ANSELMO DA CREMONA

ANSELMO DA CREMONA

ecclesiastico, notaio, maestro di scuola

Immagine del soggetto

Segno di tabellionato del notaio Anselmo da Cremona.

Notaio e grammatico, il primo finora noto della scuola capitolare cividalese in un momento del suo particolare splendore, A. da C. era segnalato ad Aquileia il 19 giugno 1228 con la prima qualifica e il 26 febbraio 1232 a Cividale con la seconda. Più tardi come canonico della collegiata di questa città lasciò diverse tracce della sua presenza. Nel 1251 gli premorì la figlia Ottobona. I documenti lo presentano impegnato sia al seguito del patriarca, sia con membri del capitolo cividalese, tra i quali emergevano senza alcun dubbio personalità dotate di buona cultura, come Bartolomeo, Pietro cappellano del patriarca, il collega notaio Bonincontro, che rogava con eleganza anche per il patriarca, e il decano Corrado detto Butul. Bartolomeo il 6 marzo 1246 dettò a quest’ultimo il testamento con il quale legava i suoi libri al nipote Pietro scolaro perché perseverasse nello stato clericale (altrimenti li destinava alla chiesa di Cividale). Con lui A. si spostava nel patriarcato sia oltralpe a Millstatt, sia in Friuli a Cividale, Chiusaforte, Gemona. Il decano Corrado, a sua volta, proprietario di un esemplare delle Sentenze di Pietro Lombardo, lasciò l’opera al capitolo perché la vendesse e ne ottenesse un reddito per celebrare l’anniversario della sua morte. La presenza di tale opera, manuale di teologia delle università a partire dalla seconda metà del XII secolo, indica un preciso clima culturale nel quale si movevano gli intellettuali forogiuliesi che, accanto a una buona conoscenza della grammatica, accoglievano anche la lezione abelardiana del sistema nello studio della materia e implicitamente tutte le “auctoritates magistrorum” cui lo stesso Abelardo aveva attinto. ... leggi Si tratta pertanto di un ambito culturale ove è evidente un travaso dalla grammatica alla logica e quindi al notariato, che presuppone l’assimilazione di Prisciano e Donato così ben documentati nella fruizione del libro nel patriarcato di Aquileia. Quanto alla professione di notaio, A. rogò per un lungo arco di tempo. In questa attività, pur così legata a schemi rigorosi, traspare un elemento che denota un atteggiamento politico ben individuabile: il 26 febbraio 1232 egli si sottoscriveva «ab imperatore Federico notarius», mentre il 1° novembre 1249, forse in seguito alla battaglia della Fossalta, «imperialis aule notarius» senza il nome dell’imperatore. L’ultima sua traccia finora reperita è un rogito del 1° novembre 1255.

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Bibliografia

A. VON JAKSCH, Die Kärntner Geschichtsquellen 811-1202, Klagenfurt, Kleinmayr, 1904, 198-199, n° 2032, 196, n° 2027; P. S. LEICHT, I primordi dell’ospitale di Cividale, «MSF», 2 (1906), 105-106; BIASUTTI, Cancellieri, 34; SCALON, Libri, 26-27, 30 n. 73; SCALON, Produzione, 142 n° 12; HÄRTEL, Tre secoli, 227-262; A. TILATTI, Monachesimi femminili in Friuli nel Duecento, in Il monachesimo benedettino in Friuli in età patriarcale. Atti del convegno internazionale di studi (Udine-Rosazzo, 18-20 novembre 1999), a cura di C. SCALON, Udine, Forum, 2002 (Studi per la storia della Chiesa in Friuli, 3), 205; SCALON, Libri degli anniversari, 112, 130, 134, 376.

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