COSATTINI LUIGI

COSATTINI LUIGI (1913 - ?)

giurista, docente, saggista

Immagine del soggetto

Il giurista Luigi Cosattini (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Udine il 27 febbraio 1913 da Giovanni e Lorenzina Cuoghi, primogenito dei cinque figli avuti dal pioniere del socialismo friulano, che svolse una intensa opera di sensibilizzazione nei primi decenni del Novecento sul problema dell’emigrazione in Friuli, fondò nel 1904 il settimanale socialista «Il Lavoratore friulano» e fu eletto alla Camera dei deputati nelle liste del PSI nelle elezioni del 1919 e del 1921 e in quelle del PSU nelle elezioni del 6 aprile 1924. C. frequentò a Udine la scuola primaria e le prime cinque classi del Ginnasio liceo Iacopo Stellini. A Venezia, dove la famiglia si era trasferita dopo che la casa udinese di via Cairoli 4 fu devastata dai fascisti il primo novembre 1926, C. nel 1930 conseguì la maturità classica come allievo dello storico Ginnasio liceo Marco Polo. Nel decennio tra il 1930 e il 1940, in cui la famiglia visse a Trieste, C. frequentò la Facoltà di giurisprudenza di Padova, scegliendo come maestro Francesco Santoro-Passarelli e laureandosi nel 1934 con una dissertazione su Volontà e dichiarazione nelle disposizioni testamentarie. Prestato il servizio militare dal 1934 al 1936, prima alla Scuola allievi ufficiali di Bra in Piemonte e poi come ufficiale di artiglieria in Istria, venne nominato nel 1936 assistente volontario e poi di ruolo all’Istituto di diritto privato dell’Università di Padova. Nel 1937 – nella «Rivista di diritto civile» – venne pubblicato un lungo articolo dal titolo Divergenza fra dichiarazione e volontà nella disposizione testamentaria, ricavato dalla tesi di laurea, in cui sostenne la «teoria della dichiarazione e, in base a questa teoria, spiegò i vari casi di divergenza volontaria e involontaria tra dichiarazione e volontà». Nel 1939 la monografia La revoca degli atti fraudolenti (Padova) gli valse la libera docenza in diritto civile. ... leggi Il tema impegnativo affrontato da C. era quello del fondamento giuridico dell’istituto della revoca, che veniva identificato con «l’illecito contrattuale in cui consiste la frode». Stabilita la base, seguiva l’elaborazione dell’istituto nei suoi vari aspetti: i soggetti della revoca, i presupposti relativi al creditore e al debitore, l’azione revocatoria e, infine, gli effetti della revoca. Nello stesso anno ottenne l’incarico di diritto del lavoro all’Università di Padova e nel 1941 quello di diritto civile all’Università di Urbino. Scoppiata la guerra, venne richiamato alle armi, ma riuscì ancora a pubblicare la monografia Il riconoscimento del figlio naturale (Padova, 1942) e al diritto familiare dedicò la sua attenzione negli studi che gli fu possibile coltivare nei momenti lasciati liberi dal servizio militare. Ne scaturì un saggio, Il possesso di stato conforme all’atto di matrimonio e le nullità matrimoniali, uscito sulla «Rivista trimestrale di diritto e procedura civile» nel 1947 (I, n. 1). Alla fine di ottobre del 1942 C., che si riconosceva nell’orientamento politico e programmatico della componente liberalsocialista del Partito d’azione, partecipò alla riunione costitutiva del gruppo veneto del Partito d’azione, che si tenne a Treviso in casa dell’avvocato Leopoldo Ramanzini. Ad essa parteciparono, tra gli altri, anche Antonio Giuriolo, Agostino Zanon Del Bo, Fermo Solari, Enrico Opocher, Norberto Bobbio e Ugo La Malfa, venuto da Milano. Al momento della caduta del fascismo, C. si trovava a Marina di Pietrasanta, presso Lucca, al comando di una batteria di artiglieria per la difesa costiera, e scrisse una lettera ai genitori in cui guardava con fiducia alla possibilità per l’Italia di riscattarsi dal baratro in cui l’aveva precipitata il fascismo: «[…] l’Italia è in piedi, è pronta a tutto, è fresca, è giovane: può guardare serenamente al futuro», avendo «cancellato da sé la sua grande vergogna». Frequenti furono in questo periodo i suoi contatti con Piero Calamandrei. L’8 settembre 1943, all’annunzio dell’armistizio, tentò con i suoi uomini di opporre resistenza ai tedeschi stabilendosi in una posizione imprendibile sopra Pietrasanta. Avendo tuttavia il colonnello messo a disposizione dei tedeschi l’intero reggimento, mise in libertà i suoi uomini e si dette alla macchia. In Toscana rimase sino al 27 ottobre, quando il cognato Giovanni Enriques gli comunicò la dolorosa notizia della morte della sorella Emma. Nella casa di Enriques a Ivrea poté rivedere i genitori e a Padova il fratello Alberto, nato a Sacile il 3 giugno 1916, che fu tra i primi aderenti in Friuli al Partito d’azione. Intanto gli erano stati offerti gli incarichi di diritto civile e privato all’Università di Trieste, che accettò, e fece una serie di viaggi a Urbino – ove continuava a insegnare –, Firenze, Padova e Bologna nei primi mesi del 1944, svolgendo presumibilmente «opera di collegamento tra i vari gruppi di azione clandestina». Il 27 febbraio 1944 C. fu arrestato dalle SS in via Cairoli a Udine e, dopo una breve detenzione al comando di piazza Oberdan, venne trasferito al Coroneo, il tetro carcere triestino, dove rimase fino al 21 giugno 1944. Le lettere di C. dal Coroneo ai familiari miravano a rassicurarli, dando della vita carceraria un quadro molto lontano dalla realtà. I familiari cercarono invano di ottenere la liberazione di Luigi, nei confronti del quale non era stata formulata un’imputazione diretta. C. era infatti trattenuto in carcere in luogo del fratello Alberto, ricercato per la sua partecipazione alla Resistenza in Friuli, nel Veneto e successivamente a Milano, ove divenne segretario particolare di Ferruccio Parri e capo del Servizio collegamento del Comando generale del corpo dei Volontari della libertà. Dopo quattro mesi di detenzione a Trieste, fu deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, presso Weimar, in Turingia, in cui giunse il 24 giugno 1944. C. riuscì a informare i suoi familiari della partenza per la Germania, potendoli frettolosamente salutare quando il treno si fermò nelle stazioni di Udine e Gemona. Nella testimonianza rilasciata da Giovanni de Manzini, che fu tra i suoi compagni di trasporto, si attesta che C. avrebbe potuto fuggire dal treno, ma non volle farlo per timore di esporre la famiglia a rappresaglie. Dal lager di Buchenwald, in cui fu sperimentato ed applicato più che in altri campi lo sterminio per mezzo del lavoro, e poi dal sottocampo di Aschersleben, non lontano e dipendente dal primo, in cui fu inviato nel novembre 1944, riuscì a far pervenire, con l’aiuto di Amalia D’Ans e delle figlie Anna Maria (Maya) e Renée, alcune lettere ai familiari, in cui li rassicurava sulle sue buone condizioni di vita e salute, come era tenuto a fare: il regolamento del campo prevedeva infatti serie punizioni per chi avesse dato all’esterno notizie tendenziose. All’avvicinarsi degli Alleati, il 12 aprile 1945, iniziò la terribile marcia di evacuazione del campo di Aschersleben. Dopo alcuni giorni C. tentò con alcuni compagni di lasciare la colonna dei deportati, con l’intento di muovere incontro ai liberatori. Da quel momento non si seppe più nulla di lui e le testimonianze dei suoi compagni di prigionia (Raimond Smelten, Christian Gondelle, Henri de la Ferrière) prospettarono diverse ipotesi sulla sua scomparsa, nessuna delle quali sicura. Ciò contribuì a mantenere viva a lungo nella famiglia la speranza che il loro congiunto potesse essersi salvato e far ritorno a casa.

