Nacque a Bergamo il 9 luglio 1822, da Paolo Decio ed Elisabetta Deleidi, entrambi sarti di professione. Nel 1837 s’iscrisse all’Accademia di belle arti di Venezia, dove espose già l’anno successivo, in occasione della visita in città dell’imperatore d’Austria Ferdinando I. Alunno dotato ma dall’indole vivace e recalcitrante alle regole, ebbe non pochi problemi di rapporto con la docenza. Nel 1842 lasciò gli studi per tornare temporaneamente in patria, dove frequentò un ambiente culturale di rilievo come il salotto del conte Andrea Vertova, secolare famiglia di mecenati, visitato abitualmente da personalità come Giovanni Simone Mayr, fondatore della Scuola di musica della Congregazione di carità, Girolamo Forini, noto cantante e maestro di canto dell’epoca, e Giuseppe Diotti, direttore della locale Accademia Carrara. Forse per completare la sua formazione, compì un viaggio a Roma nel 1846, rientrando in seguito a Venezia, dove prese parte ai moti rivoluzionari del 1848-1849. Si trasferì poi a Palmanova, dove giunse probabilmente al seguito del contingente inviato da Venezia in soccorso alla fortezza nel 1848. Qui sposò, nel 1851, Ursula Brandolini, ostessa del luogo, con cui si trasferì ben presto a Udine, dove possedeva un atélier già all’inizio del 1853. Durante il trentennio vissuto nel capoluogo friulano, A. operò anche come insegnante privato di disegno presso alcune famiglie nobili e, successivamente, alla Scuola d’arti e mestieri della locale Società operaia di mutuo soccorso, assumendovi anche il ruolo di direttore. La fama di A. rimane legata alla pittura di paesaggio e al ritratto, genere in cui si distinse per il realismo e l’introspezione psicologica dei suoi soggetti. Tra i suoi ritratti si annoverano il conte Augusto Agricola (1857, Udine, Civici musei), pioniere della fotografia in Friuli, l’editore e direttore del Teatro Sociale di Udine Paolo Gambierasi (1871, Udine, Civici musei), l’architetto pordenonese Giambattista Bassi (1879, Pordenone, Museo civico d’arte) e Vittorio Emanuele II (collezione privata), primo re d’Italia. ... leggi Nei paesaggi A. esprime invece una personale vena d’ispirazione romantica, riconducibile al percorso formativo accademico avvenuto sotto la guida di Francesco Bagnara, in precedenza scenografo presso il teatro veneziano La Fenice. La felicità del tratto grafico dà modo al pittore di lavorare anche nel campo della litografia, eseguendo i ritratti dell’architetto friulano Valentino Presani, di Francesco Tomadini, Teobaldo Ciconi, patriota e drammaturgo, Girolamo Forini, musicista bergamasco, e Clementina Cazzola, nota attrice dell’epoca. Le fonti, inoltre, ricordano la sua attività nell’ambito della pittura sacra, a cui si riconduce la pala raffigurante Sant’Agata, santa Lucia e sant’Apollonia, sicuramente autografa, dipinta per la chiesa della Beata Vergine Marcelliana a Monfalcone (Gorizia) tra il 1856 e il 1857. Dopo una breve malattia, A. morì a Udine il 25 gennaio 1882, lasciando scoperto anche l’incarico di consigliere del neonato Circolo artistico udinese.
ChiudiBibliografia
Venezia, Accademia di belle arti, Archivio storico, Stato delle presenze degli alunni iscritti, 1837-1842.
«La Patria del Friuli», 27 gennaio 1882 (necrologio); G. BEKKER, Antonioli Fausto, in SAUR, 4 (1992), 436 (con bibliografia precedente); G. EMILIANI - A. QUERIN, Repertorio delle opere artistiche, scultoree e pittoriche, più significative presenti nei luoghi di culto del Territorio di Monfalcone, Monfalcone, EdL, 1996, 23-24; V. GRANSINIGH, schede, in Galleria arte antica II, 160-163; F. PECCOL, I calotipi cerati dei Civici Musei di Udine, t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 2002-2003, 53-56; V. GRANSINIGH, Pittura e scultura in Friuli dall’Unità con l’Italia alla prima guerra mondiale, in Il Friuli storia e società. 1866-1914 Il processo di integrazione nello Stato unitario, a cura di A. BUVOLI, Udine, IFSML, 2004, 289-290; EAD., Artisti friulani a Venezia nell’Ottocento: appunti per una storia del rapporto centro/periferia in area veneta, in Tra Venezia e Vienna, 131; EAD., schede, ibid., 444-445, 448-449; G. BERGAMINI, schede, ibid., 446-447.
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