Nacque a Udine nel 1754 dal conte Giacomo e dalla nobildonna Doralice Gabrielli. Studiò dapprima in casa, poi presso i barnabiti di Udine, nel cui collegio entrò a diciassette anni. Visse celibe, dividendo le occupazioni tra la frequentazione della buona società udinese e i soggiorni a Tissano, dove la famiglia godeva di alcune proprietà e di una piccola giurisdizione feudale acquistata nel 1648, alternando tali soggiorni con quelli a Nogaredo al Torre, ospite dei conti Gorgo. Il nipote Giacomo Caimo Dragoni, figlio del fratello Eusebio (il cognome Dragoni veniva dalla madre Giulia, figlia a sua volta di Lavinia Florio Dragoni) lo ricorda – chiosandone le Memorie dopo la morte – come «celibe, buon cristiano, buon cognato, buon amico», riconoscendo che «mediocre di talento ebbe peraltro il genio di raccogliere memorie patrie». Infatti, C. a partire dal 1772 e fino alla morte, avvenuta a Udine nel 1830, tenne un diario pressoché giornaliero in cui annotava in forma stringata dati sul clima ed eventi pubblici e privati del mondo udinese, riempiendo ben tredici tomi, intitolati Memorie. Sulla linea di altri diaristi settecenteschi, in particolare Antonio della Forza, C. guarda soprattutto alla fascia cetuale cui egli appartiene, registrando fatti che descrive con taglio esclusivamente cronachistico, senza mostrare interesse per gli avvenimenti politici che incalzano davanti a lui, pur essendo legato all’ordine del vecchio mondo che sembra poi garantito dal governo austriaco. Tuttavia in alcuni tratti si rivela il suo spirito conservatore e clericale, quando, per esempio, egli riferisce giudizi molto duri sui funzionari napoleonici, in particolare sul prefetto Teodoro Somenzari, esecutore nel 1810 del decreto di soppressione degli ordini religiosi. ... leggi C. comunque non raggiunge mai i toni dichiaratamente antifrancesi e antinapoleonici che si possono invece leggere in un altro noto diario, rimasto manoscritto, dell’epoca, quello tenuto dal 1797 al 1813 a Cividale da Michele della Torre, personalità del resto di più solida levatura. C. rimane sempre spettatore attento e fedele nel riportare i particolari, tanto che per alcuni momenti cruciali della storia udinese, per esempio il 1797, le sue Memorie vengono frequentemente citate come fonte attendibile per la ricostruzione dei singoli fatti, anche se si tratta di una ricostruzione del tutto esteriore, ben diversa da quella che immette invece nelle dinamiche dell’azione politica e testimoniata – per lo stesso periodo – dalle Memorie di Cintio Frangipane. Nell’età della restaurazione, nelle note di C. cade nel silenzio il passaggio per Udine nel 1822 di Silvio Pellico diretto allo Spielberg, un episodio che certamente doveva avere suscitato molti commenti, la cui omissione – forse non casuale – potrebbe spiegarsi con l’attaccamento all’Austria da parte del diarista. Altri scritti storici di C., conservati nell’archivio di famiglia (ora presso l’Archivio di Stato di Udine), sono estratti del suo diario.
ChiudiBibliografia
ASU, Caimo, 104, Estratto da registri di famiglia; ibid., 117 a-c, Memorie di me Carlo Caimo udinese.
L. CERNO, 1797: «Anno di morte», «Sot la nape», 49/1-2 (1997), 7-20 [estratto dalle Memorie con in premessa biografia di C.; altri estratti: ibid., 49/3 (1997), 8-18; ibid., 49/4 (1997), 8-16; ibid., 50/1-2 (1998), 17-24; A. CIMBARO, Udine nel 1797 dalle “Memorie di me Carlo Caimo udinese”, t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 2004-2005; M. BURIOLA, Una cronaca del Settecento. Memorie di me Carlo Caimo udinese, t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 2007-2008.
Nessun commento