SALVIATI LIONARDO

SALVIATI LIONARDO (1540 - 1589)

letterato

Si prende in considerazione la figura del S. per la sua attenzione riservata anche al friulano. Nato a Firenze nel 1540, fu discepolo di Benedetto Varchi e in seguito letterato, critico e filologo. Viene tradizionalmente annoverato tra i fondatori dell’Accademia della Crusca, nella quale assunse il nome di Infarinato, e tra i promotori e i redattori del Vocabolario. Scrisse due commedie, trattati, lezioni e discorsi accademici, una parafrasi con commento della Poetica di Aristotele; si dedicò soprattutto alla grammatica e alla filologia. Morì nella città natale nel 1589. Nell’opera Degli avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone, uscita a Venezia nel 1584 e a Firenze nel 1586, in margine all’edizione purgata del Decameron commissionata dal granduca Francesco I e approvata da Sisto V, il S. raccolse dodici traduzioni, in altrettante parlate della penisola italiana, della nona novella della prima giornata dell’opera di Boccaccio: Il re di Cipri, da una donna di Guascogna trafitto, di cattivo valoroso diviene. Il proposito, del tutto pertinente al contemporaneo sviluppo della questione della lingua, era quello di dimostrare l’inferiorità dei volgari italiani rispetto al fiorentino illustre, facendo leva, con toni pungenti e polemici, sulle autorità riconosciute: «Biasimano il parlar nostro. Chi allegano? Il Boccaccio. Donde fu? Del Frivoli. Avviliscono il nostro scrivere. Chi lodano? Il Petrarca. Donde fu? Vicentino. Ci vogliono tor la lingua. A chi ricorrono? A Dante. Donde fu? Bergamasco. Si vuole apprendere la lingua dagli scrittori. Chi sono questi scrittori? Dante, il Petrarca e ’l Boccaccio. In qual linguaggio scrisse il Boccaccio: esso medesimo afferma d’avere scritto nel volgar fiorentino […]». L’opera contempla testi che rivestono importanza considerevole in prospettiva dialettologica; si veda in proposito l’incipit del testo friulano: «Io dii adonchie, c’al timp dal prim Re di Zippri, dopò l’acquist fat da Tiarre Scente da Gottifretti di Buglion, intravignì cu une zintildonne di Guascogne zì in pilligrinazz al Sepulcri, e, di là tornant, arrivade in Zippri, rizevè d’algun sceleraaz umign pur assai inzuriis e oltraz: di che dulintsi iee senze consolazion algune, pensà di laa a lamentaasi cul Re. […]». La versione, che si accosta ad altre in bergamasco, veneziano, istriano, padovano, genovese, mantovano, milanese, napoletano, bolognese, perugino e fiorentino, è dovuta a un autore sconosciuto, probabilmente udinese.

Bibliografia

La presente bibliografia si restringe alla presenza del friulano nell’opera Degli avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone: G. PAPANTI, I parlari italiani in Certaldo alla festa del V Centenario di Messer Giovanni Boccacci, Livorno, Vigo, 1875, 517-531, 609-611; P.S. LEICHT, Un antico testo friulano a stampa, «Ce fastu?», 19 (1943), 226-229; D’ARONCO, Nuova antologia, I, 140-141; G. FAGGIN, Il testo friulano negli Avvertimenti del Salviati (1584), «Goriški Letnik», 28 (2001), 187-191; PELLEGRINI, Ancora tra lingua e letteratura, 34, 225, 409-410, 434.

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