GASPARDIS GIOVANNI BATTISTA (TITA)

GASPARDIS GIOVANNI BATTISTA (TITA) (1879 - 1960)

veterinario, verseggiatore, divulgatore

Immagine del soggetto

Il veterinario Giovanni Battista Gaspardis.

Nacque a Martignacco (Udine) il 21 settembre 1879 da Enrico ed Elisa Mesaglio. Dopo aver frequentato il corso di studi classici a Treviso e a Venezia, si iscrisse alla Scuola superiore di veterinaria di Milano, presso la quale, nel 1902, conseguì la laurea. Completò la formazione accademica seguendo a Roma i corsi di igiene e di ispezione carni e a Milano quello di polizia sanitaria. Intrapresa la professione veterinaria, nel 1907 fu chiamato a dirigere la sezione zootecnica della Scuola agraria provinciale di Gorizia e a ricoprire le funzioni di consigliere provinciale zootecnico. Nel 1915 G., già congedato nel 1904 con il grado di ufficiale dalla prestigiosa Scuola di cavalleria di Pinerolo, fu richiamato alle armi e prese servizio come capitano veterinario alla Direzione parco buoi di Reggio Emilia e, successivamente, alla Direzione veterinaria della 3a armata. Al termine del conflitto, nonostante le lusinghiere offerte di insegnamento provenienti dall’Università di Parma, dalla Scuola agraria di Gorizia e, negli anni seguenti, dalla Scuola tecnica agraria di Pozzuolo del Friuli, preferì continuare a dedicarsi all’attività professionale, assumendo nel 1919 la condotta veterinaria di Aiello, che mantenne fino al 1952, quando per raggiunti limiti di età venne posto in quiescenza e “passò il testimone” al figlio Davide. Fin da giovane riservò particolare attenzione al cavallo, dedicandosi allo studio delle razze italiane ed estere, con specifico riferimento alle caratteristiche somatiche, alle attitudini funzionali, alle diverse patologie e alle possibili applicazioni nelle campagne. Pionieristici furono, ad esempio, i suoi lavori sui cavalli friulani e su quelli della razza Gladrup Hafninger, Lipizzana e Percheron, che, rispetto alla diffusa razza Belga, risultavano più adatti alle caratteristiche climatiche della zona e alla morfologia del terreno. ... leggi All’attività di ricerca affiancò per un lunghissimo periodo l’impegno sul campo, non solo come chirurgo e diagnostico, ma anche come punto di riferimento nelle principali istituzioni e associazioni di settore. Fu presidente della Commissione ministeriale per il ritiro dalla Germania dei cavalli in conto danni di guerra (1920), fiduciario ippico dell’Unione nazionale italiana razze equine, presidente del Comitato ippico provinciale e dell’Associazione del cavallo agricolo friulano e, ancora, consigliere della Società corse trotto Friuli, dell’Associazione allevatori del Friuli e direttore della Stazione ippica di Aiello. Non meno importante fu il ruolo svolto da G. per promuovere lo sviluppo e la selezione delle razze bovine, caprine e suine. In particolare, collaborò efficacemente all’introduzione in Friuli della razza Simmenthal boema e, successivamente, della Pezzata rossa friulana. I risultati di tali esperienze sono illustrati in numerosi saggi, cominciando da quello sull’Allevamento e scelta razionale del bovino, premiato nel 1910 dall’Accademia agraria di Torino, nella monografia in due tomi Elementi di zootecnia (Gorizia, 1914) e nelle centinaia di articoli ospitati nelle principali riviste specialistiche, come «L’Agricoltura friulana», «L’Allevatore», «Terra friulana», «Rivista di zootecnia» e «Il contadinello». Anche dopo la giubilazione non abbandonò la professione, ma poté dedicarsi con maggiore impegno alle ricerche e all’attività di diffusione della cultura agraria, cercando di «sfatare credenze e usi popolari che si poggiavano all’alchimia e non alla scienza», e invitando gli agricoltori ad «aggiornarsi nelle tecniche agrarie e in quelle dell’allevamento del bestiame». G., dotato di intelligenza poliedrica e di fine umorismo, fu un brillante conferenziere e, pur non avendo velleità letterarie, si dimostrò anche abile verseggiatore. I numerosi componimenti, i primi dei quali risalgono al 1908, vennero raccolti dai figli e pubblicati nel 1961 nel volumetto Versi friulani: si tratta di poesie, spesso di impronta zoruttiana, che, come scrisse Maria Gioitti Del Monaco, hanno «il sapore del buon pane casalingo» e «il profumo della nostra terra», dalle quali «trapela l’intimo, costante, predominante pensiero della sua professione». Fu membro della Società agraria teresiana di Gorizia, dell’Accademia di scienze lettere ed arti di Udine e socio consigliere della Filologica friulana. Morì a Visco il 10 febbraio 1960.

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Bibliografia

I necrologi e altre informazioni sono rinvenibili in «Il Gazzettino», 17 febbraio 1960; «MV», 18 febbraio 1960 e 17 agosto 1961; «L’Agricoltura friulana», 29 febbraio 1960; «Il Piccolo», 18 agosto 1961. Si vedano inoltre G. DELLA SAVIA, In memoria del dott. Tita Gaspardis, «AAU», s. VII, 3 (1960-1963), 257-261; M. GIOITTI DEL MONACO, Introduzione, in Versi friulani del dott. Tita Gaspardis, s.l., s.n., 1961, 7-11; G. FORNASIR, Giovanni Battista Gaspardis, «Sot dal Tôr», 6 gennaio 1971; L’uomo domini sul bestiame… Dalla pastorizia alla zootecnia. Razze, protagonisti ed eventi nella storia dell’allevamento in Friuli Venezia Giulia, a cura di S. MENEGON, Gorizia, ERSA, 2010.

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