ČARGO IVAN

ČARGO IVAN (1898 - 1958)

pittore

Nacque a Tolmino (Tolmin, Slovenia) il 25 febbraio 1898. Nel 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia, la famiglia venne trasferita a Novo Mesto, ma già nel 1916 il giovane Č., politicamente sospetto, si trovò a combattere sul fronte dell’Isonzo. Nel 1917, dopo la rotta di Caporetto, fu tra i soldati che attraversarono il Friuli sino al Piave (un disegno con una veduta di Udine è conservato al Goriški Muzej di Nova Gorica). Il trauma della guerra sarebbe rimasto indelebilmente impresso nell’animo sensibile del giovane artista. Nel 1919 aderì allo Društvo slovenskih upodabljajočih umetnikov (Associazione degli artisti figurativi sloveni) e, sotto la sua egida, esordì nella mostra collettiva allestita nel 1920 allo Jakopičev paviljon (padiglione Jakopič) di Lubiana. Le opere del primo periodo sono ancore permeate del tardo impressionismo, mutuato dal suo primo mentore, il pittore Rihard Jakopič, e da inflessioni secessioniste, ma sono già avvertibili i germi dell’espressionismo. Nello stesso anno Č. ritornò a Gorizia, da dove proseguì alla volta di Roma e di Firenze per gli studi all’Accademia. Risale a questo periodo l’incontro, decisivo, col futurismo, che gli offrì gli «strumenti più diretti per dare forma alla propria visione critica dei contrasti sociali». Nel 1922 fu tra i fondatori del Klub mladih (Club dei giovani) di Lubiana che riuniva anche Veno Pilon, che lo ritrasse nel 1923, Spazzapan (V.), Tratnik (V.) e i fratelli France e Tone Kralj. Partecipò alla I Esposizione goriziana di belle arti (1924) e sulle pagine del quotidiano triestino «Edinost» prese le difese di Spazzapan. ... leggi Nel 1925 allestì una personale al Circolo artistico goriziano. Dal 1924 al 1926 lavorò come scenografo dello Ljudsko gledališče (Teatro popolare) a Gorizia. Nel 1927, a causa della crescente pressione del regime fascista, Č. riparò a Lubiana. Qui entrò nella redazione della rivista d’avanguardia «Tank», diretta da Ferdo Delak, che nel 1928 inserì le sue opere nella mostra “Junge Slowenische Kunst” allestita a Berlino e le recensì l’anno seguente sulla rivista «Der Sturm», definendo l’arte di Č. «oscillante tra l’espressionismo dinamico e il cubismo». A Lubiana collaborò con la rivista «Ilustracija», fornendo ritratti e illustrazioni di opere letterarie. Nei disegni di questo periodo emerge la tematica sociale e ricorrenti sarebbero state le figure di lavoratori e di contadini. Nel 1930 si trasferì a Belgrado, dove sbarcò il lunario disegnando per riviste slovene, croate e serbe. A causa dei suoi disegni continuò a essere inviso alle autorità. Alla fine degli anni Trenta ritornò a Lubiana. Allo scoppio della seconda guerra mondiale entrò nelle fila partigiane, ma fu catturato e confinato alle Tremiti. Con la capitolazione dell’Italia, entrò nelle Brigate d’oltremare. Alla fine del conflitto si stabilì a Lubiana, ma anche nella nuova realtà politica e sociale Č. continuò a sentirsi un estraneo, conducendo una vita raminga e solitaria. Morì l’11 agosto 1958.

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Bibliografia

M. BRECELJ, Ivan Čargo, in PSBL, 3 (1976), 218-220; Ivan Čargo: 1898-1958. Catalogo della mostra, a cura di M. VUK, Nova Gorica, Goriški muzej, 1981; Componenti slovene della pittura giuliana negli anni 20-30: Pilon, Černigoj, Čargo. Catalogo della mostra, a cura di T. REGGENTE - P. KREČIČ, Pordenone, Centro iniziative culturali, 1983; PASSAMANI, 26-27, 113-115; Ekspresionizem in nova stvarnost na Slovenskem: 1920-1930. Catalogo della mostra, a cura di I. KRANJC, Ljubljana, Moderna galerija, 1986; I. SEDEJ, Ivan Čargo, in Enciklopedija Slovenije, 2 (1988), 92; Ivan Čargo: 1898-1958. Spominska razstava, Ajdovščina, Pilonova galerija, 1999; F. MARRI, Ivan Čargo, in Novecento a Gorizia, 60, 169; D. BARILLARI, Čargo Ivan, in Il dizionario del futurismo, a cura di E. GODOLI, Firenze, Vallecchi, 2001, 211; I. MISLEJ, Slovenski umetniki na Goriškem: 1914-1945: slikarstvo, kiparstvo, risba, grafika, fotografija. Catalogo della mostra, Ajdovščina, Pilonova galerija, 2005, 8, 10-11; V. GRANSINIGH, Ivan Čargo, in Pinacoteca Gorizia, 89.

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