LESKOVIC MICHELE

LESKOVIC MICHELE (1905 - 1979)

futurista

Immagine del soggetto

Gruppo futurista attorno a Marinetti: in alto a sinistra, Escodamè.

Figlio di Alberado e di Angelina Miacola, nacque a Udine il 24 maggio 1905 in una famiglia agiata, trasferitasi dalla Slovenia per fondare nel 1870 uno stabilimento meccanico per la lavorazione della latta, e attiva nel campo dei trasporti, dei servizi mercantili, della vendita di autovetture. Compì gli studi ginnasiali a Milano, diplomandosi nel 1919 al Liceo A. Manzoni, e fu in quel contesto giovanilistico e studentesco che si accostò al futurismo, entrando nell’orbita di Filippo Tommaso Marinetti e divenendone uno stretto collaboratore oltre che il declamatore prediletto. Nel maggio del 1921 firmò con Roberto Clerici e Piero Albrighi, per le edizioni della Direzione del movimento futurista, il manifesto studentesco Svegliatevi studenti d’Italia!, di aperta contestazione all’ordinamento degli studi classici in favore di una maggiore presa sulla realtà, promuovendo agitazioni studentesche con il sostegno della rivista «Fiamma verde», pubblicata dall’editore futurista Umberto Notari. Assunse, verso la fine del 1921, lo pseudonimo di Escodamè, col quale firmò i suoi componimenti come poeta parolibero dalla vena originale e immaginifica. Nel novembre del 1921 aderì al Movimento giuliano di Sofronio Pocarini come rappresentante del gruppo udinese del nuovo verbo futurista. Nel 1922 lasciò Udine per trasferirsi definitivamente a Milano, tornandovi saltuariamente e mantenendo comunque il contatto con i futuristi friulani e giuliani, in particolare con Bruno Sanzin, che a sua volta si sarebbero avvalsi di lui come sponda milanese del movimento. ... leggi L. era infatti particolarmente legato, oltre che a Marinetti, anche ai protagonisti del secondo futurismo, ad artisti implicati nella ricerca scenografica quali Prampolini, Balla, Depero, Russolo, e al protagonista della declamazione poetica Francesco Cangiullo, che nel 1921 pubblicò con Marinetti il manifesto Il teatro della Sorpresa, riproponendo in versione ludica le esperienze del teatro sintetico futurista, al quale ben presto L. fu chiamato a collaborare, in quanto efficace veicolo per la divulgazione della poetica del futurismo. Nel febbraio del 1922 il teatro della Sorpresa di Marinetti e Cangiullo approdò anche al Teatro Sociale di Udine, e Marinetti affidò a L. la direzione non solo dell’attività teatrale, ma anche delle celebrazioni dedicate ad Antonio Sant’Elia, riconoscendone le doti di organizzatore e di fatto indirizzandone l’attività creativa. Intensa fu la sua produzione letteraria: sue poesie sono pubblicate su varie riviste, tra le quali, nel 1923, la rivista futurista «Rovente» di Parma, «Futurismo», la «Fiera letteraria» di Roma, mentre nel 1929 collaborò a «Boccaccio», edito a Milano nel 1929, con uno scritto a commento dell’Alcova d’acciaio e sugli aspetti guerreschi del futurismo. Altre sue opere poetiche figurano sul numero unico «Futurismo» di Rovereto, nel 1932, e su «Dinamo futurista» (1933), diretta da Fortunato Depero. Nel 1924 partecipò al I convegno nazionale futurista di Milano, in occasione del quale scrisse il poema parolibero Metropoli, a cinque differenti timbri vocali (tenore, baritono, basso, soprano e contralto), e relazionò sui temi La declamazione e la necessità di un ambiente speciale in ogni città riservato alla declamazione di opere poetiche: il Poedromo, La poesia réclame nuovo genere poetico, Il libro italiano e contro gli editori e librai passatisti e anti-italiani, I nuovi sensi. Marinetti inserì nove sue liriche nell’antologia Nuovi poeti futuristi (Roma, 1925). Il 9 marzo del 1926 tenne una lezione ordinaria sul futurismo al pubblico dell’Università popolare di Udine. Nel 1927, accanto a Marinetti, Depero, Mai, Russolo e altri, fu tra i fondatori della “Società per la protezione delle macchine”. Attivo propagandista del verbo futurista, attirò nell’orbita di Marinetti il giovanissimo Bruno Munari, appena giunto a Milano, nel 1929, facendogli leggere i proclami futuristi alla libreria Hoepli, e convertì ai dinamismi plastici della pittura futurista il pordenonese Luigi Fattorello, raccomandandolo a Marinetti per inserirlo nelle mostre ufficiali del movimento, a partire dalla mostra milanese “Trentaquattro pittori futuristi” allestita tra novembre e dicembre del 1927 dalla galleria Pesaro. Tra le opere esposte, figurava un Ritratto psicologico del poeta Escodamè. L. scoprì, nel 1930, anche il talento della danzatrice milanese Giannina Censi, chiamandola come protagonista di Simultanina, opera in prosa di Marinetti su scenografia di Benedetta Cappa Marinetti, per la quale L. scrisse una canzone su musica di Carmine Guarino. Lo stesso L. fu tra i protagonisti della fortunata tournèe, recitando accanto a Lia Orlandini, sua futura moglie, nello spettacolo di parolibere e danza che girò per tutt’Italia, con tappe anche a Gorizia e a Trieste. Tra il 14 settembre e il 3 ottobre dello stesso 1930, L. allestì al Broletto di Como la mostra dedicata ai “dinamismi architettonici”, secondo la sua stessa definizione, di Antonio Sant’Elia, nel contesto delle celebrazioni commemorative dedicate all’architetto, promuovendo anche, insieme a Marinetti e Prampolini, l’erezione di un monumento in memoria dei caduti della grande guerra, sulle rive del Lago di Como, ispirato a un disegno dello stesso Sant’Elia e portato poi a termine da Giuseppe Terragni. Sulla rivista romana «Oggi e domani», il 13 ottobre e il 6 novembre comparvero due suoi commenti sull’architettura di Sant’Elia. Sempre in collaborazione con Marinetti e Prampolini, pubblicò il volume Sant’Elia e l’architettura futurista mondiale, edito da Morreale a Milano nel 1931. Il 31 ottobre del 1931 intervenne sul tema Parole in libertà a Milano, presso la galleria Pesaro, alla finale del Circuito di poesia, gara per l’elezione del “Poeta record d’Italia”. Nella primavera del 1932 fu tra i promotori della nuova cucina futurista e partecipò allo storico banchetto-omaggio alla gastronomia futurista al ristorante milanese Penna d’oca, accanto a Marinetti, Depero, Prampolini e altri. Dopo la guerra L. si dedicò totalmente alla poesia e allo spettacolo, anche come interprete ed autore radio-televisivo dopo il suo trasferimento a Roma accanto alla moglie Lia Orlandini (1896-1979), attrice e doppiatrice. Si occupò inoltre di giornalismo e intraprese varie attività commerciali e soggiorni all’estero. A Bologna, nei suoi ultimi anni di vita, fu ospite della Casa di riposo per artisti drammatici Lyda Borrelli, e morì a Imola l’11 giugno del 1979.

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Bibliografia

B.G. SANZIN, Escodamè. Poeta futurista friulano, «Ce fastu?», 27 (1976), 148-153; Frontiere d’avanguardia, 160; I. REALE, Serate futuriste a Udine, in Arti a Udine, 75; EAD., Gorizia-Udine, nel segno del Futurismo, in Futurismo, 399-407.

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