ASQUINI GIULIO

ASQUINI GIULIO (1753 - 1847)

agronomo, meteorologo

Immagine del soggetto

Illustrazione dal 'Traittez des barometres, thermometres, et notiometres ou hygrometres', Amsterdam 1688, trattato su cui si formò Giulio Asquini.

Nato a Udine nel 1753, era il figlio primogenito del conte Fabio dei signori di Fagagna, e della patrizia veneziana Elena Redetti. Poco si sa sulla sua formazione scolastica. Fu avviato agli studi in campo agrario dal padre che gli trasmise anche la passione per la meteorologia, disciplina che aveva avuto un nuovo inquadramento scientifico e della quale l’abate Giuseppe Toaldo, professore di Astronomia, geografia e meteorologia all’Università di Padova, era il cultore di maggior rilievo. Il padre nel 1770 aveva acquistato l’antica residenza feudale dei nobili Pavona in borgo San Bartolomeo, l’attuale via Manin. Alla casa era annessa una buona parte delle pendici del castello, adibite ad orto e, dopo il restauro radicale, la famiglia si trasferì nel 1772. Il 26 gennaio 1774 G. A. per la prima volta godette della citazione di Antonio della Forza (V.) che apprezzava l’orazione funebre ai funerali del luogotenente Giovanni Manin recitata dal giovane conte che il cronista definiva «giovine di ottima indole e di buona grazia [che si] portò benissimo alla presenza già di S. E. rev.ma mons. Arcivescovo, degl’ill. mi sig.ri deputati, di molta nobiltà e popolo». Nella nuova residenza di famiglia fu costruita una piccola stazione meteorologica e, dopo un avvio delle rilevazioni dei dati nel 1774, a partire dal 1776 furono effettuate letture sistematiche. Il conte Fabio da almeno venti anni aveva intrapreso una serie di iniziative volte a migliorare le produzioni delle sue terre a Fagagna, sotto la spinta dell’amico Antonio Zanon del quale condivideva anche le indagini scientificamente corrette sulla connessione clima-agricoltura, connessione concretamente sentita e seguita dai contadini. ... leggi Lo sforzo di razionalizzazione dell’agricoltura, legata com’era al profitto, portava anche a cercare modi di intervento per limitare danni di natura climatica. G., che il padre, accentratore com’era, aveva tenuto al margine della gestione delle tenute, si dedicò a precise rilevazioni: è autore di una raccolta attendibile di una serie di dati climatologici dal 1776 al 1789 dedotti in tre letture quotidiane del termometro ed una del barometro. A margine delle registrazioni l’A. annotava lo stato del tempo e fatti conseguenti ad eventi meteorologici come la caduta di un fulmine sul campanile del castello di Udine il 10 aprile 1776, con conseguente incendio dell’angelo. Dal luglio di quell’anno la stazione consentiva, per la prima volta in Friuli, anche la misurazione dei dati pluviometrici misurati in piedi francesi (325 mm circa). Le osservazioni venivano fatte nel giardino di palazzo Asquini, sotto il castello e quindi al riparo dei venti provenienti da N-NO. I dati, a cominciare dal 1777, furono pubblicati sul Giornale astro-meteorologico, fondato nel 1772 e diretto dal Toaldo per nove anni di seguito. Nei primi anni Ottanta fu presentata alla Società d’agricoltura pratica di Udine una memoria dovuta quasi certamente a G. A., Osserva – zioni meteorologiche e loro applicazione all’agricoltura. L’autore pare ben informato: conosce il barometro, sa che è uno «strumento inventato in Italia e che, quando i vapori contenuti in esso si sospendono con meno di facilità nell’aria, la pioggia d’ordinario è imminente». Ne descrive il funzionamento in rapporto alle condizioni ambientali e discute portando le proprie opinioni. Passa quindi a parlare del termometro, «istrumento ritrovato anch’egli in Italia e dalla celebre scuola fiorentina» e continua così con altre invenzioni moderne. Nel 1777 G. e il fratello Daniele furono inviati dal padre a Fagagna per controllare da vicino l’opera dell’agente Paolo Fabbro con il quale i rapporti si erano deteriorati. G. tenne informato il genitore di tutti i sospetti e le diffidenze che l’operato del Fabbro gli suscitavano, con lettere minuziose che denunciano una frattura sociale di un certo rilievo nell’azienda. L’A. si mo stra favorevole ad impegnare come manodopera necessaria all’estrazione ed essiccazione della torba abitanti del paese «poveretti, di estrema miseria […]» al posto dei coloni che si mostrano recalcitranti, impegnati come sono nel lavoro dei campi. L’A. che con i fratelli aveva assunto la direzione della grande azienda agraria di Fagagna, dopo la rinuncia del padre, dovuta a un incidente che lo rese gravemente zoppo, non si mostrò all’altezza: litigi ed incomprensioni resero difficile la conduzione e delusero il vecchio conte Fabio. G. A. morì nel 1847.

Chiudi

Bibliografia

Ms Archivio Asquini Fagagna, [G. ASQUINI] Osservazioni meteorologiche e loro applicazione all’agricoltura, s.d.

[G. ASQUINI], Memoria per servire da risposta alle ricerche fatte dall’Ecc. Deputazione sopra l’agricoltura, «Giornale d’Italia», 11 (1773), 133-140 (= Raccolta di memorie delle pubbliche accademie d’agricoltura, arti e commercio dello Stato Veneto, Venezia, 1789, II, 185-213).

C. MALIGNANI, Giulio Asquini primo climatologo udinese. «Atti Accademia udinese di scienze, lettere e arti», s. VI, 10 (1945-1948), 1-21; J. GENTILLI, Il Friuli. I climi. Udine, Camera di commercio, industria e agricoltura, 1964, 11-12.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *