GIOVANNI DI CECCO (1350 ca-post 1428)

GIOVANNI DI CECCO (1350 ca-post 1428)

notaio, cancelliere patriarcale

Immagine del soggetto

Signum di Giovanni di Cecco, notaio.

Nacque a Portogruaro verso la metà del Trecento da Francesco (da cui il patronimico de Cecco o de Zecho con cui lo si trova appellato) pellicciaio. Attestato come notaio nella città natale a partire dal 1380, lo si incontra regolarmente tra gli eletti alle cariche pubbliche di Portogruaro nel periodo compreso tra il 1385 ed il 1392; fu giurato, esattore dei dazi, notaio del comune e custode della Chiesa di S. Andrea. Nel 1402, dopo la nomina a patriarca di Aquileia del portogruarese Antonio Pancera, già vescovo di Concordia e futuro cardinale, G. fu prescelto per svolgere l’incarico di cancelliere patriarcale. Tale designazione fu favorita dal legame di amicizia, ma forse anche di parentela, esistente tra i due. Nel 1412, dopo un decennio che vide il Friuli attraversato da continui scontri tra fazioni, con le due principali comunità friulane, Udine e Cividale, schierate rispettivamente con Venezia e con l’Imperatore, il Pancera fu costretto a dimettersi. Mentre Udine era occupata dall’esercito imperiale, si colloca un episodio drammatico che vide G. come protagonista. Nel luglio 1412 fu fatto prigioniero, assieme al vescovo di Concordia Enrico di Strassoldo, dal nuovo patriarca Ludovico di Teck; i due rimasero in carcere a Udine fino al gennaio del 1413, quando furono liberati su istanza rivolta all’Imperatore dal consiglio cittadino udinese. Negli anni seguenti lo ritroviamo nuovamente a Portogruaro dove continuò a praticare la professione notarile. Nel 1420, alla caduta dello stato patriarcale, G. fu tra i rappresentanti inviati dal Comune di Portogruaro a Venezia per stipulare i patti seguiti alla dedizione alla Serenissima. ... leggi L’ultima notizia che di lui si conosca è del 2 luglio 1428 quando G., assieme a Natale Pancera, risulta essere tutore di Guarnerio d’Artegna. Proprio quest’ultimo nel 1445 compirà la permuta del canonicato di Aquileia da lui detenuto, con la pieve di San Daniele la cui titolarità era fin dal 1421 nelle mani di Leonardo da Portogruaro, detto Patella, che altri non era se non il figlio di G.

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Bibliografia

 BCUd, FP, 3849, G.B. della Porta, Index notariorum. LIRUTI, Notizie delle vite, I, 328, 347; ZAMBALDI, Monumenti, 215, 294, 298; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, IV, Venezia, R. Deputazione veneta di storia patria, 1896 (Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria, Serie I: Documenti, VIII), 19-20; E. DEGANI, Il codice diplomatico di Antonio Panciera da Portogruaro, patriarca d'Aquileia e cardinale di S. Chiesa 1406-1411, Venezia, R. Deputazione veneta di storia patria, 1898, 29, 36, 143, 196; DEGANI, La diocesi di Concordia, 230; SCALON, Guarnerio, 3-88: 3; R. TOSORATTI, Il Quattrocento della terra di San Daniello, in San Denêl, I, 311-476: 371, 386, 412; E. MARIN, L. VENDRAME, Infrascripti sunt officiales terre Portusgruari. La nomina alle cariche pubbliche del Comune di Portogruaro alla fine del Trecento, «Atti dell’Accademia San Marco di Pordenone», 18 (2016), 759-804; G. VERZI, Trascrizione e commento linguistico del “Cattapan” dell'Ospedale di San Tommaso dei Battuti di Portogruaro del XIV secolo, t.l., Università Ca’ Foscari di Venezia, a.a. 2012-2013, 26, 27, 40, 54, 63.

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