CAMAVITTO LUIGI FILIPPO

CAMAVITTO LUIGI FILIPPO (1842 - 1912)

ecclesiastico, erudito

Nacque a San Daniele del Friuli nel 1842 da famiglia borghese di agiati commercianti di stoffe e tessuti all’ingrosso. L’attività di famiglia si sviluppò a Udine con i discendenti del fratello Daniele e proseguì fin nel secondo dopoguerra presso la residenza di palazzo Politi-Camavitto. Sua madrina di battesimo fu la contessa Amalia Michieli Farlatti, che avrebbe avuto notevole importanza per il destino del futuro prelato. C. aveva dieci anni quando la morte improvvisa del padre lo portò a Udine con la famiglia, dove, seguendo una precoce vocazione, entrò in seminario. Ne sarebbe stato espulso tre anni dopo, per essersi preso la libertà di recitare dal pulpito un intelligente e spiritoso panegirico per il suo santo protettore. Il Seminario udinese lo avrebbe guardato poi con sospetto, pur riconoscendone le doti, mentre il percorso vocazionale di C. si dispiegava. Protetto dalla contessa Farlatti, fu condotto giovanissimo a Roma dal cardinale Fabio Maria Asquini. Tentò l’ingresso nell’abbazia di Subiaco, abbandonando la vita monacale a causa della salute cagionevole, rientrò a San Daniele ventenne per frequentare nuovamente il Seminario di Udine, ma si spostò infine in diocesi di Concordia, dove ricevette gli ordini minori. Le prime esperienze di chierico furono a Concordia e Treviso. Provvisto di patrimonio grazie al lascito della zia Carlotta Camavitto-Pletto, poté accedere agli ordini maggiori nel 1869. L’investitura per la prestigiosa sede arcipretale di Castelfranco giunse nel 1874. Nel 1880 si laureò in teologia, lettere e storia a Roma e nel 1900 fu nominato canonico onorario del Capitolo di Treviso. ... leggi Altri titoli onorevoli gli giunsero nel 1903 (protonotario apostolico) e nel 1908 (abate mitrato di S. Liberale in Castelfranco) da Pio X, pontefice che strinse con lui un legame di affetto e stima dai tempi del cardinalato come Giuseppe Sarto. A Castelfranco C. trascorse oltre trent’anni di vita, suggellando la sua opera in cura d’anime con l’impegno per il completamento della facciata e della pavimentazione del duomo, opera settecentesca del castellano F. M. Preti. Collaboratore di «Pagine friulane» e attivo nell’ambito degli studi storico-letterari, anche grazie all’amichevole corrispondenza con Vincenzo Joppi, restò poco noto in Friuli e quasi obliato nel centro veneto, dove a lungo svolse le sue mansioni, adoperandosi in un’opera costante e sommessa a favore dei più poveri, ma rimanendo sempre discosto e schivo rispetto alle turbolenze politicosociali e alle provocazioni anticlericali che accompagnarono l’unificazione della penisola. Suscitò scalpore e critiche la mancata presenza, per assunto ideologico, delle autorità comunali alle esequie, avvenute nel giugno del 1912. Sulla figura di C. fa luce, nel 2003, la pubblicazione di un manoscritto rimasto inedito, antesignano degli studi storici su Castelfranco, accompagnata dalle accurate ricerche di Paolo Miotto, grazie alle quali sono ricostruiti i trascorsi esistenziali e la personalità di un uomo di chiesa di notevole statura morale, un erudito che portò nella congerie di fine Ottocento una vasta cultura di stampo illuminista, nonché la passione per la ricerca storico-antiquaria ed etimologica. È proprio uno scritto giovanile in forma di dialogo sull’infallibilità del papa ad attirargli la stima dei superiori, che gli avrebbero affidato la chiesa principale di Castelfranco. Di attitudine ascetica e carattere schivo, C. si mostrò saggio ed equilibrato, forse retorico nella predicazione, ma capace di reggere il difficile clima politico ed economico, proteso verso gli umili in senso evangelico e caritatevole, tanto da morire in povertà. Gli esordi letterari, espressione della religiosità mariana, si affiancarono, a partire dal 1874, agli studi di carattere storico-epigrafico ed etimologico-linguistico, con timidi ma accorti tentativi di spiegazione toponomastica. Oggetto sono Udine e il territorio friulano, ma anche Castelfranco, come nuova patria, di cui C. indaga l’origine e il patrimonio artistico, in particolare l’opera del Giorgione. Suoi saggi compaiono sui periodici «Il Cittadino italiano», della tipografia Patronato di Udine, «La Scintilla» e «Pagine friulane». Tra gli scritti in friulano attraggono, accanto ad alcuni componimenti nostalgici e intimistici, i versi in sesta rima de La Batracomiomachia di Omero ossèvi La vuere dei crozz e des suris tradòte in furlan [ossia La guerra delle rane e dei topi tradotta in friulano], che ricalca il filone della traduzione parodica, con fare giocoso, ma senza la mordacità di precedenti modelli. Altri studi, in forma manoscrittta, scomparvero in un incendio nel 1903, lasciando prostrato il loro autore. Poco ciò che in tale forma rimane a Castelfranco, mentre il lascito librario, destinato alla Biblioteca civica di Udine, sarebbe stato smembrato e i suoi saggi destinati a varie raccolte.

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Bibliografia

Opere di L.F. Camavitto: A Maria Vergine Immacolata. Canto, Napoli, Fratelli Testa, 1868; Inni ritmici alla Vergine Immacolata, Bologna, Istituto tipografico, 1872; Su d’una lapida romana scoperta a Fonte presso Asolo, Treviso, Novelli, 1878; Sopra l’origine ed il nome di Udine, Udine, Tip. del Patronato, 1881; La Batracomiomachie di Omero ossevi La vuere dei crozz e des suris tradòte in furlan, Udine, Tip. Patria del Friuli, 1889; Giorgione da Castelfranco e la sua Madonna nel Duomo della sua patria, Castelfranco Veneto, Alessi, 1889; La solitudine, Udine, Tip. Patria del Friuli, 1890; Il verbo friulano çhialâ, «Pagine friulane», 4/6 (1891), 102-104; La colombe, ibid., 7/3 (1894), 51; La primevere, ibid., 56; Il pensir, ibid., 7/4 (1894), 72; I nomi locali della regione friulana terminanti in «à» o «âs», Udine, Del Bianco, 1896; Gregorio di Montelongo patriarca d’Aquileia e un serventese provenzale per la sua morte, Udine, Del Bianco, 1898.

Castelfranco e suo distretto. Illustrazione storico-artistica. Edizione integrale del manoscritto n. 157 della Biblioteca comunale di Castelfranco Veneto, a cura di P. MIOTTO, Castelfranco Veneto, Parrocchia del duomo, 2003.

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