GIOVANNI I

GIOVANNI I

patriarca di Aquileia

G. fu patriarca di Aquileia tra il 606 e il 619: eletto sul seggio dell’antica sede in contrapposizione a Candidiano, che risiedette invece a Grado sotto la tutela bizantina e in comunione con la Chiesa romana. È il periodo dello scisma dei Tre Capitoli che portò come conseguenza allo sdoppiamento della cattedra patriarcale. Come racconta Paolo Diacono nella Historia Langobardorum (IV, 33): «morto in quei giorni Severo, fu ordinato patriarca nella vecchia Aquileia l’abate Giovanni con il consenso del re e del duca Gisulfo. Anche a Grado, dai Romani (Bizantini), fu ordinato il vescovo nella persona di Candidiano. Morto anche Candidiano, i vescovi che erano sotto la giurisdizione bizantina, ordinarono patriarca in Grado Epifanio, già protonotario. E da allora i patriarchi furono due». Esistono in realtà due versioni sulla vicenda di G. e Candidiano: una gradese (nella Cronica de singulis patriarchis nove Aquileie) che assegna l’elezione di G. ad un colpo di mano del duca cividalese Gisulfo I, l’altra aquileiese (trasmessa dagli atti del sinodo di Mantova dell’827) che sottolinea invece la nomina di Candidiano come un atto di forza dei Bizantini. Appare comunque chiaro che a partire da questo momento le contrapposizione dogmatiche all’interno della chiesa aquileiese si velano di un connotato politico-militare nel contrasto confinario tra i domini longobardi e bizantini. G., sostenuto dai maggiorenti Longobardi, pare aver risieduto ad Aquileia ed aver avuto un rapporto preferenziale con il re Agilulfo a cui rivolse con una lettera per lamentare come il consenso dei vescovi istriani verso Candidiano fosse stato estorto con la forza dai “Greci”, invitando quindi il re ad intervenire per evitare una nuova “iniqua ordinatio” che avrebbe ulteriormente minato le sue prerogative. ... leggi La questione tra Aquileia e Grado era dunque divenuta un affare della corona piuttosto che del ducato friulano, così come il contraltare politico fu direttamente l’impero bizantino oltre al papato. Il patriarca filolongobardo G. pose infatti la sua sede nella “vecchia” Aquileia ed i suoi successori si spostarono poi, per esigenze di maggior sicurezza, nel castello di Cormons, probabilmente sempre sotto tutela regia, giungendo a stabilirsi nella capitale del ducato, Cividale, solo nell’VIII secolo.

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Bibliografia

PAULI Historia Langobardorum, 45-187; Cronica de singulis patriarchis nove Aquileie, a cura di G. MONTICOLO, in Cronache veneziane antichissime, I, Roma, 1890 (Fonti per la storia d’Italia, 9), 3-16; Epistolae Longobardicae collectae, edd. W. GUNDLACH - E. DÜMLER et al., Berolini, 1892 (MGH, Epistolae Merowingici et Karolini aevi, III, 1), 693; Concilia aevi Karolini, ed. A. WERMINGHOFF, Hannover, 1908 (MGH, Legum sectio III, Concilia, II, 2), 583 ss.; G. CUSCITO, La fede calcedonese e i concili di Grado (579) e Marano (591), in Grado nella storia e nell’arte, I, Udine, AGF, 1980 (Antichità altoadriatiche, 17), 207-230; P. CAMMAROSANO, Aquileia e Grado nell’alto medioevo, in Aquileia e l’Arco Adriatico, Udine, Arti grafiche friulane, 1990 (Antichità altoadriatiche, 36), 129-155; C. AZZARA 1994, Venetiae. Determinazione di un’area regionale fra antichità e alto medioevo, Treviso, Canova editrice, 1994; L. VILLA, Strutture di potere e forme di organizzazione territoriale nel ducato longobardo del Friuli, in Fonti archeologiche e iconografiche per la storia e la cultura degli insediamenti nell’altomedioevo. Atti delle giornate di studio (Milano-Vercelli, 21-22 marzo 2002), a cura di S. LUSUARDI SIENA, Milano, Vita e pensiero, 2003 (Contributi di archeologia, 3), 223-240.

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