COCOLIN PIETRO

COCOLIN PIETRO (1920 - 1982)

arcivescovo

Nacque a Saciletto di Ruda (Udine) il 2 agosto 1920 da una famiglia di contadini. Studiò presso il Seminario centrale di Gorizia dal 1940 al 1944 e fu ordinato sacerdote il 3 giugno 1944 da monsignor Carlo Margotti. Dal 1944 al 1951 fu cooperatore parrocchiale a Cormons, dove si dedicò ai ragazzi e ai giovani nelle associazioni di ACI (Azione cattolica italiana) e dell’AGESCI (Associazione guide e scout cattolici italiani). In seguito fu parroco a Terzo di Aquileia (1951-1955) e decano ad Aquileia (1955-1966), in un contesto sociale e politico particolarmente delicato e bisognoso di cure pastorali. Per un anno fu arciprete-decano a Monfalcone (1966-1967), la città dei cantieri, dove ebbe modo di venire a contatto con l’ambiente operaio del massimo centro industriale della provincia e della diocesi di Gorizia. Già queste prime esperienze gli permisero di capire e vivere il tempo e la storia della sua gente, di maturare un’esperienza che gli fu preziosa per affrontare in seguito la guida della difficile diocesi di Gorizia, tormentata dai residui di due guerre, lacerata da divisioni assurde, intossicata dai nazionalismi. Il 26 giugno 1967 fu nominato arcivescovo di Gorizia da Paolo VI: la nomina a vescovo di un sacerdote friulano, a due anni dalla fine del Concilio, segnava anche per la diocesi di Gorizia la valorizzazione della chiesa locale. ... leggi Il 3 settembre 1967 fu consacrato nella basilica di Aquileia dal cardinale Urbani e il 24 settembre fece il suo ingresso solenne a Gorizia. Nella sua opera pastorale vanno segnalati la riorganizzazione delle strutture diocesane secondo le linee tracciate dal Concilio ecumenico Vaticano II, la valorizzazione del patrimonio della tradizione aquileiese, i costanti rapporti con la comunità slovena anche oltre il confine di stato, la promozione di una presenza missionaria della diocesi di Gorizia in Africa, la partecipazione della diocesi ai problemi del lavoro. Provvide anche alla riforma della curia e al completamento di una serie di strutture pastorali parrocchiali e diocesane. L’impegno missionario e il forte impulso comunitario furono le linee di monsignor C. fin dal suo primo messaggio alla diocesi. Gli incontri di C. con Follereau a Monfalcone e a Gorizia, il 29 e 30 marzo 1968, e poi ancora a Gorizia e a Ronchi nell’aprile del 1969, e l’inaugurazione del lebbrosario di Manikrò il 25 gennaio 1970 erano i primi segni della scelta di una diocesi sorella in Africa: Bouakè in Costa d’Avorio, dove dal 1973 Gorizia ha sacerdoti, laici e religiose che operano a fianco di quella chiesa locale. In quindici anni di ministero C. evidenziò la partecipazione della diocesi ai problemi del lavoro: non si contano gli incontri, le visite (e non solo nei momenti caldi) del vescovo sui posti di lavoro. Iniziò anche la collaborazione con le diocesi di Udine e Trieste nella formazione degli aspiranti al presbiterato, collaborazione continuata dal suo successore, l’arcivescovo Antonio Vitale Bommarco, fino alla costituzione del Seminario interdiocesano di Castellerio nel 1996. Intraprese e concluse anche la visita pastorale, nel novembre-dicembre 1978, secondo uno stile nuovo e partecipato: abolizione delle formalità, preparazione di sei mesi, impegno nei settori chiave della vita pastorale (catechesi, liturgia, carità, evangelizzazione, gruppi), incontro con i sacerdoti. Uno degli obiettivi della visita fu l’avvio dei consigli pastorali, dopo un tempo lungo di preparazione, a dimostrazione di un impegno coerente e di una effettiva valorizzazione del posto dei laici nella Chiesa. Da questo impegno sorse anche il consiglio pastorale diocesano, espressione di tutta la Chiesa diocesana. L’ultimo impegno pastorale di C. fu rivolto alla realizzazione del convegno ecclesiale “per una Chiesa che annuncia Cristo liberatore dell’uomo”: doveva essere il compimento della visita pastorale, ma anche un rinnovato slancio per la vita della diocesi. Dal 1975 al 1977 resse, per oltre due anni, come amministratore apostolico, anche la diocesi di Trieste: un incarico delicato e particolarmente grave per la situazione di quella Chiesa e per il contesto religioso, culturale e politico. Morì l’11 gennaio 1982, stroncato da una emorragia cerebrale, rimpianto da tutta la comunità diocesana.

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Bibliografia

«Folium Ecclesiasticum Archidioecesis Goritiensis», 3 (marzo 1967), 45; 1-6 (gennaio-giugno 1982), 95-96; «Voce Isontina», annate 1967-1982; C. MACOR, La commemorazione, in Il vescovo Pietro, supplemento a «Voce Isontina», 10 (7 marzo 1987).

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