URBANI ANDREA E MARINO

URBANI ANDREA E MARINO (1711 - 1798)

pittore

Immagine del soggetto

Affreschi di Andrea Urbani del 1749 sulla volta della cappella dei SS. Ermacora e Fortunato nel duomo di Udine.

Prolifico autore di affreschi, per lo più di tipo decorativo, fantasioso organizzatore di complessi pittorici specie in ville e palazzi del territorio veneto, il veneziano Andrea U. nell’arco della sua lunghissima attività operò in Friuli a più riprese dal 1742 al 1796, affiancato, a partire dal 1785 almeno, dal figlio Marino, il quale in proprio lavorò per alcune famiglie nobili fino al 1803. A. U., nato a Venezia il 23 agosto 1711 e morto a Padova il 24 giugno 1798, fu, per la stessa ammissione del pronipote Domenico che ne stese un accurato profilo, autodidatta e predilesse la maniera del Mengozzi Colonna. La prima impresa pittorica tra quelle che gli si conoscono viene ritenuta la decorazione condotta nel 1742 nella chiesa di S. Giovanni della città di Portogruaro, che al tempo faceva parte della Patria del Friuli, con un’Assunzione della Vergine (dagli spericolati virtuosismi di derivazione tiepolesca) nel soffitto della cappella dell’Addolorata, cui seguì nel 1748 una più misurata raffigurazione dell’Eucarestia nel presbiterio. Tra i due dipinti di Portogruaro si situa un lungo soggiorno udinese, caratterizzato soprattutto dalla decorazione di sette cappelle laterali del duomo di Udine (S. Marco, S. Giuseppe, Madonna della Divina Provvidenza nel 1742; Trinità, SS. Ermacora e Fortunato, SS. Giovanni Battista e Eustachio, Santissimo Sacramento nel 1749). L’insieme di questi lavori, per la varietà dei temi affrontati, talvolta prettamente decorativi, ma spesso arricchiti dalla presenza di figure umane, costituisce il momento chiave per la comprensione della poetica dell’U. e delle sue successive scelte. ... leggi Nel 1745 affrescò insieme con Nicolò Baldissini il soffitto della chiesa di S. Pietro Martire: tre quadroni di grande impatto visivo che si rifanno al soffitto del Tiepolo nella chiesa veneziana dei Gesuati, raffiguranti l’Istituzione del Rosario, il Trionfo di S. Pietro Martire, la Predica di S. Vincenzo Ferreri, scomparso nel crollo del 1840, dove ad A. U. spetta la dipintura della parte architettonica e al Baldissini quella delle figure. A questi stessi anni risale probabilmente l’affresco che decora il soffitto dello studio-salotto della villa della Torre Valsassina a Ziracco (La gloria della famiglia della Torre). Nel 1749 dipinse l’organo e il pulpito del duomo di San Vito al Tagliamento (opere perdute). Ritornato a Venezia, A. iniziò una lunga ed intensa attività di scenografo, che impresse alla sua arte (anche a quella di decoratore di ville e palazzi) le caratteristiche peculiari proprie di questo genere di attività: così nello scenografico soffitto della chiesa di S. Teonisto a Treviso, affrescato nel 1758 (e distrutto nell’ultima guerra), così nel salone del palazzo Mangilli di Udine, databile agli stessi anni, dove raffigura la Gloria della famiglia Mangilli, in un turbinio di colonnati, di personaggi, di vasi di fiori. Il settimo e l’ottavo decennio del Settecento videro l’U. lontano dal Friuli, impegnato prima nel viaggio in Russia, a Pietroburgo (1760-63), poi nelle decorazioni e nelle scene per il teatro Tron di San Cassiano, infine negli importanti cicli a fresco a Fossolovara, Padova, Noventa e soprattutto Montegalda, dove nella villa dei conti Marcello ebbe modo di esprimere (1780) in maniera compiuta e ad alti livelli qualitativi tutta la sua poetica. Con il 1783 A. ritornò in Friuli per decorare coro e navata della chiesa parrocchiale di Cavasso Nuovo e poi, con l’aiuto del figlio Marino, i palazzi udinesi dei conti di Brazzà e Deciani e la villa Otellio di Pradamano. Spettacolare soprattutto la pittura del palazzo di Brazzà, con soluzioni pittorico-spaziali di grande interesse nella rampa delle scale, dove si impongono una potente e drammatica Caduta di Icaro e riquadri con tipiche vedute architettoniche o rovinistiche arricchite dalla presenza di figurine in vario atteggiamento. Chiude la sua attività friulana il ciclo a fresco (perduto) eseguito per la chiesa di S. Ermacora di Udine commissionatogli dai conti d’Arcano e per il castello degli stessi Arcano, nel 1796, la complessa decorazione della sala da pranzo, con riquadri di paesaggi di fantasia. Il 24 giugno 1798 A. U. morì a Padova, ma i legami con il Friuli permasero nella persona di Marino (1764-1853), che nel 1801 dipinse ornati e prospettive a fresco per i palazzi Fistulario Plateo e Caiselli di Udine e per la villa Caiselli di Cortello, dove operò insieme con Giambattista Canal.

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Bibliografia

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