RONCHI QUINTINO

RONCHI QUINTINO (1869 - 1935)

generale, drammaturgo

Immagine del soggetto

Quintino Ronchi in una scena di 'Piciule Patrie' negli anni Venti del Novecento.

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Il senatore generale Quintino Ronchi.

Di nobili origini, il conte R. nacque nel 1869 a San Daniele del Friuli, dove morì nel 1935. Il padre discendeva dalla stirpe dei Ronchi di Solofra, il cui ramo friulano fu insignito nel 1689 del titolo della contea per investitura del duca di Mantova. Inevitabile dunque, per il giovane rampollo, l’avvio alla carriera militare, dove egli arrivò al grado di generale, distinguendosi per indomito coraggio e lucidità strategica durante la grande guerra e in particolare, tra il 1916 e il 1918, sul terribile fronte ad alta quota dei ghiacciai dell’Adamello. Le esperienze da comandante in capo delle truppe alpine furono consegnate nel 1921 al libro di ricordi La guerra sull’Adamello, allo scopo – come R. scrisse nella prefazione – di sottrarre quegli avvenimenti (e gli uomini che vi erano stati impegnati, spesso con sacrificio della vita) ad «una scolorita e partigiana rassegna» (Milillo). Con lo stesso piglio energico e di esemplare correttezza pubblica, R. contribuì nel dopoguerra anche alla vita civile della comunità sandanielese, di cui fu sindaco dal 1921 al 1927 e poi podestà dal 1927 al 1935. Nella tradizione della letteratura locale, il nome di R. resta legato alla stesura di un nutrito corpus di testi teatrali, in italiano e in friulano, scritti negli ultimi anni di vita e spesso rappresentati dalla Filodrammatica Sandanielese, attiva durante il ventennio. Oggi conservati, per volontà dello stesso autore, negli archivi della Biblioteca Guarneriana, questi copioni attendono ancora uno studio organico d’insieme, che ne valuti il significato all’interno della drammaturgia locale, come pure i limiti di facile e bozzettistica comicità per le commedie in friulano (così Siore Ghite del 1928 e L’amôr no’ ven mai vieli del 1929) e di più ambizioso impegno psicologico, non senza punte di retorica nazionalistica, per i testi in italiano (così Alba italica del 1929). Fa caso a sé, invece, il pregevole Piciule patrie che, in ideale continuità con la tradizione risorgimentale di San Daniele e con il nume tutelare di Teobaldo Ciconi, recupera episodi di patriottismo garibaldino e patriottico. ... leggi Riallestito nel 1966 per le celebrazioni del centenario dell’annessione del Friuli al Regno d’Italia, quel testo è stato un cavallo di battaglia anche per il Gruppo d’arte drammatica “Quintino Ronchi”, fondato nel maggio 1967 da Gianfranco Milillo nel nome dell’illustre concittadino e da allora impegnato, con attività tuttora ininterrotta, a valorizzare gli autori in friulano del territorio. Grazie a questi meritori attori dilettanti, si continua così a San Daniele una pratica teatrale che risale almeno al 1600, come attestano i documenti rinvenuti nel prezioso Archivio storico del comune della cittadina collinare. (Angela Felice)

Il generale Quintino Ronchi
Fu uno dei protagonisti indiscussi dei combattimenti sull’Adamello della seconda metà del conflitto. Nato a San Daniele del Friuli il 22 ottobre 1969, faceva quindi parte delle “giovani leve” degli ufficiali superiori promossi generali nel corso del conflitto. Sottotenente di fanteria il 6 agosto 1888, chiese quasi subito il passaggio nelle truppe alpine. Capitano dal giugno 1904, fu dapprima al 5° reggimento alpini a Milano, per passare nel 1907 alla “scuola” del colonnello Pasquale Oro,  al 7° con sede a Conegliano. Oltre al normale servizio con le truppe, Ronchi si occupa anche di intelligence e nell’aprile 1915, col grado di maggiore e sempre in forza al 7° reggimento alpini, fu a capo del 6° Ufficio Informazioni di Udine, con competenza sul tratto di confine tra il Monte Maggiore e il Medio Isonzo. Tenente colonnello nel 1915 e colonnello l’anno successivo, assunse il 25 ottobre 1916 il comando del 4° reggimento alpini e soprattutto la responsabilità dell’Adamello, dove lo aspettava l’eredità dello stimato quanto “poco amato” colonnello Giordana. Alle dipendenze della 6ª Divisione del generale Albricci portò a termine il 15 giugno 1917 l’occupazione del Corno di Cavento, il che gli varrà la concessione della croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Altri riconoscimenti avrà anche l’anno successivo. Promosso colonnello brigadiere assunse il 12 marzo il comando del IV Raggruppamento alpini, col quale conquistò – nel maggio successivo – la difficile linea di alta quota Presena-Monticelli, che si era cercato invano di occupare nei primi giorni del conflitto. Il tutto gli valse la croce, stavolta da ufficiale dell’O.M.S. A pochi giorni dalla nomina a brigadiere generale – 20 giugno 1918 –, alle dipendenze della 5ª divisione del generale Piccione, guidò il contrattacco del giugno a Q. 2545 dei Ponticelli, una delle poche conquiste austriache nel corso della “Lawine Operation” – Operazione valanga. Lasciò il comando del IV Raggruppamento a fine agosto del 1918. Nel 1920 comandò nella Venezia Giulia la Scuola di perfezionamento ufficiali di fanteria mobilitati, per passare poi in posizione ausiliaria speciale. Sposato si era trasferito a Udine dove lo raggiunse nel 1923 la promozione a generale di brigata. Trasferitosi a San Daniele vi pubblicò le proprie memorie La guerra sull’Adamello, morendovi poi il 21 aprile 1935. (Paolo Gaspari)

 

 

 

Paolo Gaspari

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Bibliografia

G. MILILLO, Teatro e teatranti. Quintino Ronchi, Dree Sflacje (Andrea Bianchi) e altri, in San Denêl, 301-307;  P. POZZATO, P. GASPARI, I generali italiani della Grande Guerra, atlante biografico, vol. II, Gaspari, Udine, 2018.

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