ANDERVOLTI LEONARDO

ANDERVOLTI LEONARDO (1805 - 1867)

militare

Immagine del soggetto

Ritratto di Leonardo Andervolti, seconda metà  dell'Ottocento (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Gaio di Spilimbergo il 2 maggio 1805, da Giuseppe e Giulia Urbanis. Di condizione agiata, frequentò le scuole secondarie a Portogruaro e poi l’Accademia di belle arti a Venezia. Privo di particolari attitudini artistiche, fu certamente più portato per la meccanica, che costituì l’interesse di tutta la vita di A., al punto che si firmò nelle proprie memorie con la qualifica «Meccanico di Spilimbergo». Si conosce molto poco della sua vita a Venezia nel periodo che precedette i moti del 1848; certamente in questa fase formò la propria coscienza politica e maturò l’iniziazione alla massoneria, nella quale più tardi avrebbe raggiunto gradi molto elevati. Il ricordo di A., e il suo ruolo nella storia friulana, sono legati soprattutto alle vicende storiche di resistenza agli austriaci nel forte di Osoppo nel 1848. A prescindere dalle celebrazioni encomiastiche della stampa patriottica (come quella di Raffaello Sbuelz), ad A. va in in ogni caso riconosciuto un ruolo di importanza fondamentale nell’organizzazione della resistenza e nella gestione dei rapporti tra il comandante e la truppa. Nominato primo tenente d’artiglieria dal compaesano Giovanni Battista Cavedalis, allora comandante generale d’artiglieria per il Governo provvisorio del Friuli, entrò a Osoppo il 3 aprile 1848 e si unì ad altri patrioti che si organizzavano per la difesa del forte. Il Governo provvisorio di Venezia ratificò la nomina di A. come capitano, secondo solo al luogotenente colonnello Licurgo Zannini, bolognese ed ex ufficiale del duca di Modena. I rapporti tra il comandante, uomo duro e spigoloso, e i soldati, poco avvezzi alla disciplina, erano sempre tesi e fu proprio A., grazie alla sua amabilità, all’indole calma, al suo ingegno e alla fedeltà al proprio comandante, a garantire la pace all’interno dell’assedio, a scongiurare i numerosi tentativi di ammutinamento e, dopo la capitolazione, a difendere lo Zannini dagli attacchi dei propri ufficiali e del governo veneziano. ... leggi Come risulta dal diario delle sue memorie, l’ingegno di A. si confermò durante l’assedio di Osoppo, quando utilizzò materiali di ripiego per fare funzionare le armi, per recuperare il piombo nemico e per fare le scarpe ai soldati. Con il piombo nemico, memore dell’insegnamento ricevuto in Accademia a Venezia, fuse due medaglie commemorative che inneggiavano all’unità d’Italia e al re Carlo Alberto. Dopo la resa di Venezia, grazie all’amnistia generale da parte dell’Austria, rientrò a Gaio di Spilimbergo, dedicandosi alla pittura e alla meccanica: oltre a studiare la dirigibilità degli aerostati (che gli austriaci avevano tentato di usare contro Venezia durante l’assedio, ma erano stati dispersi dal vento) e alle ricerche di applicazioni meccaniche specialmente nel campo ferroviario, collaborò con l’Associazione agraria friulana: nel 1858 ottenne una medaglia di bronzo per l’invenzione di un particolare tipo di forbici potatrici (in «Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti», 1857-1858); nel 1859 Pacifico Valussi gli indirizzò una lettera sulle capre nostrane e quelle d’angora e, nello stesso anno, A. pubblicò sul bollettino dell’Associazione una breve Relazione sull’esito dei primi bachi da seta già nati da sei giorni onde possa servir di pronostico pei nascituri nell’imminente stagione 1859 («Bullettino della Associazione agraria friulana», 1859). Alla vigilia della spedizione di Garibaldi, che A. conosceva personalmente tramite la massoneria, si spostò a Torino e a Genova e, dopo l’occupazione di Palermo, s’imbarcò, ottenne il comando dell’arsenale di Messina e il compito di provvedere all’armamento dei volontari. Nel 1863, A. fece da tramite tra il gran maestro Lodovico Frapolli e Giuseppe Garibaldi e ne ottenne il sostegno alla Loggia massonica di rito scozzese, in contrapposizione alla Loggia massonica del Grande oriente italiano. Entrato con il grado di maggiore nell’esercito regolare piemontese alla fine dell’impresa garibaldina, prestò servizio fino all’aggravarsi delle sue condizioni fisiche a causa di una gastro-epatite; si ritirò a Gaio dove morì il 6 ottobre 1867. Tra i suoi scritti si segnalano un’orazione funebre per il capitano Enrico Ulissi e il giornale e le memorie dell’assedio di Osoppo. In queste ultime A. descrive le opere di apprestamento difensivo e offensivo, le azioni militari e logistiche di un forte assediato, le condizioni economiche e psicologiche degli abitanti del paese e le giornate trascorse dai difensori.

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Bibliografia

Scritti di L. Andervolti: In morte del capitano Enrico Ulissi veneziano. Orazione, Messina, Stamperia Filomena, 1860; Il giornale dei fatti più rilevanti avvenuti nel Forte di Osoppo nel 1848, a cura di A. FALESCHINI, Udine, AGF, 1964; Alcune memorie dell’assedio di Osoppo: 1848, a cura di A. TOSO, Udine, Istituto per la storia del Risorgimento italiano - Comitato di Udine, 1987.
DBF, 25; R. SBUELZ, Alcuni cenni biografici su Leonardo Andervolti da Gajo (Spilimbergo), Udine, Tip. A. Bosetti, 1910; G. CAPPELLO, Patriotti friulani del risorgimento italiano, San Daniele del Friuli, Tabacco, 1927; A. FALESCHINI, Corrispondenze di Licurgo Zannini e Leonardo Andervolti dopo l’assedio di Osoppo del 1848, «AAU», s. VI, 10 (1945-1948), 147-168; ID., L’assedio di Osoppo nelle memorie di Leonardo Andervolti, ibid., 169-196; ID., Leonardo Andervolti difensore di Osoppo, Osoppo, Toniutti, 1968; MARCHETTI, Friuli, 671-678; A. CELOTTI, La massoneria in Friuli. Prime ricerche sulla sua esistenza ed influenza, Udine, Del Bianco, 1982; G. ELLERO, Personaggi del risorgimento a Spilimbergo, in Spilimbèrc, 165-168; P. FERRARIS, L’aquila e il leone. L’assedio di Osoppo del 1848, Udine, La Nuova Base, 1998; L. POLO FRIZ, La massoneria italiana nel decennio post unitario. Lodovico Frapolli, Milano, F. Angeli, 1998; Mille protagonisti, 41-42.

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