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Bibliografia

L. COSATTINI, La revoca degli atti fraudolenti, Padova, CEDAM, 1939 (Padova, CEDAM, 19502); ID., Il riconoscimento del figlio naturale, Padova, CEDAM, 1942; ID., Il possesso di stato conforme all’atto di matrimonio e le nullità matrimoniali, «Rivista trimestrale di diritto e procedura civile», I/1 (1947); IFSML, Luigi Cosattini; N. BOBBIO, In memoria di Luigi Cosattini (Commemorazione letta all’Università di Trieste il 14 novembre 1947), in Scritti in memoria di Luigi Cosattini, «Annali triestini», s. V, 2/18 (1948), 1-15 (ora in N. BOBBIO, Italia civile. Ritratti e testimonianze, Firenze, Passigli, 1986, 267-283); U. ZANFAGNINI - P. CALAMANDREI, Voci della Resistenza. Luigi Cosattini, «Il Ponte», 6/7 (1950), 1470-1472; F. SOLARI, Cosattini, famiglia, in Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, I, Milano, La Pietra, 1968, 690, voce; P. CALAMANDREI, Diario 1939-1945, a cura di G. AGOSTI - A. GALANTE GARRONE, Firenze, La Nuova Italia, 1982, indice; A. ZANON DAL BO, Il Partito d’Azione dalle origini all’inizio della Resistenza armata, Roma, Archivio trimestrale di Roma, 1985; B. VASARI, “A ciascuno il suo”. Ricordo di Luigi Cosattini deportato, Roma, Ridolfi, 1987 (Quaderni della Fiap, 49), (nuova ed. Udine, IFSML, 1997); P. ALATRI, G. Cosattini (1878-1954). Una vita per il Socialismo e la Libertà, Udine, IFSML/Aviani Ed., 1994, indice; A. COSATTINI, Fatalità e coscienza e i miei giorni con Ferruccio Parri, Bologna, Zanichelli, 2008, 47 s.; I deportati politici 1943-1945, a cura di G. D’AMICO - G. VILLARI - F. CASSATA, 1, Milano, Mursia, 2009, 633.

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