BERTOLINI DARIO

BERTOLINI DARIO (1823 - 1894)

avvocato, amministratore pubblico, archeologo

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Dario Bertolini.

Nacque a Portogruaro (Venezia) il 20 gennaio del 1823 da una famiglia benestante. Terminato il liceo classico presso il Seminario della città natale, nel 1843 si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Padova. Nel 1846 si trasferì a Vienna per completare il suo percorso di studi. Due anni più tardi era di nuovo a Portogruaro, dove partecipava alla rivolta antiaustriaca, entrando a far parte della guardia civica. Sedata l’insurrezione da parte delle truppe del generale Radetzky, riprese gli studi e si laureò nel febbraio del 1849. Nel 1853 divenne avvocato e cominciò ad esercitare la professione: a tale attività affiancò inizialmente l’insegnamento della lingua tedesca presso il locale seminario. Nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, partecipò alle elezioni, venendo eletto consigliere comunale e provinciale e, in seguito, presidente del consiglio provinciale, carica che avrebbe mantenuto per quindici anni. Liberale, ma attento alle istanze sociali, come dimostra il forte sostegno dato alla Società operaia, si prodigò attivamente per il suo distretto. Nel 1871 fu promotore della richiesta di istituire un tribunale a Portogruaro. Nel 1879, con la pubblicazione Le vie consolari e le strade ferrate della Provincia di Venezia, si schierò a favore del collegamento ferroviario Venezia-Portogruaro, considerato di vitale importanza per lo sviluppo della zona. Nel 1889, divenuto assessore municipale, si adoperò per il riordinamento dell’archivio e il restauro del palazzo comunale. Amministratore attento e partecipe, B. è però ricordato soprattutto nella veste di archeologo autodidatta e il suo nome è legato alla riscoperta dell’antica Concordia romana. Nel marzo del 1873, infatti, in un terreno sulla sinistra del Lemene di proprietà del conte Odoardo Perulli, emerse un sarcofago con l’iscrizione di un soldato cristiano. ... leggi B., contattato dal conte, in quanto già in passato aveva raccolto materiali antichi a Concordia, ne diede subito comunicazione all’Istituto di corrispondenza archeologica di Roma e all’archeologo Giovanni Battista De Rossi. A Portogruaro, nel frattempo, si costituì una commissione composta da Federico Berchet, B., in rappresentanza della provincia, e Bonaventura Segatti, sindaco di Concordia, chiamata a proseguire gli scavi, che avrebbero portato alla luce un sepolcreto romano del IV-V secolo. Le relazioni di B. sui primi tre anni di lavori furono pubblicate contemporaneamente sul «Bullettino dell’Istituto di corrispondenza archeologica», di cui nel frattempo l’archeologo era diventato membro, e su «Archivio veneto». Nel 1875 il ministro della Pubblica istruzione Bonghi visitò gli scavi di Concordia e pochi mesi dopo, con l’istituzione della Direzione dei musei e degli scavi di antichità del Regno, nominò B. unico ispettore degli scavi e dei monumenti di Concordia Sagittaria. Sotto la guida dell’archeologo portogruarese gli scavi proseguirono alacremente: dal febbraio al novembre del 1876 vennero alla luce 241 sarcofagi sui 260 totali: le nuove scoperte rivelarono l’importanza soprattutto epigrafica del sito. Nel 1876 B. accolse a Concordia l’epigrafista Theodor Mommsen, desideroso di trascrivere le epigrafi dei sarcofagi nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum. Allo stesso Mommsen, che mantenne negli anni un rapporto epistolare con B., si deve il consiglio di asportare le lastre con le epigrafi, di trasferire i sarcofagi di maggior interesse artistico e di ricoprire il sito, vista l’impossibilità di bonificare l’area di scavo. A partire dal 1876 le relazioni di B. furono pubblicate sulle «Notizie degli scavi di antichità», periodico voluto dal Ministero della pubblica istruzione e affidato all’Accademia dei Lincei. Nonostante la copertura del sito funerario, B. continuò gli scavi. Nel 1877 scoprì un ponte a tre arcate lungo via S. Pietro. Nel 1880-1882 con il collaboratore Giacomo Stringhetta esplorò il foro, il teatro, e un edificio, identificato come una fabbrica di frecce. Nello stesso periodo lo Stringhetta, sulla base dei dati forniti, tracciò una pianta della colonia romana di Concordia, che sarebbe stata in seguito rivista dall’ingegner Antonio Bon. Le continue scoperte e i numerosi reperti rinvenuti resero necessaria in questi anni la realizzazione di un museo archeologico: l’amministrazione concordiese non aveva però i fondi per realizzarlo. Si fece quindi avanti il comune di Portogruaro, che acquistò il terreno e cominciò a edificare il museo nel 1885. Due anni più tardi B. fu nominato direttore del Museo archeologico concordiese di Portogruaro, chiamato a preservare i numerosi reperti delle campagne di scavi, ma anche alcuni lasciti di collezionisti privati, come quello del conte Muschietti. L’archeologo portogruarese, impegnato nell’organizzazione del nuovo museo e nelle corrispondenze con le istituzioni di cui era membro (Deputazione veneta di storia patria, R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, Ateneo veneto, Accademia di scienze lettere e arti di Udine, Reale Accademia storica di Madrid, Istituto di corrispondenza archeologica), non tralasciò la ricerca sul campo: gli ultimi scavi risalgono infatti al 1893, pochi mesi prima della sua morte, avvenuta il 25 gennaio del 1894.

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Bibliografia

Dario Bertolini. L’uomo - La scuola, Portogruaro, Nuova Dimensione, 1992; A. NICOLETTI, L’archeologia concordiese, in Concordia, 63-104: 66-69.

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