DEMIN GIOVANNI

DEMIN GIOVANNI (1786 - 1859)

pittore

Immagine del soggetto

Caduta degli angeli ribelli, particolare dell'affresco di Giovanni Demin sul soffitto della chiesa parrocchiale di Caneva, 1840.

Nato a Belluno nel 1786, D. intraprese la sua formazione artistica con Ludovico Sergnano e Paolo de Filippi, entrambi esponenti del panorama figurativo locale tardo-settecentesco. Solo nel 1803 poté trasferirsi a Venezia, dove s’iscrisse all’Accademia di belle arti cittadina godendo della simpatia e protezione del suo presidente, il conte Leopoldo Cicognara. Nel 1809, insieme a Francesco Hayez, ottenne il pensionato per Roma, e vi si recò in compagnia dell’amico e del friulano Odorico Politi. Nell’Urbe i tre giovani furono accolti da Antonio Canova, che procurò ad Hayez e a D. la commissione di alcuni affreschi nel cantiere della Galleria Chiaramonti, nei Musei Vaticani. In quell’occasione D. eseguì un’Allegoria della Pittura assai apprezzata, ma che non gli schiuse ulteriori prospettive di lavoro, cosicché l’artista decise di rientrare a Venezia. Lì fu invitato a partecipare all’Omaggio delle Province Venete alla maestà di Carolina Augusta imperatrice con la perduta tela raffigurante La regina di Saba innanzi al re Salomone. Nel contempo ebbe modo di lavorare, nelle vesti di decoratore, a palazzo Reale e in palazzo Papadopoli a Santa Marina, per poi trasferirsi a Padova dove trascorse circa un decennio. Tra le imprese di maggiore impegno in quel periodo si annoverano gli interventi in palazzo Papafava con affreschi ispirati all’Iliade e in palazzetto Gaudio con scene tratte dall’Orlando furioso di L. Ariosto, nonché al caffè Pedrocchi con alcune decorazioni. Al 1824 risale l’esecuzione del dipinto con la Resurrezione di Lazzaro per la chiesa di S. Giustina ad Auronzo, che gli fruttò le successive commissioni di due tele raffiguranti la Profanazione del tempio (1828) e le Anime purganti. Dopo un deludente soggiorno milanese durante il quale realizzò una serie di affreschi nel palazzo della contessa Samoyloff (1831) e a palazzo Passalacqua (1832, oggi perduti), l’artista rientrò in Veneto. ... leggi La fama di D. si affermò all’epoca in terra bellunese grazie ai lavori portati a compimento per Giovanni Antonio de Manzoni, che lo invitò a dipingere, nel 1836-1837, nella sua villa di Patt di Sedico, l’affresco con la Lotta delle Spartane, unanimemente considerato uno dei suoi capolavori. Di poco successive sono le ornamentazioni di villa Gera a Conegliano, in cui l’artefice mise in scena episodi di storia antica ispirati alla campagna di Cesare contro gli Elvezi. Nel 1839 firmò il contratto per la decorazione della sala consiliare del municipio di Belluno – completata solo nel 1845 – a cui avrebbe fatto seguito l’impresa avviata su commissione della municipalità di Ceneda, che gli richiese alcuni affreschi, tra cui l’Apoteosi dell’imperatore Ferdinando I, per la sede comunale, opere risalenti al 1841, anno in cui D. decise di stabilirsi in città. Tra i due interventi, si datano anche i lavori per la chiesa parrocchiale di Caneva di Sacile (Pordenone), negli interni della quale il pittore dipinse la Caduta degli angeli ribelli sul soffitto della navata e l’Incoronazione della Vergine nella cupola (1840-1841). Agli inizi degli anni Quaranta D. venne chiamato nuovamente ad intervenire a Padova al caffè Pedrocchi (1842) e a villa Gera (1844), affiancando a queste imprese l’impegno nella chiesa parrocchiale di Codroipo, dove affrescò i medaglioni con gli Evangelisti e due riquadri nelle pareti laterali del coro, con l’Orazione nell’orto e la Resurrezione (1845), e in numerose chiese parrocchiali tra Pove del Grappa, Candide di Comelico, Agordo, Mel ed altre sperdute località montane del bellunese. I suoi ultimi affreschi di carattere storico risalgono al 1849-1850 e furono realizzati in palazzo Berton a Feltre, dove l’artista lasciò due quadroni sulle pareti laterali del salone raffiguranti Il ritorno dei crociati feltrini dalla Terrasanta con Giovanni Vidor loro condottiero e l’Eccidio della famiglia di Alberico da Romano, già sperimentato in precedenza. Morì a Tarzo (Treviso) nel 1859, mentre stava attendendo al completamento di alcuni lavori.

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Bibliografia

G. PALUDETTI, Giovanni Demin 1786-1859, Udine, Doretti, 1959 (con bibliografia precedente); G. DAL MAS, Giovanni De Min 1786-1859, Belluno, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1992; L. MAGGIONI, Notizie sulla vita e sulle opere di Giovanni Demin (1786-1859) da un documento inedito, «Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore», 65/288 (1994), 154-166; G. DAL MAS, Giovanni Demin (1786-1859), compagno e rivale di Hayez: nuovi ritrovamenti, «Neoclassico», 19 (2001), 18-36; G. PAVANELLO, La decorazione degli interni, in Pittura nel Veneto. L’Ottocento, II, passim; M. DE GRASSI, Demin Giovanni, ibid., 713-714 (con bibliografia precedente); C. BELTRAMI, Giovanni De Min e La caduta degli angeli ribelli a Caneva di Sacile, in Artisti in viaggio 1750-1900 presenze foreste in Friuli Venezia Giulia. Atti del convegno di studi (Udine, 20-22 ottobre 2005), a cura di M. P. FRATTOLIN, Udine/Venezia, Editrice Cafoscarina, 2006, 147-156; F. VENUTO, La chiesa di S. Maria Maggiore a Codroipo, Udine, Deputazione di storia patria per il Friuli, 2008, 30-34, 48.

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