze, Alinea, 1992, 323-336 (con l’indicazione degli incarichi ricoperti da Z. nell’amministrazione dei beni culturali); M. TROI, Breve storia del Museo Archeologico di Cividale del Friuli, attraverso l’attività dei suoi direttori, «Forum Iulii», 24 (2000), 74-75; A. VASSALLO, Alvise Pietro Zorzi, primo direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cividale, «La Panarie», 33 (2001), 65-72; EAD., Alvise Zorzi, primo direttore del Museo Archeologico di Cividale, vita e attività attraverso le fonti documentarie, «Quaderni cividalesi», 27 (2002), 59-88; S. COLUSSA, La ricerca archeologica nel territorio di Cividale tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, in Alexander Wolf, 125-131.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *