BENEDETTO DA SANTA MARIA LA LONGA

BENEDETTO DA SANTA MARIA LA LONGA

rettore di scuola

Attivo a Cividale sullo scorcio del secolo XIII, con un contratto che lo legava per quattro anni a partire dal 29 settembre 1299, B. si obbligava con il comune a insegnare grammatica e logica. Come d’uso, si sarebbe giovato di un ripetitore, cui affidare evidentemente l’istruzione di grado elementare. B. avrebbe usufruito di una casa per sé e per gli studenti e sarebbe stato compensato con cento lire veronesi. Di un secondo collaboratore si ha la certezza solo il 6 marzo 1301, quando B., ormai sistemato in città, stringeva un patto con il catalano Tommaso da Torregrossa per l’anno in corso da S. Giorgio a S. Michele e quindi per l’anno successivo. Gli affidava la preparazione dei notai (Institutiones ac summa artis notarie). Il fatto che fosse lui a chiamare un docente specializzato indica senza ombra di dubbio che B. dirigeva una scuola di pretesa, tanto che il comune già nel 1303 accantonava 50 fiorini per la realizzazione di uno studio («pro uditorio magistrorum studii») che anche il patriarca avrebbe voluto a livello universitario, ma che non gli fu concesso dal papa. Tommaso avrebbe potuto optare a sue spese per una diversa sistemazione. Avrebbe ricevuto da B. stesso due marche di denari per i primi sei mesi e tre per l’anno successivo. Si capisce che i maestri avrebbero percepito anche dagli scolari un compenso, perché B. spiegava che lo stipendio era previsto «ultra perceptionem predicte sortis scholarium». Il fatto assume un’importanza rilevante nella storia della cultura locale, in quanto si deduce che il maestro, come spesso accadeva da tempo nelle scuole urbane dell’Italia settentrionale, segnatamente del Veneto, per esempio a Treviso, oltre alla grammatica e alla retorica impartiva anche i rudimenti della notaria. Qui si avvertiva la necessità di una specializzazione, che sembra di capire subordinata a una preparazione dell’“ars dictandi”. Di Tommaso da Torregrossa si segnala ancora la presenza a Cividale nel corso del 1304 e poi del 1307. Il cancelliere Alberghetto Vandoli registrava la testimonianza di B. a un processo celebrato a Udine fra lui, definito familiare del patriarca, e Tiberino della Torre parroco della chiesa di Alba in Carniola. ... leggi La precisazione circa l’appartenenza alla “familia” di Ottobono spiegherebbe l’elenco nutrito di procuratori che l’avversario elencava: dal notaio Odorico da Udine a Ottone dal Brabante canipario del patriarca, ad Ambrogio canonico udinese, a frate Alberto e Giacomino Brugno. In tal modo si ha la certezza che il cancelliere Vandoli come pure il giudice vicario patriarcale conobbero il maestro. Che una relazione con la curia patriarcale esistesse già da prima conferma un documento del 2 febbraio 1303, segnalato dal Bianchi. Il 30 dicembre 1308 dal patriarca Ottobono B. otteneva l’investitura di canonico della collegiata udinese. Nel settembre 1315 poi era nominato procuratore dal pievano Sigfrido da Altemburg per affittare una casa in Cividale. A Udine lasciò una traccia nella storia del duomo con un legato per l’anniversario della sua morte da dividersi fra canonici e sacerdoti di quella chiesa. Non si conosce tuttavia la data del suo decesso.

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Bibliografia

ASU, NA, Alberghetto Vandoli, 5118/3; ACU, BINI, Documenta historica, VII, n° 15.

BIANCHI, Documenta, n° 36, 12-13; LEICHT, Scuole superiori, 8, n. 2; ZENAROLA PASTORE, Atti, 73; SCALON, Libri, 40, n° 105; MORO, Carte, 150, n° 83; MORO, Visitatio, 96; SCALON, Produzione, 153-154, n° 32; ORTALLI, Scuole; GIANNI, Guglielmo, 50.

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